La Zingarelli in finale alle Olimpiadi del Probelm Solving: grazie Ivan!

Anche quest’anno si sono svolte le Olimpiadi di Problem Solving, una competizione che ha visto impegnati studenti di tutta Italia sia singolarmente che in squadra.

Il nostro compagno Ivan Carlucci, dopo aver superato le selezioni d’istituto, è stato tra i sette ragazzi pugliesi che hanno totalizzato più punti nella fase regionale della competizione individuale, ed è stato, pertanto, è stato ammesso alla finale che si è svolta a Cesena.
Felici e fieri di essere stati rappresentati da lui, abbiamo pensato di farvelo conoscere.

  • Ivan, ci racconti come si sono svolte le giornate che hai trascorso a Cesena per la finale delle Olimpiadi di Problem Solving?

«La professoressa Orlando, la mia famiglia ed io siamo partiti venerdì mattina da Bari, e dopo cinque ore di viaggio in treno, siamo arrivati a destinazione. Abbiamo fatto un giro nella parte vecchia di Cesena e poi abbiamo cenato. Siamo andati a dormire presto e la mattina seguente mi sono iscritto alla gara. All’inizio volevamo guardare un workshop sul “making” dove alcuni gruppi avrebbero dovuto presentare delle loro creazioni, ma purtroppo alla fine è stato rimandato, quindi abbiamo assistito ad un workshop, questo era sul coding, tenuto da bambini della scuola primaria: è stato interessante, un gruppo ha persino riprodotto un carosello su Scratch.

Subito dopo abbiamo pranzato all’università.

In seguito si sono tenute le gare nelle quali, nonostante mi sia impegnato, non sono riuscito a vincere. Sinceramente non so nemmeno come io mi sia piazzato: non ho guardato la classifica in quanto ritengo più importante l’esperienza vissuta, che la classificazione.  Dopo la premiazione sono tornato a Bari in macchina.»

  • Come ti sei sentito a rappresentare un’intera scuola? È stato molto emozionante?

«Ero felice di rappresentare la mia scuola, ma non ho sentito molto il peso di questa responsabilità perché sono riuscito a vivere l’esperienza con leggerezza, godendomela senza stress »

  • Com’è stato il viaggio? Ti sei divertito?

«Il viaggio di andata, come ho già detto, l’ho fatto in treno ed è stato piacevole anche perché ho chiacchierato con la professoressa, con la quale ho un ottimo rapporto di confidenza. Durante il viaggio di ritorno, fatto invece in macchina, ho dormito perché le giornate erano state molto piene e stancanti. Nel complesso mi sono divertito molto.»

  • Come studi la matematica? Hai un metodo particolare? Ti aiuta qualcuno? 

«Non ho un metodo particolare per studiare la matematica, la cosa importante è seguire sempre le lezioni e anche esercitarsi quanto più possibile. Non mi aiuta nessuno, però, quando ero piccolo, mio nonno spesso mi spiegava argomenti che a scuola non avevamo ancora affrontato e quindi alle elementari sono stato, per così dire, agevolato e, soprattutto, dato l’affetto che nutro per il nonno, ho da allora associato la matematica a qualcosa di bello»

  • Come ti senti ad essere arrivato così avanti nelle olimpiadi ma non aver vinto? 

«Subito dopo la prova ero un po’ arrabbiato perché avevo commesso degli errori ingenui nella gestione del tempo e degli esercizi: mi ero reso conto che gli stessi esercizi, se li avessi fatti a scuola senza ansia, li avrei svolti tranquillamente.»

  • Quanto è importante che una persona sviluppi delle capacità logiche?

«A mio parere la logica, il problem solving e il lavoro di squadra, utile per le gare e il lavoro a gruppi, sono tra le soft-skills più importanti, anche nel campo del lavoro e nella vita in generale: saper guardare un problema e saperlo analizzare razionalmente, di qualunque natura esso sia, è la chiave per affrontare non solo lo studio ma anche la vita.»

  • Per concludere, se dovessi dare un consiglio a dei ragazzi incerti sul partecipare o no alle OPS, che diresti loro?

«Di provarci: i test mettono di fronte a quesiti risolvibili senza formule o conoscenze matematiche particolari,; serve solo la capacità di ragionamento e, come ho già detto, è importante svilupparlo perché è utile in molti contesti della vita.»

Ringraziamo moltissimo Ivan Carlucci e siamo tutti fierissimi di lui e del lavoro che ha svolto.

Giovanni Lopez

L’avventura di essere single

Il 14 è il giorno degli innamorati: ci sono cuori rossi che svolazzano dappertutto, letterine piene di amore… ma i single?
Ebbene sì, hanno dedicato anche una giornata a noi!

Ecco, secondo alcuni è meglio rimanere single per varie ragioni, ad esempio, chi è single è più determinato rispetto a chi è impegnato, poi se sei single puoi dedicare più tempo a te stesso e soprattutto hai l’occasione di conoscere tante persone. Non male, no?!

Visto?! Non abbiamo niente da invidiare agli innamorati, anzi!

E’ questa la nostra avventura, diventare al 100% noi stessi e conoscere il mondo.

E’ questa la nostra missione, la missione dei single: buona festa, ragazze e ragazzi!!  

                                         
                                                    Rossana Cicchetti e Federica Stanzione De Stasio                                                                  

Ma che ne sapevo che sarebbe finita così?

20/07/2002

Caro diario,

oggi vicino alla fermata dell’autobus c’era un ragazzo. Abbiamo cominciato a parlare: è molto carino, alto e con gli occhi chiari. Credo mi piaccia… 

18/09/2002

Caro diario,

non ti scrivo da un po’. L’ultima volta ti ho parlato di un ragazzo; adesso stiamo insieme. L’altro giorno abbiamo litigato, ma ora abbiamo fatto pace, anche se mi aveva dato uno schiaffo. Ha promesso di non farlo più, quindi ora è tutto come prima.

04/01/2003

Caro diario,

non ho avuto molto tempo per scriverti. Ormai il mio ragazzo mi controlla sempre. Stiamo litigando spesso. Io lo amo, ma ha iniziato a darmi dei pugni sempre più forti. All’inizio pensavo fosse un gioco tra di noi, ma ora iniziano ad uscirmi enormi lividi. Gli ho detto di smettere. Lui ha detto che non lo farà più. Lo spero perché io lo amo, ma i lividi mi fanno male.

08/07/2008

Caro diario,

sono passati cinque anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Ti ho trovato mentre preparavo i cartoni, perché, sì, sto andando a vivere con lo stesso ragazzo che ti ho presentato sei anni fa. Non volevo andare a convivere con lui così presto, ma lui ha detto che mi avrebbe uccisa se avessi rifiutato. Penso che non stesse scherzando, ma lui dice il contrario. Ora vado a mettere i vestiti nei cartoni. Non voglio rischiare…

15/09/2010

Caro diario,

mi sono sposata. Credevo fosse una bella cosa ma inizio a pensare il contrario. Mio marito mi picchia spesso, però mi ha detto che non lo fa apposta. Dice che è colpa mia, io commetto degli errori che lo fanno arrabbiare molto, poi sente il bisogno di sfogarsi.

18/08/2016

Caro diario,

non so se mai leggerai questa pagina, ma alla fine mio marito non scherzava. Mi ha uccisa davvero. Non ho mai detto a nessuno che mi picchiava perché pensavo che un giorno avrebbe smesso, ma non è stato così. Immaginavo una vita diversa con lui… ne ero davvero innamorata. Ora ti dico solo che se solo potessi tornare indietro le cose andrebbero diversamente, perché chiederei aiuto, lo racconterei a qualcuno.

Ma che ne sapevo io che sarebbe finita così?

Giorgia Lucrezia Fanelli

La vita e le caratteristiche dei rettili e degli anfibi

4. MONOGAMIE SQUAMATE

A questo punto può sorgere spontanea una domanda: “Esiste un rettile monogamo?’’

(Per chi non sa cos’è la monogamia, questa è un legame che rende due esemplari inseparabili, in fatto di accoppiamento o di coppia affettiva).

A quanto pare sì, e, onestamente, anche per me è una scoperta.

Si chiama Scinco Bobtail e vive in Australia. Ne esistono due varianti:

-Scinco bobtail occidentale (Western pineconeskink);

-Scinco bobtail del sud(Southern pinecone skink).

Come avete notato dal paragrafo precedente, in inglese viene chiamato letteralmente ‘’Scinco Pigna’’, questo perché ha una coda molto voluminosa che sembra una pigna e che serve a confondere i predatori, dato che è identica per proporzioni alla testa.

Il nome scientifico è comune, nonostante le differenze geografiche: Tiliqua rugosa. Ovviamente, quando si parla di monogamia nei rettili, non si sta parlando di amore, dato che i rettili non lo provano perché non sono dotati di sistema limbico, ma di un legame riproduttivo prolungato in cui l’uno incontra l’altra in ogni accoppiamento della propria vita.

5.TECNICHE DI CACCIA

Il mondo dei rettili è pieno di grandi predatori dalle più svariate forme: tutti i generi di coccodrillo, i camaleonti, i serpenti, alcuni tipi di tartarughe acquatiche e grandi sauri velenosi.

I coccodrilli, di cui abbiamo già parlato ampiamente, tendono imboscate a tradimento ad animali che si abbeverano su uno specchio d’acqua. Una volta presi e uccisi, questi animali, dato che non possono essere masticati, vengono letteralmente smembrati con una mossa speciale, chiamata giro della morte (death roll), in cui il predatore gira su di esso, attaccato col muso alla preda, che viene ridotta in brandelli.

I camaleonti, che forse sono i rettili più amati e incompresi allo stesso tempo, sono noti principalmente per tre aspetti: riescono a muovere gli occhi indipendentemente l’uno dall’altro; si crede comunemente che questi amino sfregare gli insetti con lingua appiccicosa e che cambia colore per confondersi con l’ambiente circostante. Ecco, l’ultima di queste tre cose è una grande sciocchezza, ma ve ne parlerò in seguito …

I camaleonti sono degli abilissimi predatori che si muovono furtivamente, oscillando come una foglia, per poi colpire fulmineamente l’insetto con la loro lingua appiccicosa, lunga circa 1 volta e mezza il loro colpo. Nell’atto predatorio ciò che fa la differenza sono gli occhi, di cui abbiamo già parlato prima, che garantiscono precisione nel colpo della lingua sull’insetto da mangiare.

(Furciferpardalis, camaleonte pantera).

Ritornando al cambiamento di colore, dobbiamo sapere che viene eseguito non per confondersi con l’ambiente, come si crede, ma per comunicare il loro stato di stress ad altri esemplari, incupendo le loro livree con speciali cristalli di guanina presenti nella pelle.

Continuando con i predatori, troviamo i serpenti che si dividono, in:

-velenosi, che uccidono le loro prede con veleno che viene iniettato con un morso su di esse.

(Crotalo diamantino orientale, Crotalus adamenteus);

-costrittori, che uccidono le loro prede con la forza fisica, soffocandole a morte tra le spire.

(Boa arcobaleno, Epictrates Cenchria).

Si chiamano così perché quando il loro corpo è esposto alla luce solare, riflette un riflesso multicolore.

L’evoluzione ha dotato alcuni serpenti della possibilità di essere velenosi perché, avendo un corpo esile, non avrebbero la possibilità di uccidere utilizzando la forza fisica, differenza dei loro cugini costrittori.

Parlando di tartarughe, poi, ce ne sono proprio di infami…

Una di queste è la Tartaruga Azzannatrice, che si apposta sui fondali lacustri dell’America centro meridionale, in attesa di una preda.

Purtroppo, in alcuni periodi della storia americana, è stata in pericolo d’estinzione, a causa del bracconaggio e neanche oggi se la passa benissimo.

Questo rettile, man mano che cresce, viene ricoperto da alghe che crescono sul suo carapace e che nel letto dei fiumi le conferiscono un’ottima invisibilità.

(Tartaruga azzannatrice, Macrochelys temminckii).

 Giunta sul fondo, si cosparge parzialmente con del fango e aspetta immobile un ignaro pesciolino, con il becco aperto: la tartaruga presenta un’appendice vermiforme sulla lingua e la muove facendola, appunto, sembrare un vermetto. I pesci, allettati, si muovono verso la loro trappola mortale fulminea che li farà sparire in una nube di sabbia.

(L’appendice vermiforme è quella sorta di linguetta rosa).

Il drago di Komodo, il sauro più grande del mondo, è diffuso nelle isole del sud est asiatico, dove è considerato da alcuni come una divinità e da altri solo un grande problema dato che è solito uccidere il bestiame con una modalità di caccia decisamente originale.

(Drago di Komodo, Varanuskomodoensis).

 Individuata la preda, infatti, vi si avvicina furtivamente da dietro e le sferra un morso poco potente ma molto velenoso. Dopo qualche giorno la preda, talvolta anche molto grande, cade inerme sotto l’effetto del veleno inoculato nel suo corpo e “aiutato” dalla saliva che permette la proliferazione di batteri.

Raggiunta la preda, il drago di Komodo,inizia ad aprirla con gli artigli e inizia a rimpinzarsi finché non è sazio. (segue)

Giovanni Deperte

Best dating sites for over 50

Many local newspapers had online personals in the mid 1990s but were bought out by these big dating sites. From some of the comments it really shows how desperate dating sites are for money that they even advertise in comment sections. You have a much better chance going to local events and you will probably spend less than what you would spend on an online dating site.

Other apps have indicated that they might actually move closer to Facebook. For example, Bumble, founded by a former Tinder executive, said they had already reached out to Facebook regarding how to collaborate. And, “One thing everyone seems to agree on is that Facebook’s effectively endorsing online dating will be a huge legitimization event for the industry,” says Jefferies Internet analyst Brent Thill. According to Amanda Bradford, chief executive of The League, an elite dating app, “Facebook is validating that dating is a high-tech industry with really interesting and hard problems to solve. Still, Facebook could face some obstacles in building enough separation between the dating service and the legacy social network; some users might not like having both activities live on one app.

After giving him some time to cope with his cat passing away, he made plans to see her again and she was thrilled. He canceled the date last minute again because he said his grandma had died. Although this seemed too tragic to be true, she gave him the benefit of the doubt that he was telling the truth. Additionally, if someone is giving you a checklist right away of all of the things they want in a future partner, this may be a red flag for some controlling behaviors. It’s one thing if they express their non-negotiables but it’s another thing entirely if they are listing required traits. If you feel like someone is already trying to change things about you to suit their needs, that’s not okay. How someone initiates a conversation with you will say a lot about how they view you as a person and how they might treat you as a partner.

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LA CITTA’ CHE PARTECIPA: ALLA SCOPERTA DELLE RETI CIVICHE URBANE DI BARI.

Venerdì 4 marzo, presso il Museo Civico di Bari, si è tenuta la presentazione del libro “La città che partecipa” di Anna Materi.

Quest’ultima ha illustrato i progetti delle 12 reti civiche urbane del territorio di Bari, ovvero l’insieme di azioni svolte sul territorio dalle associazioni gestite dai cittadini allo scopo di creare un’unica comunità e di promuovere l’innovazione sociale e culturale. Tutto ciò sfruttando il capitale sociale che, come ha detto l’autrice, più viene usato e più si arricchisce di idee e progetti, a differenza del capitale economico, che più viene usato e più si consuma.

Oltre all’autrice del libro, erano presenti all’evento anche Paola Romano, assessora alle politiche educative, giovanili e alla città universitaria; Ines Pierucci, assessore alla cultura del comune di Bari; Maria Santoro, referente della rete civica San Giorgio-Torre A Mare; Alberto De Leo, referente della rete civica Carrassi-Mungivacca-San Pasquale; e la giornalista Antonella Paparella.

Dopo qualche saluto ai partner, la parola passa subito all’autrice Anna Materi: “Il libro è lo spin-off della mia tesi di laurea ed è nato per analizzare l’impianto teorico delle reti civiche urbane di Bari, il cui obiettivo è stato quello di far partecipare attivamente i cittadini allo sviluppo della propria città. Spesso, infatti, i cittadini hanno dei bisogni, delle esigenze, delle richieste che tendono a tenersi per sé, ma grazie a progetti come questo si può dare loro voce agendo collettivamente. Nel periodo del lockdown, come è successo per tutte le attività, alcune reti non sono riuscite a portare avanti i progetti, altre invece sono diventate più forti di prima; considerate le situazioni, tuttavia, si può dire che tutti hanno continuato a mantenere un impegno costante, con la sola eccezione delle scuole che, ovviamente, sono rimaste un po’ tagliate fuori dalle iniziative oraganizzate.” 

Oltre ad Anna Materi, hanno preso la parola alcuni referenti delle varie reti.

Rete Santa Rita-Ceglie-Carbonara-Loseto: “Abbiamo lavorato duramente con le altre associazioni uniti dal territori e collaborando con i bambini, perché i bambini non sono i cittadini del domani, sono cittadini oggi e dobbiamo dar loro voce!

Rete San Giorgio, Torre A Mare: “Abbiamo raccolto le idee dei cittadini e abbiamo agito in particolare su Calasetta, Cala San Giorgio e Torre. Questi quartieri, purtroppo, convivono anche con la malavita, cosa che ha spinto ancora di più i cittadini a portare avanti il progetto”

Rete Carrassi-San Pasquale-Mungivacca: “Abbiamo sviluppato il nostro progetto su diversi assi: passeggiate, danze popolari, teatro dell’improvvisazione. Abbiamo lavorato per non far sentire la città scollegata, 20 associazioni hanno realizzato più di 50 attività. Anche nel nostro caso le scuole non sono state molto attive, abbiamo dedicato più attenzione alla popolazione anziana.”.

Ci sono stati poi diversi interventi da parte della platea: è intervenuta una maestra in rappresentanza del mondo della scuola, il presidente di Slow Food, un consigliere comunale… e siamo intervenuti noi ragazzi, con una domanda rivolta ad Anna Materi: “Qual è il messaggio delle RCU per noi ragazzi?”

“Voi siete i futuri cittadini della nostra città – ha risposto l’autrice – e, come ho già detto, il mio libro è rivolto ai cittadini, perciò anche e soprattutto a voi. Ed è giusto che voi, fin dalla vostra giovane età, impariate che è importante e fondamentale imparare ad essere “attori” e non solo “spettatori” della città. Perché la città si costruisce, di vive, si partecipa, non si subisce”.

L’incontro si è concluso con la promessa di un impegno ancora più costante affinché Bari possa definirsi una comunità con la C maiuscola.

Livio Patruno, Sara Medici, Rebecca Marilia Albrizio

ASPETTANDO IL TORNEO DI ISTITUTO “ZARAY WITH US”

Tra le classi terze della scuola secondaria di primo grado avrà inizio a breve un torneo di pallavolo, che si concluderà verso la fine dell’anno scolastico. Ogni classe, con i rispettivi professori di scienze motorie, si sta impegnando per conseguire la vittoria o classificarsi tra i primi posti. I professori hanno un compito davvero arduo perché, a causa della pandemia, le ore trascorse in palestra negli ultimi anni sono state pochissime e, nonostante l’impegno dei docenti e dei ragazzi, le “ lacune” da colmare sono tante. Il nostro torneo è dedicato a Zaray, una ragazzina che frequentava il nostro istituto e che è venuta a mancare prematuramente qualche anno fa. Ricordarla con una manifestazione sportiva ci riempie di gioia e di entusiasmo. Per l’occasione ho voluto intervistare il capitano della mia squadra, Sergio Smaldone, che ammiro per le sue doti tecniche e per “l’energia positiva” che trasmette ai suoi compagni di squadra in qualsiasi momento.\ -Cosa ti aspetti da questo torneo? Mi aspetto e mi auguro di uscirne vincitore insieme a tutta la squadra e mi impegno a gareggiare nel pieno rispetto delle regole di gioco. -Hai fiducia nella tua squadra? Nutro grandissima fiducia nei miei compagni di squadra, ai quali sono riconoscente per avermi scelto come “capitano”. -Secondo te cosa ha spinto i tuoi compagni ad eleggerti capitano? Credo che apprezzino le mie “doti sportive” ed il mio impegno assiduo per creare un clima di fiducia e di collaborazione. -Qual è secondo te la carta vincente di una squadra di pallavolo? Ritengo che la carta vincente sia una squadra affiatata, perchè da “soli si va più veloce ma insieme si va più lontano” Ringraziando Sergio Smaldone per la disponibilità, invito i lettori a continuare a “leggerci” e a fare il tifo per noi.

Tommaso Tedesco Quartulli

La guerra dei Like: un libro per riflettere sul bullismo e sul cyberbullismo

Nell’ambito dei progetti d’Istituto di prevenzione al bullismo e al cyberbullismo e “Incontro con l’autore”, abbiamo letto il libro La guerra dei Like di Alessia Cruciani e Daniele Doesn’t Matter, youtuber con più di un milione di iscritti. 

Il libro narra la storia di due amici, Ruggero e Cristiana, entrambi bullizzati.  Ruggero, infatti, viene perseguitato da alcuni suoi compagni di classe, capeggiati dal bullo GTA, che lo prendono in giro chiamandolo ‘Gattonero’ e gli fanno ‘scherzi’ di ogni tipo, come lanciargli lo zaino per la strada.

Per Cristiana, invece, la situazione è diversa: si ritrova in situazioni imbarazzanti, di cui approfitta la bulla in questione, la Divina Faina, con la sua gang che le scatta delle foto con cui viene prima minacciata e poi derisa nel momento in cui vengono pubblicate sui social.

Il libro, dunque, attraverso queste due storie personali, affronta problematiche sociali molto importanti ed attuali: il bullismo e cyberbullismo. La sua lettura è stata molto utile per noi perché ci ha permesso di avvicinarsi a questi due fenomeni per conoscerli meglio, capire la gravità delle conseguenze che essi hanno sulle persone e di conseguenza imparare a prenderne le distanze.

Sapevamo già che i cosiddetti ‘atti di bullismo’ si verificano soprattutto a scuola, l’ambiente in cui trascorriamo molte ore della nostra giornata, ma, grazie alle storie verosimili di Ruggero e Cristiana, abbiamo individuato meglio i bulli, quei ragazzi cioè che deridono i compagni (solitamente prendono di mira i più deboli e timidi, proprio come il personaggio Ruggero), perché si credono FORTI ma in realtà facendo queste azioni brutte, si dimostrano come i più DEBOLI.

Abbiamo capito la differenza tra la forma di bullismo più utilizzata, quella fisica, che può ferire la vittima causando gravi problemi, ed il bullismo verbale, che si basa su insulti e minacce (hate speech). Abbiamo anche appreso che se l’atto di bullismo si verifica a scuola, l’insegnante deve relazionare su dove, quando e come si è presentato il fatto, ma non su chi eventualmente lo abbia commesso, perché questo spetta alle autorità competenti, per esempio la Polizia Postale, a cui la Scuola è tenuta a sporgere denuncia. Ed è proprio ciò che succede nel libro a Cristiana, vittima di cyberbullismo, una forma di bullismo che si manifesta grazie agli strumenti della tecnologia. Anche in questo caso l’impatto sulla vittima è devastante, perché spesso viene usata la sua immagine e identità, senza che essa esprima un consenso.

La lettura guidata di La guerra dei Like si è svolta nelle ore di narrativa ed educazione civica, ha occupato i primi due mesi del primo quadrimestre ed è stata accompagnata da lunghi dibattiti e riflessioni in classe sugli episodi più forti della storia, per fortuna molto lontani da noi. Abbiamo capito che, in situazioni simili, bisogna sempre ricorrere ad un adulto che può aiutarci. Il progetto di lettura si è concluso con un entusiasmante incontro online il 9 dicembre con l’autrice A. Cruciana e lo youtuber Daniele Doesn’t matter a cui i ragazzi abbiamo potuto rivolgere tutte le domande  e curiosità raccolte nelle settimane precedenti insieme alla nostra professoressa. 

Giosuè Bennardi e Francesco Carucci