Non solo goal

Il calcio uno sport, a nostro parere semplicemente sensazionale! Poche volte nella vita, infatti, capiterà di sentirsi così, liberi e spensierati quando, correndo, il vento accarezza la pelle e il pallone scorre tra i piedi! Il calcio è in grado di far provare emozioni e sensazioni nuove e diverse, a seconda dell’idea che la gente si fa di esso: c’è chi pensa sia uno sport solo ed esclusivamente per maschi, io non sono d’accordo, perché secondo me ognuno deve sentirsi libero di praticare ciò che gli piace; c’è inoltre chi dice che è uno sport truccato, con partite organizzate, ma noi la pensiamo diversamente da queste ideologie sul calcio … a volte può essere utilizzato come mezzo per divertirsi.  Ci sono persone a cui non piace il calcio, perché forse pensano che sia un gioco fatto solo di regole, che sia importante avere calciatori abili perché l’unico obiettivo è accumulare goal per vincere la partita. Va rispettata anche questa opinione! Pensiamo, comunque, che del calcio ci si possa appassionare e alcuni sono capaci di innamorarsene, come per esempio chi gioca a questo sport da quando era ancora bambino e quindi lo ha sempre avuto dentro. Concludiamo dicendo che non è mai troppo tardi per appassionarsi a questo magnifico sport, che non solo tiene in forma il fisico, ma anche l’animo dell’atleta: infatti ognuno di noi conosce sicuramente la parola “fair play”, letteralmente “gioco corretto”, che sta ad indicare anche il rispetto e la riconoscenza nelle relazioni tra sportivi, virtù che si estendono alle relazioni interpersonali in generale.

Marco De Bari e Giancarlo Lacitignola

Non solo calcio: ecco a voi l’hockey!

L’hockey non è molto conosciuto nel sud Italia, però è molto praticato nel nord del paese e in altri stati. È uno sport di squadra ed è estremamente movimentato: strategia, velocità e forza fisica sono qualità indispensabili. 

Le partite sono divertenti da guardare perché il ritmo è veloce e pieno di colpi di scena e azioni. Da noi viene praticato sui roller (sui pattini in linea) e non sul ghiaccio come accade altrove. Le partite si disputano in squadre di quattro giocatori più il portiere, ma si alternano più linee di gioco per darsi il cambio necessario per riposare. Ci sono due tempi composti da quindici minuti l’uno. 

Si usano vari tipi di protezioni per garantire la sicurezza sia rispetto agli spintoni che ai colpi del disco simile a un proiettile. Nell’hockey non si può esultare come nel calcio: rischierebbe di sembrare una provocazione, dal momento che la competizione è molto fisica e aggressiva.

A Bari c’è un’associazione sportiva (Rollin’Skate) presso cui si può praticare questo sport a varie fasce di età. Il “Mister” è un bravo coach che ha allenato addirittura la nazionale dell’India. Oltre ad essere una persona preparata, è molto bravo con i ragazzi etiene molto ai propri atleti. A lui non importa vincere a tutti i costi, ma se abbiamo giocato bene e ci siamo impegnati. Inoltre ama tantissimo creare un clima positivo e stare in compagnia: ogni partita finisce sempre con una grigliata e tanto divertimento.

E’ un’attività che frequento da diverso tempo. L’anno scorso ho giocato sia nell’under 12 sia nell’under 14, ma quest’anno non si è formata la squadra under 14, quindi la nostra squadra è fortissima nella sua categoria. Soprattutto in queste fasce di età c’è un’enorme differenza di altezza tra i giocatori. I due anni precedenti eravamo piccolissimi in confronto agli altri, ma adesso siamo cresciuti e abbiamo più speranze di vittoria contro le altre squadre. 

La nostra squadra si allena in una zona periferica di Bari, nel quartiere Japigia. Un tempo era una discarica, ora è stata bonificata e si chiama Ecopoli e c’è una pista di hockey. Si trova all’aperto, quindi, in base al tempo, ci alleniamo lì, sulla copertura dell’Ipercoop di Japigia oppure nella palestra del Liceo Salvemini. Per i ragazzi del quartiere e della città è una buona opportunità di avere un posto dove passare il tempo e fare sport.

Anche se le competizioni prevedono contrasti violenti, l’hockey è adatto sia per ragazzi che per ragazze di tutte le età. Infatti la mia squadra è mista, composta sia da maschi che femmine. E non mi spiego perché nel calcio non sia così.

Io consiglio questo sport a tutti perché è molto elettrizzante e divertente da giocaree ogni volta è sempre bello disputare allenamenti e partite. E’ bello anche imparare a pattinare “da Dio” e spintonare gli altri sapendo di non far male a nessuno.

Francesco Serviddio

Fase finale del torneo interprovinciale di pallavolo femminile

Finale tutta da vivere quella che affronterà la squadra femminile dell’I.C. “Nicola Zingarelli” _ Bari, il giorno 18 aprile, nel palazzetto dello Sport di Noicattaro, contro le ragazze dell’I.C. “Angiulli – De Bellis” di Castellana.

Le nostre grintose atlete Amodio, Bux, Cacciapaglia, Coratella, Coroneo, De Luca, Della Marca, Gentile, Gernone, Granata, Mizzi G., Pellegrini, Pistone, Solaro e Venneri,nel corso del torneo hanno mostrato: spirito di squadra, tecnica e fair play, obiettivi verso i quali i loro allenatori e allenatrici le avevano preparate, perché il divertimento, la sana competizione e la capacità organizzativa fossero la base per lo sviluppo di ulteriori competenze trasversali.

Sin dalle prime due partite, disputate il 22 marzo, nella palestra del nostro Istituto, contro l’I.C. “Montello – Santomauro” e contro la Scuola Media Internazionale, dimostravano di aver sviluppato e potenziato il proprio stile personale, integrandosi con le compagne di squadra in modo armonico, con tattiche di gioco gestite in piena consapevolezza e conseguente vittoria di 2 a 0 in entrambe le sfide.

Stesso risultato il 13 aprile, nella gara con la squadra dell’I.C. “Dante Alighieri” di Modugno e la Scuola Media Statale “G. Gesmundo” di Terlizzi.

Coordinate sia in attacco che in difesa, con riflessi in allerta e tiri precisi, le nostre atlete hanno corso, saltato, si sono tuffate, hanno attuato appoggi morbidi per il rispetto di tutte le regole di gioco e non si sono risparmiate in nessuna partita.

Con grinta e generosità hanno dato il meglio di sé.

Questa finale se la sono conquistata con muscoli e strategia.

Il risultato è aperto, ma il nostro cuore di tifosi parteggia.

Con gli ultimi ritocchi tattici, teniamo alta la loro motivazione e la loro concentrazione. Loro sanno, percepiscono il nostro supporto, non sono sole, sentono il nostro grido pronto ad esplodere in un grande coro finale, che ci coinvolge tutti:

FORZA ZINGARELLI!!!!!

Il club dei tifosi

ZARAY WITH US

La pallavolo: uno sport pieno di emozioni che insegna lo spirito di squadra e la collaborazione, ma anche il rispetto verso l’ avversario e il compagno.

E’ per questo che a scuola stiamo partecipando al torneo “ Zaray with us”, che coinvolge tutte le classi terze medie dell’Istituto Comprensivo N. Zingarelli e che permette di vivere momenti liberatori di gioia e di sana competizione. Tramite questa attività, ogni  classe esprime il livello di unità creatasi nel corso dei tre anni e che si spera continuerà per sempre. Questo torneo ha fatto rivivere, in molti di noi, il gusto del gioco in presenza, che in questi anni si è perso a causa di quello strumento chiamato smartphone e che ci vede impegnati per troppe ore al giorno.

Durante le partite, non diamo solo sfogo incontrollato alle nostre energie, ma attiviamo le competenze necessarie per imparare a lavorare insieme. Ci sosteniamo a vicenda, se sbagliamo; prendiamo decisioni; utilizziamo le strategie che possono permetterci di vincere.

Il tutto sotto lo sguardo dei nostri mitici professori di educazione motoria, che devono imporsi sempre di non parteggiare per le proprie classi, anche se qua e là un pizzico di orgoglio, alla fine di set portati a termine con successo, traspare inevitabilmente e con grande soddisfazione da parte nostra.

Questo torneo, quest’anno è ancora più bello, perché dopo una lunga pausa trascorsa a rispettare le regole della distanza, oggi possiamo esultare e gioire insieme, abbracciandoci senza paura, finalmente liberi!

Nicola Carella e Adriano De Bellis

IL SAPORE DELLA VITTORIA

Questa volta il mio articolo parla anche di me.

Non voglio autocelebrarmi ma solo cercare di trasferire emozioni, sentimenti e tutto ciò che di positivo uno sport di squadra come il volley riesce a regalare a noi adolescenti e non solo.

Da diversi anni pratico la pallavolo, per vari motivi ho cambiato un paio di società, a partire da novembre 2021 faccio parte della prestigiosa NVG Joy Volley di Gioia del Colle.

Non potevo fare scelta migliore: lì ho trovato una dirigenza professionale, allenatori fantastici e un gruppo di nuove amiche.

La scorsa stagione abbiamo concluso il campionato territoriale di under 13 al primo posto, coppa alzata al cielo il 6 giugno 2022.

La stagione agonistica 2022/23 ci vedeva partecipanti al campionato under 14, con squadre delle province di Foggia, Bari e Barletta: l’impresa era ardua.

Cominciamo gli allenamenti a settembre tra impegni scolastici e familiari e qualche difficoltà logistica. Le prime partite del nostro girone vengono vinte con parziali di 3 set a 0, continuiamo così fino all’unica sconfitta, a gennaio, contro Santeramo; questo non pregiudica il primo posto nel girone e quindi la partecipazione alle fasi finali.

Iniziano i quarti di finale contro squadre sempre più forti e sempre in trasferta. Contro Capurso e poi Molfetta abbiamo giocato le partite decisive. Anche la finale, per il primo/secondo posto l’abbiamo giocata in trasferta a Castellana Grotte nel palazzetto dello sport e con il pubblico a sfavore.

Il giorno prima della partita: poche ore di sonno, tensione alle stelle ma consapevolezza di essere pronti.

9 marzo 2023: Finalmente il giorno della partita, si giocherà alle otto di sera, si partirà da Gioia del Colle direzione Castellana Grotte nel pomeriggio.

Il cuore inizia a battere sempre più forte, arriviamo davanti al palazzetto.

Entriamo con l’ansia per la finale ma con la sicurezza che i nostri allenatori ci hanno preparato al meglio: siamo pronte!!.

Nello spogliatoio, prima del riscaldamento, ci siamo incoraggiate a vicenda come una vera Squadra, non c’erano più individualità ma eravamo un tutt’uno.

Il riscaldamento è la fase in cui si riesce a capire le potenzialità dell’avversario:” Sono alla nostra altezza, ce la possiamo fare”.

Saluti abituali con gli avversari e l’arbitro, poi i nostri riti scaramantici e l’urlo iniziale per farci forza, mai come questa volta sentito.

Inizia la partita: si mette subito bene, siamo concentrate. Abbiamo vinto il primo set, inizia il secondo, anch’esso vinto senza troppi patemi d’animo.

Sentivamo le indicazioni dei nostri allenatori e il tifo dei sostenitori, che anche se pochi di rumore ne facevano davvero tanto.

L’ultimo set: siamo in netto vantaggio, arriva l’ultimo punto, sono io in battuta.

Gli otto secondi per la battuta mi sono sembrati infiniti, adrenalina, paura di sbagliare, voglia di vincere:” Riuscirò a mandarla dentro?”.

Sono quasi scaduti gli otto secondi, non c’è più tempo, devo battere: è andata dentro. E Angelica, questa sera nostro capitano, chiude il match con una schiacciata. Un’eruzione vulcanica di sentimenti incontrollabili, la realizzazione di un sogno, siamo Campionesse Territoriali per il secondo anno consecutivo.

In questo sport il fair play è fondamentale e quindi salutiamo e ci congratuliamo con le nostre avversarie valorose per la bella partita: loro, purtroppo, piangono per il dispiacere, noi per la gioia.

Baci, abbracci, pianti, si susseguono fino alla premiazione, la medaglia per tutte e la coppa alzata insieme.

Adesso le lacrime fanno spazio ai sorrisi.

I nostri genitori hanno organizzato un piccolo buffet con cibo e bevande (nel frattempo sono le 11 di sera) per rifocillarci.

Altra notte insonne, questa volta per la gioia.

La squadra vincitrice è composta per numero di maglia da: 2 Alice, 3 Gaia, 5 Anna, 6 Melissa, 7 Samira (cap), 8 Giulia, 11 Martina II, 14 Angelica (capitano), 15 Erica (cap), 17 Alessia, 18 Simona, 20 Lavinia e 21 Martina.

Allenatori: Loredana e Michele

Direttore sportivo: Claudio 

Ora alcune domande alle campionesse, agli allenatori e al dirigente.

  1. Qual era il tuo stato d’animo prima dell’inizio della partita?

 Rispondono all’unisono Anna, Melissa, Samira, Angelica, Erica, Alessia, Simona e Martina:“Avevo un po’ di ansia ma volevo giocare subito,anche l’adrenalina faceva la sua parte. La voglia di vincere era tantissima, ero molto concentrata sul raggiungimento dell’obiettivo”.

  • Cosa leggevi negli occhi delle tue compagne di squadra guardandole prima e durante la partita? 

Anna, Melissa, Samira, Angelica, Erica, Alessia, Simona e Martina:” Nei loro occhi vedevo un misto di emozioni: la paura, l’adrenalina, la felicità, ma soprattutto la grinta, la voglia di vincere (per portare a casa il risultato) e lo spirito di squadra che si è sentito moltissimo. Tutte queste emozioni si sono trasformate in carica e forza, quella forza che serve per affrontare i momenti di ansia, aiutandoci nella realizzazione del nostro obiettivo: il primo posto!”.

  • Quando hai capito che questa finale si poteva vincere?

Anna, Melissa, Samira, Angelica, Erica, Alessia, Simona:” Ho capito che avremmo potuto vincere già dal pre-partita, vedendo le nostre avversarie. Questa sicurezza cresceva sempre di più finchè non siamo arrivate agli ultimi punti del terzo set”.

Martina aggiunge:” Ho capito che si poteva vincere sia quando abbiamo vinto il primo set, perché mi sono accorta di tutte le potenzialità che noi, come squadra, avevamo. E anche a metà del terzo set quando loro stavano in netto svantaggio in confronto a noi”.

  • Descrivi in poche parole i tuoi stati d’animo quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita.

Anna, Melissa, Erica, Alessia, Simona e Martina:” Non avevo ancora realizzato, ma ero emozionatissima e felice per questa vittoria meritata della fase territoriale”.

Aggiunge Samira:” Quando l’arbitro ha fischiato l’ultimo punto ho avvertito dentro di meun’esplosione di emozioni, tanto da piangere per felicità.”

E continua Angelica:” Non avevo capito cos’era successo e ho pensato all’estate quando, con le mie compagne, avevamo ipotizzato il raggiungimento di questo obiettivo. Ho esclamato:”Wow, ce l’abbiamo fatta!” Ero molto stupita e realizzata”.

  • Qual è stato il momento più emozionante della serata?

Anna, Melissa, Samira, Erica, Alessia, Simona e Martina:”Il momento più emozionante della serata è stato quando abbiamo alzato il trofeo tutti insieme, come SQUADRA, e abbiamo capito di avercela fatta per la seconda volta neanche in un anno. Un altro momento bellissimo è stato quando abbiamo festeggiato tutti insieme”.

Angelica puntualizza:”Quando i nostri sostenitori (genitori, parenti e amici) sono scesi dagli spalti ed erano contenti, orgogliosi e soddisfatti delle proprie ragazze”.

  • Cosa pensi ti rimanga della vittoria e di questa splendida stagione? 

Anna:” Ovviamente, mi rendo conto di essere migliorata, questo è un secondo traguardo raggiunto insieme alle mie compagne, spero di continuare così anche l’anno prossimo”.

Melissa:”Di certo dal punto di vista materiale medaglie e coppa. Ma le emozioni, le lacrime, la gioia e gli abbracci di quella sera non penso di riviverli ancora”.

Samira:” Mi rimarrà lo spirito di squadra vissuto quella sera”.

Angelica:” Noi prendiamo questa vittoria come un punto d’inizio per migliorare, è un passo avanti verso la nostra realizzazione, per arrivare più in alto nella nostra attività agonistica”.

Erica:” Sicuramente rimarrà la convinzione di avercela fatta, ma non dobbiamo mai fermarci e dobbiamo andare sempre avanti”.

Alessia:” Nel mio cuore resterà tutto, dalle sconfitte alle vittorie, dalle amicizie alle litigate, insomma tutto quello che ho vissuto assieme a loro”.

Simona:” Della vittoria e del campionato penso che mi rimarrà soprattutto la forza che, ad ogni punto, ma anche ad ogni errore, ci davamo a vicenda”.

Martina:” Mi rimarrà lo spirito di squadra, che in alcune partite si è sentito di più e in altre meno”.

Ai mister e al dirigente

  1. Qual era il tuo stato d’animo prima dell’inizio della partita?

Mister Loredana:” Prima della gara ero concentrata e allo stesso tempo speranzosa che in campo si portassero le indicazioni ricevute durante gli allenamenti di preparazione”.

Mister Michele:” Sinceramente, ero sereno, perché conoscevo il valore della squadra avversaria ma anche quello delle mie ragazze: ero convinto che avrebbero disputato una gara determinata e grintosa e che avrebbero ottenere il risultato sperato”.

Direttore Sportivo Claudio:” Ovviamente c’era tensione prima di un incontro importante, sapevamo di potercela fare, anche per la preparazione delle nostre ragazze”.

  • Cosa leggevi negli occhi delle tue atlete guardandole prima e durante la partita? 

Mister Loredana:” Entusiasmo, concentrazione, adrenalina, voglia di arrivare fino in fondo per alzare per la seconda volta quella meritata coppa”.

Mister Michele:” Negli occhi delle ragazze vedevo la gioia di stare in questo contesto, ovviamente per ragazze di 13 anni sono esperienze che fanno bene alla crescita. Avevamo già un vantaggio, ossia quello della prima vittoria del campionato U13”.

Direttore Sportivo Claudio:” Leggevo una sicurezza e una voglia di affermarsi, ci tenevamo tutti, siamo stati l’unica squadra che ha vinto tutte e tre le gare finali fuori casa”.

  • Quando hai capito che questa finale si poteva vincere?

Mister Loredana:” Quando ho visto che le ragazze in campo erano costantemente concentrate e “sul pezzo” e che con le loro doti tecniche tattiche e hanno messo costantemente in difficoltà le avversarie”.

Mister Michele:” Ho capito che avremmo vinto la finale dalla gara dei quarti contro il Capurso, perché si erano create complicità e sintonia tra dirigenti, allenatori e ragazze: ognuno sapeva perfettamente quali compiti che avrebbe dovuto portare a termine. Ero già convinto da tempo, ma ovviamente non potevo dirlo per scaramanzia”.

Dirigente Sportivo Claudio:” Ho capito che avremmo vinto già durante il riscaldamento, il nostro livello era superiore anche di categoria”.

  • Descrivi in poche parole i tuoi stati d’animo quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita.

Mister Loredana:” Gioia, soddisfazione, fierezza”:

Mister Michele:” I miei stati d’animo non riesco ancora a trasmetterli alle persone che stanno vicino a me. L’unica occasione in cui, in questa stagione ho esultato, è stata la vittoria, in semifinale, contro Molfetta”.

Dirigente Sportivo Claudio:” Ero contentissimo, in un attimo ho ripercorso tutti i momenti belli di questa stagione, un’emozione unica e da brivido”.

  • Qual è stato il momento più emozionante della serata?

Mister Loredana:” Quando al fischio del 24esimo punto ho compreso che era fatta…con un divario enorme di parziale set e quando ci hanno dichiarato nuovamente campioni”.

Mister Michele:” Il momento più emozionante è stato quello della premiazione, dove tutte le ragazze hanno alzato la coppa al cielo. Sono momenti ai quali molti possono dare poca importanza solamente perchè non vengono vissuti. Io sostengo che vincere aiuta a vincere e a formarsi. Si riesce ad avere maggiore sicurezza, consapevolezza e affiatamento. Quando le ragazze hanno vinto è stato un momento emozionante”.

Dirigente Sportivo Claudio:” Quando abbiamo alzato la coppa tutti insieme, cosa che sarà difficile ripetere dopo due vincite consecutive”.

  • Cosa pensi ti rimanga della vittoria e di questa splendida stagione? 

Mister Loredana:” Della stagione il lavoro costante nonostante molte difficoltà logistiche, il vedere le ragazze crescere.

Della Vittoria: La Vittoria: Nike come la dea Greca…

La Bellezza del raggiungimento di un obiettivo”.

Mister Michele:” Ovviamente, per quanto mi riguarda, questo non è un momento di arrivo ma di partenza. Sarà un maggiore stimolo per le ragazze.

I traguardi che si raggiungono sono sempre un modo per poter guardare avanti e non fermarsi mai, sono piccoli passi della vita di ognuno di noi per raggiungere i propri obiettivi”.

Dirigente Sportivo Claudio:” Mi rimarrà tutto, le passioni, i sacrifici, i pianti, tutte le persone che ne fanno parte. Il merito va a tutti, dagli allenatori alla società”.

Queste meravigliose esperienze vissute con le mie nuove amiche stanno cementando rapporti interpersonali che vanno anche oltre l’ambito sportivo, siamo un bel gruppo e speriamo di condividere altri bei momenti insieme.

Queste avventure aiutano a crescere insieme e la condivisione di tutti i momenti non fanno altro che farci comprendere come l’impegno e la costanza sono binomio perfetto per raggiungere un obiettivo.

Giulia Gentile

NUOTO RECORD REGIONALE ASSOLUTO CATEGORIA RAGAZZE

Dopo due anni di inattività a causa della pandemia, il nuoto agonistico in Puglia ha sorriso e ha chiuso l’anno 2022 con il record Regionale Assoluto nei 1500 stile libero. Il record è stato ottenuto dall’atleta Mahila Spennato (2009), con il tempo di 17.11.86 del team Olimpica Salentina che chiude a Taranto con 332 punti. Altro record Regionale di categoria negli 800 stile libero con il tempo di 8.51.63 alle finali regionali in vasca corta dei Campionati Assoluti invernali a fine dicembre, nei due giorni a Taranto, nella piscina della società Meridiana Nuoto. 

Sul secondo posto del podio è salita la società Team Puglia che ha chiuso con un punteggio di 281,50 punti, mentre il bronzo è stato ottenuto dal Centro Universitario Sportivo di Bari con 229 punti. 

Ottimi i traguardi cronometrici conseguiti dagli atleti provenienti da tutta la Puglia, così tanto numerosi da accedere per direttissima ai pass per i prossimi Criteria Giovanili di Riccione. Grande l’entusiasmo dei ragazzi ai bordi della piscina della Città dei Due Mari, che hanno così potuto ritrovarsi nuovamente tutti insieme a gareggiare. 

Questa volta per le qualifiche regionali Assoluti finalmente si è tornati alla formula tradizionale, con tutti gli atleti in gara nello stesso impianto, podi e consegna medaglie compresi. Non si è proceduto per raggruppamenti, come nelle edizioni precedenti era Covid, dove si sommavano i tempi ottenuti nelle diverse sedi di gara per poi stilare a posteriori le classifiche. 

Si è tornati in acqua nel 2023 il 14 e 15 gennaio con il meeting dedicato ad Esordienti A e B nella piscina San Paolo di Bari organizzata dalla società Sport Project, mentre per gli atleti assoluti sarà Taranto ad ospitare il primo meeting dell’anno domani, 22 gennaio con l’organizzazione del team Meridiana. 

E da quest’anno, grazie alla pagina Facebook di Swimming Puglia, è garantita la diretta streaming di tutte e tre le giornate di gara, per poter permettere a genitori ed appassionati del nuoto di poter assistere da remoto alla competizione. 

Martina Bolognese 

AFFASCINANTE, DURA, LEALE, SOMMERSA.

“Affascinante, dura, leale, sommersa: la pallanuoto” è la definizione che di questo sport ha dato Paolo De Crescenzo, uno dei più noti ex pallanuotisti e allenatori di pallanuoto italiani.

Ed è proprio così che io la sento.

La mia esperienza è iniziata da poco, a settembre del 2021, presso il C.U.S. Bari; sono entrato nella squadra della categoria Under 12, allenata dal Mister Daniele Di Pasquale e nonostante all’inizio sia stato abbastanza faticoso, con il tempo la mia passione per questo sport è cresciuta sempre di più e continua a crescere ancora oggi. Attualmente gioco nel ruolo di difensore sinistro.

Oltre agli allenamenti settimanali, in questi anni abbiamo giocato in tante partite amichevoli e abbiamo partecipato ai campionati regionali domenicali; mi sono molto affezionato ai miei compagni di squadra, anche se all’inizio di questa stagione alcuni di loro, per età e bravura, sono passati alla categoria superiore. Ma presto toccherà anche a me.

La pallanuoto è uno sport che richiede sacrificio e costante impegno: gli allenamenti sono durissimi e le partite molto faticose, sia per quello che succede sotto l’acqua (di cui nessuno si accorge), sia per i continui cambi di fronte che ti costringono a scatti e scontri continui. Durante le gare non ci si ferma mai: in altri sport hai la possibilità di fermarti e riposare, mentre nella pallanuoto devi avere un’ottima resistenza e una notevole forza per non sprecare mai le tue potenzialità o rallentare il gioco. Nonostante queste sue caratteristiche, questo sport regala anche tante emozioni. Oltre alle numerose partite disputate, una delle esperienze più entusiasmanti che ho vissuto è stato, per esempio, uno stage con il famoso pallanuotista della Nazionale italiana Roberto Calcaterra.

Insomma, la pallanuoto è disciplina, tecnica, impegno, sacrifico, ma anche occasione di crescita fisica e caratteriale, divertimento, passione.

Provare per credere!

Davide Serino

Ehi… sono arrivati i Mondiali !

Sì, sono arrivati i Mondiali di calcio. Sono iniziati il 20 novembre, dopo la solita, interminabile
attesa di 4 anni che stavolta si è pure prolungata di qualche mese, poiché in precedenza le partite si
sono sempre svolte durante l’estate. Il luogo “scelto” per l’edizione del 2022 è il Qatar; la data di
chiusura sarà il 18 dicembre.
A questa edizione, sfortunatamente, la nostra Nazione non si è qualificata e per tutta la durata del
torneo giocherà solo partite amichevoli con squadre anch’esse non qualificate. Le squadre che
partecipano a questi mondiali sono 32, ma si dice che a partire dal 2026 se ne potranno qualificare
48.
I Mondiali sono nati nel 1930 da un’idea del dirigente sportivo francese Jules Rimet e da allora si
sono giocati appunto ogni quattro anni, fatta eccezione per gli anni 1942 e 1946 (quando furono
sospesi a causa della guerra).
I cosiddetti “bomber” che nel tempo hanno partecipato a questa entusiasmante competizione sono
stati molti, ma la top three è formata dal brasiliano Pelé, dal polacco Klose e da R9, cioè il
brasiliano Ronaldo il Fenomeno.
Per capire cosa significhi essere un bomber della loro portata basta ricordare il numero di gol
segnati dal solo Pelé, finora il giocatore più forte al mondo: la FIFA gli riconosce ben 1281 goal
nelle sue 1363 partite; altre fonti ufficiali affermano che abbia segnato 753 goal in 816 partite, tutte
giocate nel Brasile.
Forse non è un caso che finora la squadra che ha vinto più edizioni dei mondiali è stata proprio
quella brasiliana, che ha totalizzato ben 5 vittorie. Ma non hanno fatto una brutta figura neppure
squadre come l’Italia, la Francia, il Messico e la Germania, che hanno vinto due volte ciascuna.
I Mondiali di calcio sono sicuramente tra i tornei più seguiti al mondo, superando anche i giochi
olimpici. La finale dei mondiale del 2006, per fare solo un esempio, ha incollato davanti allo
schermo circa 715,1 milioni di persone, cioè l’11% della popolazione mondiale dell’epoca.
Tutti gli stadi che ospitano i Mondiali possono contenere fino a 80mila persone. Una curiosità:
quelli dove si stanno giocando le partite nel Qatar sono stati tutti appositamente edificati per il
torneo e sono davvero spettacolari, a forma di tenda beduina, di lanterna “fanar”, di barca a vela
araba, di diamante: vere opere d’arte!
Chi vince i mondiali, come certamente tutti sanno, riceve una coppa.
Ma quello che forse alcuni ignorano è che questo ambitissimo simbolo di vittoria è alto 37
centimetri, pesa quasi sei chilogrammi ed è fatto interamente in oro massiccio a 18 carati! Il suo
valore è pari a circa 130.000 euro e l’ultima nazionale che se l’è aggiudicato nel 2018 è stata la
Francia. Purtroppo non possiamo sperare che l’Italia lo conquisti durante l’edizione di quest’anno,
ma nulla ci vieta di sognare che presto lo rivedremo tra le mani dei nostri calciatori. Intanto non ci
resta che assistere a qualche momento di bel calcio, scegliendo magari una nazionale per cui tifare
al posto dell’Italia. Noi lo abbiamo fatto, e voi?

Mauro Belgiovine, Francesco Iacobbe, Pietro Mantovani

LE FARFALLE… TROPPO FARFALLE

Il 17 ottobre 2022 la ginnasta Nina Corradini, che ha solo diciannove anni, ha avuto il coraggio di sporgere una denuncia alla Procura della Repubblica. Cerchiamo di capire perché.
Dal settembre del 2019 al giugno del 2021 Nina è stata ospite del Centro Tecnico Federale Coni di Desio, che ha come direttrice Emanuela Maccarani. Il suo sogno era quello di diventare una Farfalla (cioè una delle atlete che fanno parte della nazionale italiana di ginnastica), ma la giovane non è riuscita a realizzalo pienamente, e non per colpa sua.
Una volta entrata nel gruppo delle Farfalle, infatti, Nina ha cominciato ad essere vittima di insulti e prepotenze da parte delle sue allenatrici che, secondo quanto da lei denunciato, la deridevano a causa del suo peso “eccessivo” e la spingevano a non mangiare per dimagrire sempre di più. A Nina sembrava che le loro richieste fossero giustificate e che avessero come scopo il proposito di farla diventare una ginnasta modello, tanto che trascorreva la maggior parte della sua giornata ad allenarsi e a dormire, cercando di limitare il cibo allo stretto indispensabile. A volte andava
addirittura in farmacia per acquistare lassativi che la “svuotassero”, ma che nello stesso tempo la disidratavano, facendola stancare tantissimo durante gli allenamenti o facendola anche svenire. La poverina ha raccontato che veniva costretta a pesarsi fino a 15 volte al giorno e che, pur arrivando a pesare soltanto 55 chili, ha continuato ad essere disprezzata dalle sue insegnanti che non erano mai contente dei suoi sforzi e del suo impegno.
Proprio per essere giunta allo stremo delle sue forze fisiche e psichiche, Nina ha deciso di scappare e di denunciare l’accaduto. Dopo la sua denuncia, sono iniziate le indagini delle forze dell’ordine che hanno portato ad una terribile scoperta: come Nina, anche molte altre Farfalle avevano subito lo stesso trattamento, come Anna Basta, Giulia Caltarossa, Sara Branciamone ,”Luisa” e Alice Toglietti. Addirittura Anna Basta, che ha 21 anni e che è stata due volte in nazionale, ha confessato
di aver pensato più volte al suicidio. Anche lei aveva preso l’abitudine di assumere lassativi che la facevano dimagrire; inoltre soffriva di attacchi di panico e non dormiva, terrorizzata dagli insulti delle allenatrici. Giulia Caltarossa veniva pesata quattro volte al giorno e una volta aveva scoperto che alla fine del foglio che riportava il suo peso c’era scritto “Abbiamo un maialino in squadra”.
Tutto questo le aveva causato gravissimi disturbi dell’alimentazione e psicologici. Sara Branciamone, campionessa italiana nel 2013, ogni mattina si risvegliava terrorizzata, sperando di non essere umiliata dalla sua insegnante, che le razionava il cibo. A volte l’allenatrice chiudeva con un lucchetto la dispensa per non farla mangiare, oppure capitava che le facesse “smaltire” quanto ingerito costringendola a dieci ore di allenamento. Sara era alta 165 cm e pesava 36 kg! Stesso trattamento era stato riservato a Luisa (nome di fantasia inventato per paura e vergogna), 23 anni,
due volte in nazionale; la sua allenatrice si permetteva persino di decidere quando la ragazza potesse o non potesse andare a scuola. Infatti, nonostante “Luisa” frequentasse il corso serale, tre giorni alla settimana era costretta a non seguire le lezioni per andare in palestra o per fare saune dopo 8 ore di allenamento. La sua insegnante le diceva ”La miglior ginnasta è orfana perché non ha genitori che s’impicciano ed è ignorante perché non perde tempo a studiare”. Infine Alice Toglietti, la più brava della sua generazione e che fin da piccola aveva dimostrato di essere destinata al mondo della ginnastica per la sua passione e la sua bravura, un giorno aveva deciso di non mettere più piede in palestra perché sfinita dalle pressioni.
Quelle nominate sono solo alcune delle tante ragazze che hanno subito e che continuano a subire simili trattamenti. Ma è possibile che nessuno abbia mai saputo o detto nulla?

Ebbene sì, alcuni sapevano: già anni fa la procura di Brescia aveva accertato il caso di due ragazze costrette a lasciare la ginnastica ritmica per violenze fisiche e psichiche; nel 2020 Anna Basta aveva descritto alla Feder Ginnastica i disagi che l’avevano portata ad abbandonare Desio; nello stesso periodo una famiglia aveva denunciato l’ex allenatrice della figlia di 9 anni, dopo aver cercato un
dialogo con i responsabili della struttura ed aver per questo subito una sorta di ostracismo; nel 2013 il padre dell’atleta Alice Vivolta aveva scritto una lettera al presidente dell’associazione ASG in cui denunciava gli insulti e le violenze subite dalla figlia durante gli allenamenti.
Ma nulla è mai cambiato…
Tutto ciò è davvero sconvolgente. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo per informare i lettori dell’accaduto e, soprattutto, per rendere giustizia a tutte quelle povere ragazze che si sono spinte oltre il limite fisico per diventare Farfalle… troppo farfalle.

Chiara Sparaco e Mariachiara Cozzi.

LO SPORT, UNO STILE DI VITA

Lo sport è praticato da moltissime persone e a scopi diversi: mantenere in salute l’organismo, rilassarsi, divertirsi, concentrarsi, prendersi un momento di pausa da tutto il resto, stare in compagnia… Ma per alcuni lo sport è una passione, oltre che un vero e proprio stile di vita.

E io ho la fortuna di conoscere due persone che lo vivono esattamente così. Si tratta di due miei carissimi amici, Michele e Giovanni: il primo ha vent’anni ed è un surfista a livello agonistico; il secondo ha diciotto anni, pratica scherma ed è arrivato a gareggiare a livello nazionale.

Qui di seguito vi riporto le interviste che ho rivolto loro per rendervi partecipi della loro fantastica esperienza!

MICHELE.

Ciao Michele! Avanti, raccontaci un po’ della tua esperienza sulla tavola!

“Per me il surf, e lo sport in generale, è un modo di sfidarmi, di ascoltarmi. Una sfida con nessuno all’infuori di me stesso. Penso infatti che la competizione più sana sia quella con sé stessi. Essere migliori di ieri, ogni oggi. Ho scelto uno sport a contatto con la natura, non intenzionalmente ma neanche a caso. Penso che la natura sia la più saggia maestra.

Quando vedo le pareti liquide scivolare sotto di me, tra le limpide acque del Salento, con gli scogli scorrere sotto di me come la pellicola di un film, mentre l’adrenalina scorre in me, capisco che non c’è niente di meglio, capisco di essere vivo e sento il miracolo che c’è in questo.”

Qual è il tuo rapporto con il surf?

“Il surf è sempre bello. In compagnia lo preferisco, ma non quando si è in troppi.

Un’onda perfetta, condivisa con un amico fidato, diventa motivo di gioia ancora più intensa.

Preferisco stare da solo, però, rispetto a stare con decine di sconosciuti che urlano e schiamazzano, togliendo la magia e il sacro che è proprio della natura.

Le onde sono imprevedibili, sono movimento. Ti insegnano ad apprezzare il momento, soprattutto in un posto, come l’Italia, dove le occasioni di vederle sono poche.

E la prima volta che hai praticato il surf, cosa hai provato?

“Anche se non era proprio surf, già dall’età di nove anni io, i miei cugini e i miei amici, la crew della stradina in cui abitavamo d’estate, ogni volta che il vento muoveva il mare eravamo in acqua, da mattina a sera.

Tornavamo con la testa, le orecchie e le tasche dei costumi pieni di sabbia, gli occhi rossi.

Ci divertivamo a prendere le onde sul bagnasciuga, lasciando che esse ci sballottassero con il loro moto prepotente, sulla sabbia.

Oppure, meno di frequente in quanto servivano mareggiate più grosse, facevamo bodysurf, un vero e proprio modo di cavalcare le onde.

Era bellissimo. Ogni volta che succedeva l’aria si riempiva di un non so che di festoso.”

Un’ultima domanda, Michele: cosa rappresenta per te il surf?

“Da piccolo praticavo il nuoto. Ad un tratto l’urgenza di unire il nuoto con gli sport da tavola cominciò a farsi sempre più spazio dentro di me, dapprima sotto forma di semplice desiderio, poi in modo sempre più prepotente.

Avevo undici anni, quando ci trasferimmo a Roma. Ogni weekend chiedevo di portarmi a provare il surf ad Ostia, dove sapevo ci sarebbero stati degli istruttori specializzati. Allora me l’immaginavo come un posto paradisiaco, con onde perfette sotto scogliere mozzafiato…

Per un motivo o per l’altro, complice i molteplici impegni che Roma impone, non fui mai accontentato. Continuavo, però, la mia pratica del nuoto.

Solo anni dopo riuscii finalmente ad andarci e scoprii che in realtà Ostia non era altro che un grosso quartiere popolare su spiagge grigie bagnate da acque torbide. In realtà, tuttavia, fu molto di più, per me e per molti surfisti della capitale.

In ogni caso, quando ci andai, era già troppo tardi per spegnere il mio amore: ero infatuato da quello sport.

Per me il surf è silenzio ed è fonte di costanti meraviglie, che ancora non riesco a spiegarmi.

Niente al mondo mi fa stare bene come la sensazione di bagnato, il controllo del meteo, l’attesa, l’adrenalina, l’astinenza, il migliorarsi.”

GIOVANNI

Giovanni, tu pratichi scherma, vero? Cosa provi quando tieni la spada in mano?

Quando sto con la spada, o meglio con la sciabola, in mano mi sento vivo e pieno di me, ovviamente ansia e adrenalina mi accompagnano perché le opzioni sono due: o vincere o perdere. E’ sicuramente liberatorio e anche molto divertente.

Qual è stata la tua più grande vittoria?

Quella ai campionati italiani: è stato un podio importante perché mi ha aperto a molti possibili futuri nel mondo della scherma e ha contribuito a farmi entrare in Nazionale.

Cos’è per te la scherma?

“Per me la scherma è uno stile di vita più che una passione, che metto davanti a tutto e che riesce a concentrarmi e ad organizzarmi, benché comporti anche dei grandi sacrifici”

Sei mai entrato in Nazionale?

Certo. Sono in Nazionale più o meno da quattro anni. Quando ci sono arrivato è stata sicuramente una gioia, soprattutto perché ero consapevole che quello che avevo fatto, lo avevo fatto io con le mie forze e con i miei sacrifici: per esempio ho dovuto stare lontano da casa per andare in Germania, dove ho avuto la fortuna di conoscere alcuni grandi atleti.

Quali emozioni hai provato la prima volta in Nazionale?

Sicuramente ansia e adrenalina, proprio perché ero consapevole che se avessi perso sarebbe stata una terribile sconfitta, ma se avessi vinto sarebbe stato fantastico; e ho provato anche felicità per il traguardo fino ad allora raggiunto, indipendentemente dall’esito, dalla vittoria o dalla sconfitta.

Bene. Sono queste esperienze, sentite dalla voce dei protagonisti, che ci fanno capire che quando la passione per lo Sport supera la fatica, le difficoltà e i sacrifici, allora si può davvero dire che esso è uno stile di vita.

Luca Lo Presti