Essere dislessici non è una malattia, ma un disturbo del neurosviluppo che riguarda la lettura e la scrittura. Spesso veniamo presi in giro perché non riusciamo a fare alcune cose con la stessa facilità degli altri. Ci chiedono cosa proviamo quando veniamo presi di mira: noi dislessici ci sentiamo esclusi, perché molti pensano che non siamo in grado di leggere, scrivere o studiare. Ci sottovalutano per quello che pensano che siamo, senza capire davvero come ci sentiamo. E spesso, ci fanno stare male — proprio come starebbero male loro, se fossero al nostro posto.
Molti credono che siamo fortunati perché abbiamo le verifiche semplificate, i libri adattati, le interrogazioni programmate. Ma non è facile nemmeno così: per noi studiare richiede comunque molto impegno. Impariamo in modo diverso: a volte capiamo subito, altre volte abbiamo bisogno di più tempo.
Voglio raccontarvi un po’ della mia esperienza da dislessica. Alle elementari ho cambiato scuola ben tre volte. La prima volta, avevo una maestra di sostegno che non mi aiutava per niente: invece di farmi migliorare, peggioravo. Mi faceva uscire dalla classe e stare in uno stanzino, dove mi faceva fare attività inutili o semplicemente mi lasciava guardarla mentre usava il cellulare. Raccontai tutto a mia madre e lei decise di cambiare scuola.
Dopo le vacanze estive, iniziai una nuova scuola. Tutto era nuovo: ambiente, maestre, compagni. Ma anche lì, dopo un po’, chiesi di cambiare. Una delle insegnanti mi faceva sedere vicino a lei alla cattedra durante le verifiche, e questo mi faceva sentire molto a disagio. Mi sembrava che pensasse che da sola non ce l’avrei fatta. Quando i compagni mi guardavano, mi sentivo in imbarazzo. Così, ancora una volta, cambiai scuola.
In quinta elementare, finalmente, è andata benissimo: le maestre erano fantastiche! Con i compagni non ho legato molto, oggi infatti non ci parlo più. Ora però frequento le scuole medie e mi trovo benissimo, sia con i compagni che con i professori.
Ok, questa è la mia storia. Ma bisogna sapere che fino agli anni ’60 la dislessia non era nemmeno conosciuta. È stata riconosciuta ufficialmente solo l’8 aprile 2010. Io non so com’era vivere con la dislessia in passato, perché non ero ancora nata, ma Andrea Delogu sì.
Andrea è una donna dislessica che ha raccontato la sua esperienza nel libro Dove finiscono le parole. È nata il 23 maggio 1982 e oggi ha 42 anni. Nel suo libro racconta, con sincerità e intelligenza, tutte le difficoltà che ha affrontato a scuola, dalle elementari al liceo. Parla di maestre non sempre comprensive, della preoccupazione di sua madre che cercava di capirla, e anche di come internet, col tempo, l’ha aiutata a trovare risposte.
Beh, questa è la mia testimonianza; l’ho scritta per far capire a tutti che noi dislessici, anche se sembriamo diversi, possiamo farcela: basta avere intorno persone che ci capiscono e ci sostengono.
Alessandra Piccinni
disegno di Gloria Vitone