ALLA FESTA DEI POPOLI PER UN’INTERVISTA DAVVERO SPECIALE

In occasione del primo giorno della tanto attesa Festa dei Popoli, il 26 maggio 2023, al Parco Princigalli, abbiamo avuto l’onore di intervistare Manuela Baffari, la dirigente scolastica dell’I. C. Nicola Zingarelli, che, seduta in prima fila, ha assistito fiera e felice all’esibizione dei nostri compagni e delle nostre compagne.

Sempre gentile e disponibile, ha risposto a tutte le nostre domande.

Eccole per voi, lettori di ZingarelliNews!

Buonasera Preside. E’ da tempo che noi di ZingarelliNews pensiamo di intervistarla e questo pomeriggio di festa ci sembra proprio un’occasione bella! L’abbiamo vista felice, in prima fila, ad applaudire i nostri bravissimi compagni. Che emozioni hanno suscitato in lei i “suoi” ballerini, musicisti e cantanti? Che effetto le fa essere intervistata dai “suoi” giornalisti?

Questa  sera mi avete regalato davvero un momento di grande soddisfazione: sono molto fiera di tutti voi! Quanto a voi giornalisti, sappiate che sono la vostra più grande fan, leggo i vostri articoli e spero che tutti voi continuiate questa bella attività.

Qual  è  stato il momento più bello del nostro spettacolo, secondo lei?

Tutta l’esibizione è stata molto bella e coinvolgente. Il momento che più mi ha emozionato è stato quello in cui i vostri compagni e le vostre compagne hanno riflettuto su tematiche attuali serie e importanti; la danza, il canto e la musica hanno richiamato la bellezza, che dà il coraggio di  andare sempre avanti, anche nelle difficoltà.

Per noi Lei è “la Preside”. Ha sempre esercitato questa professione?

Prima dei diciotto anni, ho lavorato in un teatro in vernacolo e ho dato il mio contribuito come volontaria in un’associazione no profit; poi ho fatto la maestra e da trentuno anni esercito la professione di preside.

Perché ha scelto questa professione? Ha mai pensato di cambiarla?

Vengo da una famiglia di insegnanti e la scuola ha sempre fatto parte della mia vita. Sì, qualche volta ho pensato di cambiare lavoro perché fare la dirigente scolastica è una professione molto impegnativa: è faticoso gestire una  comunità, la nostra scuola, però devo dire che in alcuni momenti è anche bellissimo e dà tante soddisfazioni, come quelle che mi avete regalato oggi.

Che cosa sogna per la nostra scuola?

Il mio sogno è una scuola aperta al territorio, dove i ragazzi, oltre a  studiare, si divertano e siano felici.

Siamo grate per questa bella giornata e questa intervista. Speriamo di incontrarla al più presto in un’altra occasione felice per la nostra scuola e la nostra città.

Vittoria Selvaggiuolo e Nicole Volpetti

Parliamo di balbuzie?

Soffro di balbuzie da sempre; quando ho imparato a parlare pronunciavo male alcune parole, e per questo i miei genitori mi hanno fatto seguire da una logopedista che ha cercato di aiutarmi a superare la balbuzie ma con me ha avuti scarsi risultati. Sono riuscito a migliorare solo con il tempo, “parlando”.

Comincio con il dire una cosa che può sembrare ovvia, ma che non lo è: chi non soffre di questo disagio, come di altri, non dovrebbe discriminare chi invece ne soffre, ma, se possibile, aiutarlo. Come?

Cercherò di darvi dei consigli per mettere a proprio agio il balbuziente.

Due cose, secondo me, sono le più importanti: non completare assolutamente le frasi, perchè sembrerà che vi stiate annoiando e farete sentire sbagliata la persona; non invitare a tirare un respiro perché questo non c’entra assolutamente niente. Inoltre bisogna evitare di chiedere di parlare più lentamente, perchè il balbuziente sta già facendo una fatica immane. Già questo è tanto…

Sarebbe utile, inoltre, che tutti gli insegnanti si informarmassero di più: è vero che non possono sapere tutto, ma dovrebbero almeno essere in grado di non aumentare il disagio di chi fatica a parlare.

Io stesso sono disposto a mettere a disposizione di ragazzi e insegnanti la mia esperienza perché insieme possiamo raggiungere un risultato importante!

Conoscere ciò che accade è sempre il primo passo per raggiugere un risultato, e allora voglio ricordarvi che la balbuzie non è una malattia ma  un disturbo del parlato che consiste nel ripetere più volte la stessa sillaba.

Le forme di questo disagio sono tre: la tonica, la clonica e una forma mista delle due. La balbuzie tonica è caratterizzata da blocchi improvvisi e parossistici di emissione del linguaggio, per cui la persona non può cominciare un dato fonema o non riesce a superarlo per passare ad un altro.

La forma clonica si presenta con una ripetizione convulsiva di un suono, di una sillaba o di una parola, soprattutto all’inizio della produzione verbale o durante l’enunciazione della frase.

A causa della balbuzie, molti soffrono di ansia sociale, di glossofobia (deriva dal greco γλῶσσα glōssa, lingua, e φόβος phobos, paura o fobia) o ancor peggio diventano hikikomori (termine giapponese che significa “stare in disparte“), decidendo di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, a volte anni: rinchiusi nella propria abitazione, gli hikikomori evitano qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta anche con i familiari.

Le situazioni di disagio che vivono le persone affette da balbuzie sono molteplici: diventa difficile parlare con un amico, esporre una lezione o sostenere un esame, talvolta anche dire “presente” durante l’appello a scuola…

La persona, se non riesce a pronunciare una parola, si sente in enorme disagio e desidera solo smettere di parlare; quando riesce a non balbettare è letteralmente al settimo cielo.

Molti personaggi famosi che hanno superato le balbuzie hanno deciso di “parlare più forte degli altri”, tra loro ricordiamo Paolo Bonolis, Marilyn Monroe, il cantante pop Marc Anthony.

Perciò non abbiate  mai fretta di raccogliere i frutti dei piccoli gesti: a volte diffondendo informazione come fa questo articolo inneschiamo onde come un sasso in uno stagno o un battito d’ali di un colibrì che può diventare un uragano.

                                               Claudio Villani

Non mollate mai… Siete dei geni!

Tante volte ho sentito dire “povero bambino”, tante volte ho visto sguardi tristi per qualche ragazzo o ragazza con disturbi specifici dell’apprendimento. Quanta rabbia dentro di me quando sono arrivate mamme che trattavano i propri figli con DSA come malati. Sono un tutor specialistico per Disturbi specifici dell’apprendimento e sono felice di essere in contatto con questi ragazzi GENIALI!. Sì, geniali, perché per chi non lo sapesse sono ragazzi e ragazze con un normale e a voltealto livello intellettivo! Certo ci sono casi molto diversi tra loro, alcuni dei quali con una maggiore compromissione di natura neurobiologica, dovuta anche ad un fattore di ereditarietà. Però bisogna porre fine agli atteggiamenti discriminatori, quindi proviamo a conoscere meglio i Disturbi specifici dell’apprendimento.

Ve li presento in poche e semplici parole.

Quali sono i DSA?

Un bambino o ragazzo con DSA può avere uno o più disturbi(quando sono più di uno si parla di comorbilità), a seconda della diagnosi degli specialisti preposti a tale indagine (neuropsichiatri infantili, neuropsicologi o logopedisti), e sono:

  • Dislessia
  • Disgrafia
  • Disortografia
  • Discalculia

Ma cosa sono nello specifico?

La dislessia: è un disturbo caratterizzato dalla presenza di difficoltà nella lettura, con errori frequenti ed eccessiva lentezza nel leggere, nonostante il bambino mostri un’intelligenza nella norma o a volte al di sopra della norma. Spesso i primi indicatori della dislessia si osservano con l’inizio delle scuole elementari, ed è necessario un intervento precoce per favorire un maggior senso di autoefficacia e autostima nel bambino. Riporto di seguito come appare ad un dislessico un testo scritto:

Fonte: Internet

Complicato vero? Chi è normodotato non può comprendere l’ansia e l’angoscia di questi ragazzi, che a volte per non fare una brutta figura si rifiutano di leggere. Ma sapevate che ci sono strumenti compensativi che vanno in loro aiuto? Ebbene sì! I DSA possono usare testi che hanno l’audiolettura, sistemi elettronici che leggono per loro, perché purtroppo questi ragazzi se leggono non riescono a comprendere ciò che leggono, soprattutto perché si stancano facilmente, per cui c’è bisogno di un supporto, o anche una persona, che legga per loro il testo. E vi dirò di più, il ragazzo può prepararsi già molto prima il testo (un testo breve per non farlo stancare) da leggere in classe, in modo tale che sappia gestire il momento. Certo leggerà con maggiore lentezza rispetto agli altri, ma se ci si mostra pazienti e fiduciosi ci riuscirà!

La disgrafia: interessa la scrittura di parole e numericon l’uso del segno graficoche può essere compromesso in modo lieve, medio o grave. La grafia risulta quindi disordinata, difficilmenteleggibile epoco chiara. Sono diversi i fattori che entrano in gioco, i principali sono:

  • Coordinazione occhio-mano.
  • Rapidità motoria.
  • Abilità motorie, come il pattern grafo-motorio, ovvero i movimenti svolti quando si scrive.
  • Capacità visuospaziali.

La scrittura coinvolge un insieme di abilità, che nel bambino disgrafico sono mancanti o carenti, con conseguentedifficoltà nell’apprendimento. Alcune volta questo disturbo si accompagna alla disprassia.

Fonte: Internet

E allora come aiutarli? Anche per i disgrafici ci sono supporti compensati. Eccone alcuni:

  • Quaderni per la disgrafia.
  • Per una corretta impugnare esistono appositi strumenti applicabili a qualunque penna o matita. Sono accessori ergonomici.
  • Matite ergonomiche.
  • Penne ergonomiche.
  • Videoscrittura, con l’ausilio del programma Word.

La disortografia: un disturbo specifico che coinvolge la correttezza della scrittura, cioè l’ortografia, quindi viene meno la capacità di rappresentare graficamente i suoni e le parole della propria lingua. Gli errori più comuni si evidenziano nell’ortografia, nella grammatica, nella morfologia e nella sintassi.

Fonte: Internet

Tra gli strumenti compensativi ci sono:

– Mappe concettuali, schemi e tabelle.

– Programmi di videoscrittura (come Word).

– Software speech-to-speech, cioè programmi che consentono di dettare al PC, ottenendo un testo scritto.

La discalculia:è un disturbo legato alle difficoltà nel calcolo matematico che si manifestano in età evolutiva.

Fonte: Internet

Alcuni strumenti compensativi sono:

  • Calcolatrice classica.
  • Calcolatrice parlante.
  • Tavola pitagorica.
  • Linea dei numeri.
  • Quaderni delle regole e delle formule.

Questa è solo una panoramica generale! Ci sarebbe molto ma molto da dire e da approfondire. Ma a cosa sono dovuti questi disturbi, se non sono legati all’intelligenza generale del soggetto? I disturbi specifici dell’apprendimento rientrano nella categoria dei disturbi di natura neurobiologica, dovuti ad una disfunzione del sistema nervoso centrale, che vanno a gravare su determinate aree dell’apprendimento e che si manifestano nella difficoltà di una lettura fluente e corretta, nello scrivere e nel fare i calcoli.Si possono definire “disturbi” nel momento in cui c’è una diagnosi clinica. Purtroppo però il più delle volte si confondono i disturbi con la disabilità, che sono due cose completamente diverse! E comunque in entrambi i casi bisogna essere inclusivi, affinché questi bambini e bambine, ragazzi e ragazze, ma anche adulti, si sentano parte di un gruppo. La serenità e l’essere accettati sono elementi importanti per loro, perché aiutano il loro neurosistema. Certo sono anche dell’idea che non dobbiamo per forza andare alla ricerca di soggetti con disturbi specifici dell’apprendimento, non dobbiamo per forza fare una “caccia alle streghe”, anzi bisogna fare molta attenzione, perché non è un gioco sottoporre un bambino o un ragazzo a visite specialistiche stressanti. Innanzitutto la delicatezza e le opportune attenzioni per capire che soggetto abbiamo davanti.

Di seguito riporto un link in cui sono elencati tutti i dislessici più famosi che hanno fatto la nostra storia: https://www.dislessia.tv/dislessici-famosi-attori-artisti-scienziati/.

Inoltre voglio indicarvi alcuni link che riguardano le leggi di cui godono i DSA:

https://www.aiditalia.org/leggi-regionali-sui-dsa
https://redooc.com/it/genitori/consigli-genitori/dsa/normativa-dsa
https://www.anastasis.it/legge-170-dsa/

Il mio pensiero ai ragazzi con DSA…non mollate mai!! Voi siete geni!

A volte mi dispero,

mi vergogno perché non riesco a leggere

le lettere danzano dinanzi ai miei occhi,

e sento le risatine dei miei amici…

allora penso che non sarò mai capace

di fare nulla nella vita

per questa mia maledetta difficoltà!

Ma un giorno una persona mi ha guidato

mi ha detto che io sarei riuscito a leggere

e a comprendere come tutti gli altri!

E con tanto lavoro,

piano piano, sono riuscito

…e oggi non ho più paura!

Monica Cocciardo (articolo) – Carlotta Ciccarelli (disegno)

La Zingarelli in finale alle Olimpiadi del Probelm Solving: grazie Ivan!

Anche quest’anno si sono svolte le Olimpiadi di Problem Solving, una competizione che ha visto impegnati studenti di tutta Italia sia singolarmente che in squadra.

Il nostro compagno Ivan Carlucci, dopo aver superato le selezioni d’istituto, è stato tra i sette ragazzi pugliesi che hanno totalizzato più punti nella fase regionale della competizione individuale, ed è stato, pertanto, è stato ammesso alla finale che si è svolta a Cesena.
Felici e fieri di essere stati rappresentati da lui, abbiamo pensato di farvelo conoscere.

  • Ivan, ci racconti come si sono svolte le giornate che hai trascorso a Cesena per la finale delle Olimpiadi di Problem Solving?

«La professoressa Orlando, la mia famiglia ed io siamo partiti venerdì mattina da Bari, e dopo cinque ore di viaggio in treno, siamo arrivati a destinazione. Abbiamo fatto un giro nella parte vecchia di Cesena e poi abbiamo cenato. Siamo andati a dormire presto e la mattina seguente mi sono iscritto alla gara. All’inizio volevamo guardare un workshop sul “making” dove alcuni gruppi avrebbero dovuto presentare delle loro creazioni, ma purtroppo alla fine è stato rimandato, quindi abbiamo assistito ad un workshop, questo era sul coding, tenuto da bambini della scuola primaria: è stato interessante, un gruppo ha persino riprodotto un carosello su Scratch.

Subito dopo abbiamo pranzato all’università.

In seguito si sono tenute le gare nelle quali, nonostante mi sia impegnato, non sono riuscito a vincere. Sinceramente non so nemmeno come io mi sia piazzato: non ho guardato la classifica in quanto ritengo più importante l’esperienza vissuta, che la classificazione.  Dopo la premiazione sono tornato a Bari in macchina.»

  • Come ti sei sentito a rappresentare un’intera scuola? È stato molto emozionante?

«Ero felice di rappresentare la mia scuola, ma non ho sentito molto il peso di questa responsabilità perché sono riuscito a vivere l’esperienza con leggerezza, godendomela senza stress »

  • Com’è stato il viaggio? Ti sei divertito?

«Il viaggio di andata, come ho già detto, l’ho fatto in treno ed è stato piacevole anche perché ho chiacchierato con la professoressa, con la quale ho un ottimo rapporto di confidenza. Durante il viaggio di ritorno, fatto invece in macchina, ho dormito perché le giornate erano state molto piene e stancanti. Nel complesso mi sono divertito molto.»

  • Come studi la matematica? Hai un metodo particolare? Ti aiuta qualcuno? 

«Non ho un metodo particolare per studiare la matematica, la cosa importante è seguire sempre le lezioni e anche esercitarsi quanto più possibile. Non mi aiuta nessuno, però, quando ero piccolo, mio nonno spesso mi spiegava argomenti che a scuola non avevamo ancora affrontato e quindi alle elementari sono stato, per così dire, agevolato e, soprattutto, dato l’affetto che nutro per il nonno, ho da allora associato la matematica a qualcosa di bello»

  • Come ti senti ad essere arrivato così avanti nelle olimpiadi ma non aver vinto? 

«Subito dopo la prova ero un po’ arrabbiato perché avevo commesso degli errori ingenui nella gestione del tempo e degli esercizi: mi ero reso conto che gli stessi esercizi, se li avessi fatti a scuola senza ansia, li avrei svolti tranquillamente.»

  • Quanto è importante che una persona sviluppi delle capacità logiche?

«A mio parere la logica, il problem solving e il lavoro di squadra, utile per le gare e il lavoro a gruppi, sono tra le soft-skills più importanti, anche nel campo del lavoro e nella vita in generale: saper guardare un problema e saperlo analizzare razionalmente, di qualunque natura esso sia, è la chiave per affrontare non solo lo studio ma anche la vita.»

  • Per concludere, se dovessi dare un consiglio a dei ragazzi incerti sul partecipare o no alle OPS, che diresti loro?

«Di provarci: i test mettono di fronte a quesiti risolvibili senza formule o conoscenze matematiche particolari,; serve solo la capacità di ragionamento e, come ho già detto, è importante svilupparlo perché è utile in molti contesti della vita.»

Ringraziamo moltissimo Ivan Carlucci e siamo tutti fierissimi di lui e del lavoro che ha svolto.

Giovanni Lopez

Progetto Ferrovia: un viaggio fantastico!

I viaggi speciali iniziano già prima della partenza. Un gruppo di 3 classi dell’Istituto
Comprensivo Zingarelli si è incontrato alle prime ore del mattino, puntuale come un treno, sotto l’orologio della accogliente stazione di Bari: destinazione “Museo della ferrovia” di Lecce, la perla barocca della Puglia.

Il gruppo di avventurosi, infatti, ricevuto il cappellino giallo con visiera, ha viaggiato in treno per raggiungere l’ambita meta. Dunque, un viaggio entusiasmante nella storia, tra modellini e antichi vagoni, guidati dai volontari del dopolavoro ferroviario che si sono gentilmente offerti di accompagnare l’allegra compagnia.
Abbiamo così scoperto i segreti dei treni, la loro evoluzione, come venivano suddivisi i vagoni, il linguaggio dei ferrovieri e dei macchinari che utilizzavano…Al termine della visita, da buoni turisti, i ragazzi hanno acquistato dei souvenirs per ricordarsi dell’evento.
Successivamente, al seguito di una guida turistica, hanno visitato il centro storico della città di Lecce, che ha illustrato, coinvolgendo tutti, la storia delle opere barocche della città.

Ci ha appassionato la storia del mosaico della lupa posto nel centro della piazza di S. Oronzo. La leggenda vuole che lo studente che calpesti la lupa non superi gli esami scolastici.Chi vi scrive è una coppia di amici desiderosa di riportare la storia di una giornata indimenticabile, il 28 aprile del 2023, e di ringraziare le nostre fantastiche professoresse che ci hanno permesso di avere un “bel bagaglio” da portare nel nostro

viaggio della vita.

Luca Cavone
Alessandro Pesce

Alla scoperta dell’alimentazione del passato e del presente

Il giorno 20 aprile, presso la nostra classe 4°D della scuola Anna Frank, abbiamo organizzato un evento dedicato all’alimentazione dell’Antico Egitto e l’alimentazione della Puglia.

Abbiamo imbandito un tavolo decorato con una tovaglia di un colore bianco candido con l’immagine della bandiera italiana per indicare l’alimentazione pugliese.

Sul tavolo noi alunni abbiamo portato vari tipi di friselle con caratteristiche differenti: le friselle piccole, le friselle grandi, le friselle più croccanti, le friselle più salate.

La maestra ha condito le frise con vari ingredienti tipici pugliesi tra cui:

  • pomodori freschi e succosi;
  • origano proveniente dal Salento, dall’aroma molto invitante;
  • olio d’oliva coltivato dagli alberi di ulivi.

La frisella è un piatto tipico della cucina salentina ed è un prodotto gastronomico composto dalla farina di grano duro.

L’origine delle friselle è associato ai periodi delle crociate: i cavalieri quando approdavano nel territorio della Terra Santa facevano la scorta di questi alimenti perché, erano un prodotto che si poteva conservare per molto tempo;  per questi motivi vennero chiamate il “Pane dei crociati”.

I crociati una volta arrivati sulla terra ferma dovevano garantirsi di molte riserve, perciò ebbero un’idea: creare un buco da cui far passare una cordicina e formare una collana di friselle! Un’idea geniale!

Alcuni alunni hanno assaporato per la prima volta la frisella ed è stata gradita da tutti!

Infine, abbiamo creato un cartellone su cui abbiamo disegnato gli alimenti tipici del presente e del passato (tra cui datteri, noci, frutta secca, legumi, …).

Questo progetto è stato molto utile per la cultura personale e gastronomica, e ha riscontrato grande successo da parte di tutti gli alunni .

Rita Gattulli

Scegliamo di “prendere parte”! Buon 25 aprile

“I partigiani non sono eroi, hanno solo scelto da che parte stare: la cosa importante è scegliere”, queste sono state le parole di Michele Mancini, ex partigiano che, da dodicenne, ha salvato Bari dall’occupazione tedesca, nel 1943.

Il 19 aprile, nella Sala Consiliare del Comune di Bari, abbiamo avuto il piacere di assistere ad una discussione riguardante il libro di Lucia Vaccarino e Stefano Garzaro “O bella ciao”. Tra le pagine di questa raccolta di storie partigiane spesso poco note, troviamo anche quella di Michele Mancini.

Con un suggestivo discorso, che ha provocato la commozione dello stesso ex partigiano, ci è stata raccontata la situazione di Bari nei giorni subito precedenti e subito successivi all’armistizio dell’8 settembre tra Germania ed Italia: il generale Bellomo, allora garante della sicurezza della città, richiese l’aiuto di tutti i baresi per la difesa del porto, dove si pensava stessero per sbarcare i tedeschi. Quella stessa mattina, cinque ragazzi incontrarono un gruppo di Alpini che affidarono loro la sorveglianza dell’arco di Viale Venezia, ritenendolo un luogo tranquillo, tale da poter essere messo “nelle mani” di dodicenni.

Proprio da lì, inaspettatamente, i tedeschi tentarono, però, di addentrarsi nella città: Michele Mancini, senza pensarci due volte, insieme agli altri ragazzi, scagliò delle bombe a mano contro i carro armati degli invasori: questo gesto viene ancora oggi ricordato come una tra le prime forme di Resistenza in Italia.

Dopo la guerra  Michele Mancini si trasferì in Valle d’Aosta e la sua impresa venne quasi dimenticata; quando tornò a Bari, ormai adulto, si sentì in dovere di portare la sua testimonianza nelle scuole e quindi di renderla pubblica.

Oltre alla presenza fisica di Lucia Vaccarino e a quella di Michele Mancini, in collegamento online, hanno partecipato all’incontro anche diversi esponenti dell’A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani italiani), che ci hanno parlato del concetto di “staffetta antifascista” e dell’etimologia della parola “partigiano”.

Anche se attualmente non corriamo rischi concreti di ricadere nel fascismo, è importante che la memoria della Resistenza venga tramandata, come in una staffetta, tra le generazioni, affinché conservando il ricordo di ciò che è accaduto, non rischiamo di tornare vittime di un regime. Quanto alla parola partigiano, questa deriva dall’idea del “prendere parte”, che è ciò che ciascuno di noi, sempre, deve fare per essere davvero un cittadino degno di questo nome.

L’A.N.P.I, sfortunatamente, andando avanti col tempo vede i suoi componenti diminuire di numero, in quanto troppo spesso si vede la lotta al fascismo come un argomento lontano dalla vita del cittadino, anche se la nostra stessa repubblica, tra i suoi principi portanti, ha proprio quello dell’antifascismo.

Dunque se qualcuno volesse “prendere parte” alleghiamo il sito ufficiale dell’A.N.P.I: https://www.anpi.it/

Nel frattempo, buon 25 aprile a tutti!

Rebecca  Albrizio

Ivan Carlucci

Conosciamo Legambiente Puglia

Nel corso di quest’anno scolastico, noi alunni delle classi seconde della scuola secondaria abbiamo affrontato il tema dell’ambiente come argomento di educazione civica.

In questo percorso di studio siamo stati accompagnati anche da Legambiente Puglia, nella persona della dottoressa Milella.

 Alla fine degli incontri ci è venuto il deisderio di conoscerla meglio, e lei ha accettato di essere intervistata da noi.

Dottoressa Milella, com’è nato il suo interesse per l’ambiente? Coltiva questa passione da quando era ragazza o ha iniziato recentemente?

Già alla scuola  elementare ero appassionata di scienze e questa passione si è rafforzata grazie alla mia insegnante di lettere della scuola media: lei impegnata nelle due associazioni che all’epoca erano attive a difesa dell’ambiente e cioè Italia Nostra eWWF. Questa professoressa aveva l’abitudine di rendere noi alunni partecipi di diverse iniziative promosse dalle associazioni di cui faceva parte, e mi ha fatto capire che bisogna mettersi in prima linea se si crede in qualcosa. 

Mi ricordo, ad esempio, una raccolta delle firme contro la caccia, che, all’epoca, era il tema principale di cui si dibatteva nelle associazioni ambientaliste. Dovete sapere che le azioni contro la caccia sono state le prime forme di lotta a tutela dell’ambiente. Negli anni ottanta era consentito cacciare anche specie ora protette, nonostante  già allora  molti animali fossero in via estinzione (pensiamo al panda che già  era il simbolo del WWF).

Tornando a me, mi sono iscritta dunque a WWF e sono stata volontaria di questa associazione per tanti anni. Quando sono tornata a Bari, mi sono iscritta a Legambiente.

Spesso si sente parlare del fatto che la Terra è davvero a rischio. Qual è la sua opinione in proposito?

Se continueremo a vivere come se la Terra fosse nostra, nel giro di qualche decennio il nostro pianeta sarà completamente inquinato e noi scompariremo uno dopo l’altro.

Dobbiamo cominciare a sentirci tutti parte di questo problema, e parte attiva e propositiva: ognuno di noi può fare dei piccoli gesti che, messi insieme, porteranno il necessario cambiamento. Inoltre dobbiamo cominciare davvero a fare pressione sulla politica affinché qualcosa cambi e la tutela del nostro mondo diventi davvero una priorità  per tutti, a livello di singoli e di stati.

Quindi abbiamo ancora qualche speranza di salvare il pianeta? Se si, quali consigli può dare a noi ragazzi per contribuire?

Prima di tutto dovete informarvi e acquisire consapevolezza dell’importanza di questo tema.

Poi potete fare ciascuno qualcosa di concreto: cambiare stile di vita.

Negli incontri che abbiamo avuto qui a scuola con le classi seconde, ho lasciato delle semplici regole, ma  potete trovarne tante anche su Internet: leggetele e cominciate a metterle in pratica, se volete essere parte attiva del miglioramento di cui tutti abbiamo davvero tanto  bisogno!

Quando sarete più grandi, poi, potrete cercare di coinvolgere nelle vostre azioni anche le istituzioni e magari fare campagne e manifestazioni a difesa dell’ambiente. Nel frattempo ricordate che le azioni individuali contano moltissimo!

Avete mai pensato, ad esempio,  di creare Legambiente kids?

Già oggi Legambiente prevede delle inziative per i più piccoli: i bambini possono partecipare ai campi con i genitori; poi ci sono i laboratori didattici dei Circoli di educazione ambinetale. Per i ragazzi dai 14 anni in su ci sono i campi estivi.

Spesso si sente parlare dell’Agenda 2030, anche a scuola ci siamo soffermati in più occasioni su questo importante documento. Quali sono secondo lei gli obiettivi più importanti tra quelli indicati?

È difficile dirlo perché sono tutti importanti e anche correlati. Se proprio devo indicarne uno, ti dico il riscaldamento globale perché sta coinvolgendo intere popolazioni e portando con sé tanti altri problemi importanti. Come dicevo, tutti i temi di cui si parla nell’Agenda 2030 sono importanti e interconnessi, quindi, bisognerebbe agire su più fronti. Per compbattere il riscaldamento globale è necessario cambiare il tipo di fonti energetiche che utilizziamo, quindi passare dai combustibili e dalle fonti fossili non rinnovabili e inquinanti alle fonti rinnovabili tipo sole, vento e acqua.

Cosa le piace di più dell’associazione di cui fa parte?

Apprezzo molto il fatto che Legambiente si occupi anche di ecologia umana. Tornando al discorso dell’interconnessione, ci tengo a sottolineare che molti dei probelmi legati alla migrazione delle persone sono connessi a problematiche anche ambientali delle terre in cui vivono, e che tali problematiche ne scatenano altre, anche di tipo economico e politico.

Quali sono le attività specifiche di Legambiente Puglia?

Legambiente Puglia svolge diverse attività sia a livello nazionale che regionale.

Una delle attività che reputo importanti sono i i Clean Up, che hanno sia la funzione di conservazione dell’ambiente che anche quella educativa: i ragazzi, partecipando a tali iniziative, innanzitutto conoscono la reale entità del problema dei rifiuti nel mare (non dimentichiamo quanto questo sia importante per la nostra regione, sia a livello economico che anche per il senso di appartenenza che genera in tutti noi), poi sperimentano la bellezza di raggiungere insieme un obiettivo e comprendono anche che possono davvero cambiare le cose e diventare parte attiva di un cambiamento.

Sempre a livello locale, poi, c’è la raccolta di dati,  per esempio quelli relativi all’inquinamento.

Un’altra azione sul territorio è quella legata all’ecosistema urbano, ad esempio al benessere animale nelle città, mi riferisco ai randagi, ai rifiuti abbandonati e altre situazioni critiche che, se affrontate, potrebbero migliorare molto la situazione dell’ambiente in città; esiste anche una campagna Clean Cities che riguarda appunto la riduzione dell’inquinamento nelle città.

Altre azioni molto importanti riguardano la raccolta dei dati relativi a questi e altri problemi presenti: solo se si conoscono bene i problemi, e la conoscenza deve necessariamente passare per la raccolta dei dati, è possibile  fare pressione a livello politico affinché si capisca che la situazione sta degenerando e che è necessario un intervento importante da parte delle istituzioni.

Qual è secondo lei una grande conquista ottenuta da Legambiente?

Una grande conquista di Legambiente è stata  l’istituzione della legge per gli eco reati perché prima le persone inquinavano e buttavano rifiuti liberamente, e adesso invece queste persone possono essere finalmente perseguite legalmente e punite.

*          *          *

A nome di tutte le classi seconde della Scuola Sercondaria Zingarelli, ringraziamo la dottoressa Milella per l’importante contribut, che, per conto dell’associazione, ha fornito alla nostre formazione e alla nostra crescita.

Greta Feroni e Ilaria Piombino

MICROMOBILITA’ E MOBILITA’ SOSTENIBILE

Martedì 18 aprile, nell’ambito del progetto sulla Mobilità sostenibile organizzato dal Ministero dei trasporti e delle Infrastrutture, è venuta nella nostra scuola la dott.ssa Elisabetta Ranieri, istruttrice di guida e formatrice dell’ACI.

Insieme a insieme a lei abbiamo parlato del P.U.M.S ovvero il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile.

Abbiamo constatato che nella nostra città, Bari, sono in atto numerose iniziative volte a migliorarla per renderla un luogo sempre più all’avanguardia e inclusivo. Infatti il Comune si è attivato progettando dei semafori sonori e aggiungendo nuovi percorsi a rilievi, sulle strade e sui marciapiedi, per permettere alle persone con disabilità di essere indipendenti e poter svolgere azioni quotidiane, come una semplice passeggiata, in autonomia. 

La questione della mobilità, come si sa, è connessa alla questione ambientale e coinvolge tutto il pianeta.

Nel mondo c’è troppo inquinamento e per questo uno sviluppo sostenibile è fondamentale per preservare noi e le nostre generazioni future. Infatti, nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo n. 11 dell’Agenda 2030 (città e comunità sostenibili), l’Unione Europea si impegna a ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050. Per raggiungere questo traguardo c’è però bisogno che ognuno di noi agisca, contribuendo anche nelle piccole azioni di ogni giorno, come per esempio l’uso di trasporti ecologici. 

La micromobilità o mobilità dolce è la mobilità relativa a percorsi brevi e distanze ridotte, che prevede l’utilizzo mezzi di trasporto più leggeri e meno ingombranti, ma soprattutto meno inquinanti.

Uno dei veicoli più recenti, ormai molto diffuso sia tra i più giovani che i più grandi, è il monopattino elettrico. Questo mezzo di trasporto è stato distribuito in fase sperimentale sino al luglio dello scorso anno, ma ora ci sono delle regole ben precise da rispettare: può essere guidato dall’età di quattordici anni, e per i minori di diciotto anni è previsto l’obbligo del casco di sicurezza. Non prevede posti a sedere, non si può viaggiare in due, deve essere dotato di luci, frecce, freni, limitatore di velocità, indicatore di direzione e deve essere riconoscibile in caso di scarsa visibilità. Il monopattino elettrico non è soggetto a immatricolazione, targatura e copertura assicurativa personale; può raggiungere solo i 6km/h nelle aree pedonali e un massimo 20km/h nelle altre aree. Ovviamente non può circolare contromano e può andare sui marciapiedi solo se portato a mano.

Come testimoniano i dati e la cronaca, può essere molto pericoloso guidarlo, perché è un mezzo sensibile alla presenza di un manto stradale irregolare e il corpo del conducente è molto esposto. Proprio per questa ragione, sarebbe raccomandabile munirsi di giubbotto catarifrangente, ginocchiere e gomitiere, per evitare eventuali lesioni gravi a causa di un incidente. 

Un altro mezzo a noi ben noto è la bicicletta.

E’nata nel 1817 in Germania e da allora si è molto diffusa in tutto il mondo, perché pratica, maneggevole, economica. Nel tempo si è evoluta e oggi esistono oltre alle versioni tradizionali, tre tipi di bici elettrica: la city-bike (può essere guidata da tutti e ha un piccolo kit di elletrificazione), la bicicletta a pedalata assistita (dotata di un piccolo motorino che le consente di raggiungere fino ai 25 km/h), infine la Speedy bikeè (equiparata ai ciclomotori perchè può raggiungere fino ai 45 km/H; pertanto può essere guidata solo a quattordici anni e con patente di guida AM).

La bicicletta, anche se meno pericolosa di un monopattino, necessita di dispositivi di sicurezza: luci, catadiottri e campanello non possono mancare, soprattutto di sera andrebbe indossato anche un giubbotto catarifrangenteper permettere di essere visibili dalle auto già dai 50m.

Allo stato attuale si sta valutando e codificando l’uso in via sperimentale di altri mezzi già presenti in Europa come l’hoverboard, il segway e il monowheel, che potrebbero essere delle buone soluzioni sostenibili anche per i più piccoli.

Al termine dell’incontro la formatrice ci ha illustrato gli effetti sulla guida e sulle capacità di reazione dell’uso di sostanze alcoliche o stupefacenti. Ha precisato che questi comportamenti pericolosi per sé e per gli altri vengono duramente sanzionati. 

Ho trovato questa iniziativa molto interessante e formativa, perchè mi ha fatto riflettere sulle regole e sui comportamenti responsabili nel piccolo e nel grande contesto e mi ha preparato a situazioni che potranno verificarsi fra qualche anno.

E’ importante agire “usando la testa”, perché ognuno di noi può fare la differenza. 

Margherita Minafra

Fase finale del torneo interprovinciale di pallavolo femminile

Finale tutta da vivere quella che affronterà la squadra femminile dell’I.C. “Nicola Zingarelli” _ Bari, il giorno 18 aprile, nel palazzetto dello Sport di Noicattaro, contro le ragazze dell’I.C. “Angiulli – De Bellis” di Castellana.

Le nostre grintose atlete Amodio, Bux, Cacciapaglia, Coratella, Coroneo, De Luca, Della Marca, Gentile, Gernone, Granata, Mizzi G., Pellegrini, Pistone, Solaro e Venneri,nel corso del torneo hanno mostrato: spirito di squadra, tecnica e fair play, obiettivi verso i quali i loro allenatori e allenatrici le avevano preparate, perché il divertimento, la sana competizione e la capacità organizzativa fossero la base per lo sviluppo di ulteriori competenze trasversali.

Sin dalle prime due partite, disputate il 22 marzo, nella palestra del nostro Istituto, contro l’I.C. “Montello – Santomauro” e contro la Scuola Media Internazionale, dimostravano di aver sviluppato e potenziato il proprio stile personale, integrandosi con le compagne di squadra in modo armonico, con tattiche di gioco gestite in piena consapevolezza e conseguente vittoria di 2 a 0 in entrambe le sfide.

Stesso risultato il 13 aprile, nella gara con la squadra dell’I.C. “Dante Alighieri” di Modugno e la Scuola Media Statale “G. Gesmundo” di Terlizzi.

Coordinate sia in attacco che in difesa, con riflessi in allerta e tiri precisi, le nostre atlete hanno corso, saltato, si sono tuffate, hanno attuato appoggi morbidi per il rispetto di tutte le regole di gioco e non si sono risparmiate in nessuna partita.

Con grinta e generosità hanno dato il meglio di sé.

Questa finale se la sono conquistata con muscoli e strategia.

Il risultato è aperto, ma il nostro cuore di tifosi parteggia.

Con gli ultimi ritocchi tattici, teniamo alta la loro motivazione e la loro concentrazione. Loro sanno, percepiscono il nostro supporto, non sono sole, sentono il nostro grido pronto ad esplodere in un grande coro finale, che ci coinvolge tutti:

FORZA ZINGARELLI!!!!!

Il club dei tifosi