Parliamo di balbuzie?

Soffro di balbuzie da sempre; quando ho imparato a parlare pronunciavo male alcune parole, e per questo i miei genitori mi hanno fatto seguire da una logopedista che ha cercato di aiutarmi a superare la balbuzie ma con me ha avuti scarsi risultati. Sono riuscito a migliorare solo con il tempo, “parlando”.

Comincio con il dire una cosa che può sembrare ovvia, ma che non lo è: chi non soffre di questo disagio, come di altri, non dovrebbe discriminare chi invece ne soffre, ma, se possibile, aiutarlo. Come?

Cercherò di darvi dei consigli per mettere a proprio agio il balbuziente.

Due cose, secondo me, sono le più importanti: non completare assolutamente le frasi, perchè sembrerà che vi stiate annoiando e farete sentire sbagliata la persona; non invitare a tirare un respiro perché questo non c’entra assolutamente niente. Inoltre bisogna evitare di chiedere di parlare più lentamente, perchè il balbuziente sta già facendo una fatica immane. Già questo è tanto…

Sarebbe utile, inoltre, che tutti gli insegnanti si informarmassero di più: è vero che non possono sapere tutto, ma dovrebbero almeno essere in grado di non aumentare il disagio di chi fatica a parlare.

Io stesso sono disposto a mettere a disposizione di ragazzi e insegnanti la mia esperienza perché insieme possiamo raggiungere un risultato importante!

Conoscere ciò che accade è sempre il primo passo per raggiugere un risultato, e allora voglio ricordarvi che la balbuzie non è una malattia ma  un disturbo del parlato che consiste nel ripetere più volte la stessa sillaba.

Le forme di questo disagio sono tre: la tonica, la clonica e una forma mista delle due. La balbuzie tonica è caratterizzata da blocchi improvvisi e parossistici di emissione del linguaggio, per cui la persona non può cominciare un dato fonema o non riesce a superarlo per passare ad un altro.

La forma clonica si presenta con una ripetizione convulsiva di un suono, di una sillaba o di una parola, soprattutto all’inizio della produzione verbale o durante l’enunciazione della frase.

A causa della balbuzie, molti soffrono di ansia sociale, di glossofobia (deriva dal greco γλῶσσα glōssa, lingua, e φόβος phobos, paura o fobia) o ancor peggio diventano hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte“), decidendo di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, a volte anni: rinchiusi nella propria abitazione, gli hikikomori evitano qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari.

Le situazioni di disagio che vivono le persone affette da balbuzie sono molteplici: diventa difficile parlare con un amico, esporre una lezione o sostenere un esame, talvolta anche dire “presente” durante l’appello a scuola…

La persona, se non riesce a pronunciare una parola, si sente in enorme disagio e desidera solo smettere di parlare; quando riesce a non balbettare è letteralmente al settimo cielo.

Molti personaggi famosi che hanno superato le balbuzie hanno deciso di “parlare più forte degli altri”, tra loro ricordiamo Paolo Bonolis, Marilyn Monroe, il cantante pop Marc Anthony.

Perciò non abbiate  mai fretta di raccogliere i frutti dei piccoli gesti: a volte diffondendo informazione come fa questo articolo inneschiamo onde come un sasso in uno stagno o un battito d’ali di un colibrì che può diventare un uragano.

                                               Claudio Villani

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