La Casa del Mutilato e la memoria degli eroi senza ritorno.

Il 27 maggio alcuni redattori del webgiornale Zingarellinews si sono recati presso la Casa del Mutilato di Bari, per visitare una mostra dedicata al centenario della Prima Guerra Mondiale. Abbiamo avuto il privilegio di ammirare le fotografie di Alessandro Bernardi, ex ufficiale militare che ha iniziato a fotografare all’età di 13 anni, proseguendo questa passione anche dopo il congedo. Le sue fotografie raccontano i segni del ricordo: scene di guerra, luoghi storici, volti e oggetti che richiamano alla memoria un periodo tra i più drammatici della nostra storia.

Oltre alla mostra fotografica, abbiamo assistito a una fedele ricostruzione di una trincea alpina, allestita con oggetti originali usati dai soldati durante il conflitto. Tra questi una tenaglia utilizzata per tagliare il filo spinato. I soldati incaricati di questo compito sapevano che, molto spesso, andavano incontro a morte certa pur di aprire la strada ai loro compagni; scatolette alimentari per conservare il cibo a lungo; Maschere antigas, fondamentali per proteggersi dai gas velenosi come il gas mostarda; elmetti, che all’inizio per l’esercito italiano erano fatti di semplice tessuto; ricariche per mitragliatrice e borse metalliche per l’acqua potabile.

Questa esposizione è stata curata dall’Associazione Biancofiore, fondata per onorare la memoria del soldato Michele Biancofiore, caduto durante la Prima Guerra Mondiale. Michele non tornò mai a casa e per anni la sua tomba rimase sconosciuta. Suo figlio Nicola, che non conobbe mai il padre, ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità: grazie a studi e ricerche è stato infine scoperto che Michele riposa nel Sacrario militare di Oslavia. Grazie a questa associazione, oggi possiamo dare un volto e una voce a chi, come Michele, ha vissuto gli orrori della guerra, sacrificandosi per il Paese. Questo progetto non solo aiuta a preservare la memoria, ma offre anche un omaggio a tutti coloro che partirono per scelta o per dovere, a chi non fece più ritorno, e a chi tornò ma con dentro le ferite invisibili del conflitto.

Un’esperienza toccante e formativa che ci ricorda quanto sia importante conoscere il passato per costruire un futuro di pace.

Rita Capurso e Nicole Volpetti

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