Dal passato al futuro: quattro chiacchiere con due “veterani” della Zingarelli

Immaginate un normale giovedì e un normale incontro di redazione: noi ragazzi, dopo il pranzo tutti insieme, ci riuniamo nell’aula predisposta per il giornale, accendiamo i computer, ci distribuiamo i compiti da svolgere, cominciamo a lavorare agli articoli da pubblicare o ai copioni del podcast da scrivere e registrare… Niente di diverso dal solito. Ad un tratto entrano in aula un ragazzo e una ragazza, giovanissimi ma evidentemente più grandi di noi: chi sono? Si fermano sulla porta, ci guardano… poi incontrano lo sguardo della prof Capobianco, che si lancia verso di loro e li abbraccia commossa. Dopo i saluti e gli abbracci, finalmente il mistero è svelato: la prof ci presenta Claudio e Alice, due suoi ex alunni che ora hanno 21 anni e frequentano l’università. Sono passati per rivedere la loro professoressa di italiano e per respirare di nuovo l’aria della Zingarelli.

Potevamo lasciarci sfuggire un’occasione del genere? Due nostri predecessori che hanno già vissuto l’esperienza del passaggio dalla scuola media alla scuola superiore e che hanno già fatto la scelta dell’università! Ovviamente abbiamo subito pensato ad un’intervista! E ringraziamo Claudio e Alice per aver accettato di soddisfare la nostra curiosità rispondendo alle nostre numerose domande.

Quando noi ragazzi di scuola media pensiamo al futuro, ci viene facile immaginare la vita fino ai 18 anni. Ma che succede dopo i 18?

Claudio: In realtà dopo il diciottesimo compleanno la vita vi cambia poco, se non per il fatto che magari si possono fare alcune cose che prima non ti erano consentite, per esempio prendere la patente e guidare un’automobile… Io ho nitido il ricordo di quando sono andato a prendere per la prima volta una carta di credito in posta… 

Tutto cambia davvero dopo che si esce dalla scuola superiore: è a quel punto che ti lasci alle spalle l’adolescenza e inizi ad essere adulto. All’università nessuno ti sta dietro: o ti gestisci da solo o finisci per avere problemi.

Alice: secondo me cambiano le responsabilità che devi assumerti, ma dentro di te non cambi per niente. Infondo alcuni non si sentono mai adulti, e questo credo che capiti anche a molti trentenni…

Cosa cambia nella scuola quando si va alle superiori?

Claudio: Al biennio non cambia molto: si studiano più o meno le stesse materie con l’aggiunta di qualche disciplina più specifica. Al liceo classico, che ho frequentato io, ad esempio, si aggiungono il greco e il latino. Nel tempo, però, ciò che cambia veramente è il fatto che si passa dallo studio di concetti concreti all’astrazione. Ecco, secondo me la svolta consiste nell’imparare ad astrarre: diventi capace di astrarre un concetto, inizi a sviluppare il pensiero critico e non ti fermi più, puoi rimanere a ragionare intorno ad un concetto per ore.

Alice: io non ne sono convinta, in realtà: chi lo dice che magari il pensiero critico non lo stiate sviluppando anche ora o addirittura che non lo abbiate già…

In base a quali elementi avete scelto la scuola superiore da frequentare? Quale avete frequentato? La consigliate?

Alice: Io sono andata al liceo classico e l’ho scelto grazie alla professoressa Capobianco, che mi ha fatto tanto appassionare alle materie letterarie. Ho frequentato il Liceo Classico Socrate e lo consiglio sicuramente, perché mi ha aperto la mente e mi ha aiutato a sviluppare il pensiero critico di cui si parlava prima: per tradurre sei costretto a ragionare, a considerare una serie infinita di fattori, a guardare a tutto tondo ciò che hai di fronte, e questo ti rende capace di pensare.

Claudio: Per me è stato lo stesso. Sono assolutamente convinto che ciò che ti insegna lo studio del greco e del latino non te lo insegna nient’altro. E’ come se ad un certo punto diventi capace di far “esplodere” una parola e di capire tutto quello che quella parola ti può dire; questa capacità te la dà solo la conoscenza di quelle due lingue.

Tra un anno anche noi andremo alla scuola superiore: quali materie avete studiato al liceo che alle medie non c’erano e che vi sono piaciute; oppure, al contrario, quali non vi sono piaciute? E quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano?

Alice: Noi parliamo per il liceo classico, perché delle altre scuole superiori sappiamo poco, ovviamente. Al liceo classico le materie nuove che si affrontano sono il greco e latino, anche se a volte, come nel caso nostro, alla fine della scuola media si studia un po’ di latino, che, quindi non risulta proprio nuovo. Claudio ha studiato il tedesco perché ha scelto l’indirizzo internazionale ma io no, quindi dipende anche dalle scelte che si fanno. Per quanto riguarda le materie scientifiche, oltre alla matematica si aggiungono la chimica e la fisica, che sono un po’ la prosecuzione dello studio delle scienze e della tecnologia. Le altre discipline sono più o meno le stesse. Insomma la novità vera, al liceo classico, è senza dubbio lo studio del greco e del latino.

Claudio: Sì, le materie sono più o meno le stesse con in più il gerco e il latino. In relazione all difficoltà incontrate, la mia difficoltà maggiore è stata la professoressa di latino del liceo. Non il latino, ci tengo a specificarlo, che mi è sempre piaciuto tanto studiare, ma la professoressa. Mi ha creato molti problemi, molti.

La domanda sorge spontanea: Perché?

Claudio: perché quando ti interfacci con un professore, ti interfacci con una persona, e le persone non sempre vanno d’accordo. Sta nella bravura dei singoli individui mantenere la questione personale al di fuori di quella didattica: io e la mia professoressa non ci siamo riusciti…

Qual è stato il voto più basso che avete preso e in quale materia?

Alice: 4/5 in chimica.

Claudio: Ora la professoressa Capobianco mi uccide, ma… 2 in italiano!

In termini di difficoltà, in generale è più difficile il periodo della scuola media o quello della scuola superiore?

Alice: Secondo me è più complicato il periodo della scuola superiore per il carico di studio, parlo sempre del liceo classico ovviamente: ritrovarsi a dover fare due versioni, una di greco e una di latino, per il giorno dopo insieme a tutti gli altri compiti è pesante. Immaginate che per farne una bene ci vogliono almeno un paio d’ore…

Claudio: In più devi aggiungere il fatto che “sboccia” la vita sociale: vorrete uscire di più, vedervi di più con i vostri amici, ma al tempo stesso avrete un carico maggiore di studio. Dovrete essere bravi a bilanciare le due sfere, quella dello studio e quella sociale. Come dicevo prima, sarà importante che vi assumiate delle responsabilità e che vi organizziate bene.

Quale tra i 5 anni della scuola superiore è più difficile?

Claudio: non è facile rispondere a questa domanda, può essere il primo anno come l’ultimo; è molto soggettivo, dipende anche dai professori e dal fatto che in genere tra il biennio e il triennio cambiano.

Alice: sì, è sicuramente soggettivo. Io ho incontrato difficoltà proprio al momento del cambio dei professori tra il ginnasio e il liceo. Oltre al fatto che noi abbiamo frequentato gli ultimi due anni di scuola superiore durante il Covid, e questo ha reso molto più difficili le cose.

Quale facoltà hai scelto dopo la maturità? I tuoi studi attuali sono collegati alla scuola superiore che hai frequentato?

Alice: io frequento la facoltà di psicologia, che forse c’entra poco con il liceo classico; certo, non ho scelto un percorso di studi diametralmente opposto a quello umanistico come medicina o fisica o matematica, però non ritengo che quanto sto studiando adesso sia particolarmente legato alle materie che ho approfondito al liceo classico.

Claudio: io ho sempre pensato che il liceo ti apra molte strade, quasi tutte: ti insegna il metodo di studio, la gestione dei tempi, come studiare cosa. Al di là di questa mia convinzione, posso dirvi che io sono entrato alla scuola superiore con l’idea che poi mi sarei iscritto a Lettere e sarei diventato un professore; dopo i primi due anni ho sviluppato la passione per la medicina, per cui ho ipotizzato di iscrivermi proprio alla facoltà di Medicina. Ma alla fine del percorso delle superiori ho scelto Fisioterapia e sono felice della mia scelta. Se devo cercare una diretta correlazione tra quanto faccio attualmente e gli studi superiori, non la trovo; però mi rendo conto che il liceo classico mi ha comunque aiutato tanto.

Avete capito cosa volete fare “da grandi”? Come avete fatto a capirlo e quando lo avete capito?

Claudio: il mio corso di laurea è estremamente specifico, quindi mi avvio a diventare un fisioterapista. Ovviamente ci sono tanti settori, ci si può specializzare ma lo sbocco professionale è unico: posso fare il fisioterapista e voglio fare il fisioterapista. Quando l’ho capito? Il primo anno dopo la maturità sono stato un pugile agonista e ho riscoperto in generale lo sport; questo, unito alla mia passione per la medicina, mi ha fatto convergere verso la fisioterapia permettendomi di unire i miei principali interessi.

Alice: Io invece non ho ancora capito cosa voglio fare “da grande”. Studiare psicologia non è così caratterizzante come fisioterapia, possono esserci diversi sbocchi: si può diventare psicoterapeuta o psicologo del lavoro o altro. Una delle mie idee sarebbe quella di lavorare nei tribunali per affiancare i giudici o gli psicologi durante le cause di divorzio, idea che mi è stata ispirata da una professoressa del primo anno, una delle mie prof preferite, che insegna psicologia dello sviluppo. Ma non so ancora, ci penserò.

Quando si è grandi ma si studia, come si impronta il rapporto con il denaro? Vi danno qualcosa i vostri genitori oppure fate dei lavoretti, o dei lavori?

Alice: io durante i primi due anni di università ho lavorato dando ripetizioni; anche durante il liceo mi sono data da fare lavorando nei campi estivi con bambini dai tre ai cinque anni. Tendenzialmente, comunque, sono i miei genitori che mi danno una paghetta settimanale.

Claudio: io non ho molto tempo per lavorare. La mia facoltà richiede 1800 ore di tirocinio in tre anni, per cui potete ben capire che per me è letteralmente impossibile riuscire anche a lavorare: seguo le lezioni di tirocinio per 4, 5 ore ogni mattina, il pomeriggio frequento le lezioni teoriche e nel tempo che mi rimane devo incastrare lo studio personale! Comunque, quando raggiungo il monte ore annuo di tirocinio o durante l’estate cerco di guadagnare qualcosa: ho fatto l’aiuto idraulico e ho provato anche a lavorare in cucina, però è troppo pesante e non ci sono riuscito.

Alla vostra età, uscite spesso a divertirvi oppure l’impegno dello studio non ve lo consente? Come si organizza lo studio universitario, in termini di tempo? Quando uscite a divertirvi cosa fate? E dove andate? Avete degli hobby? Quali?

Claudio: Sì, esco e mi diverto, ma tendenzialmente adesso dedico alle uscite meno tempo rispetto a quando frequentavo la scuola superiore. Penso che questo dipenda più dall’indole di ciascuno che dagli impegni. L’organizzazione dello studio universitario è soggettiva, non c’è un modo giusto o un modo sbagliato, è personale e dipende da tanti fattori legati al tipo di studi, agli impegni extra, al metodo di lavoro… Quando esco mi vedo soprattutto con gli amici, magari mi vado a bere una Coca 0 (siamo tutti astemi!); i miei hobby sono lo sport (non pratico più il pugilato, ma faccio tanta palestra) e soprattutto la musica: ascolto e scrivo rap.

Alice: sono d’accordo con Claudio sul fatto che l’organizzazione del tempo per lo studio è molto personale, dipende dalle materie che si devono studiare, dagli argomenti, dal proprio metodo… Per quanto riguarda le uscite e il divertimento, al contrario di Claudio io esco più adesso rispetto a quando andavo a scuola: ho soprattutto amiche e con loro vado spesso in centro, oppure ci divertiamo a stare in casa a fare “cose da ragazze”: guardiamo serie tv o film, commentiamo libri, chiacchieriamo. Il mio hobby principale è la lettura: cerco di leggere almeno 2, 3 libri al mese; e poi mi piace dipingere e disegnare.

Vediamo che avete due “stili” apparentemente diversi. Come siete arrivati a “trovare” le persone che siete?

Alice: a me viene di dire che vado “a tentoni”, cambio personalità almeno una volta alla settimana. Praticamente mi sveglio la mattina e decido chi essere, perché in realtà non ho ancora trovato chi sono veramente.

Claudio: per me è più o meno la stessa cosa. Se avete la sensazione che abbiamo già capito chi siamo e se ci vedete più impostati, è solamente perché abbiamo dieci anni più di voi. Se proprio devo dire cosa condiziona il mio “stile”, sicuramente la musica che ascolto e gli artisti, o meglio i rapper, che seguo.

A 18 anni si vota. Il fatto di essere veramente “cittadini” ha un peso nella vostra vita o no? La politica per voi è importante?

Claudio: assolutamente sì! Io ho cominciato a fare politica nel mio piccolo già mentre ero alla scuola superiore: eravamo abbastanza attivi quando era necessario, alzavamo la voce quando c’era da alzarla. Per me il voto è fondamentale, è un diritto e un obbligo per un cittadino, assolutamente.

Alice: io sono l’opposto di Claudio: seguo, ma non partecipo.

La Redazione

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