ARMSTRONG SULLA LUNA.

Neil Armstrong nacque il 5 agosto 1930 nell’Ohio, Stati Uniti.
Astronauta statunitense di fama mondiale, è stato, con la missione Apollo 11, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, il 20 luglio 1969.
Le immagini che lo riprendono mentre passeggia sul suolo lunare e mentre
raccoglie, insieme al collega Buzz Aldrin, del materiale lunare sono state
trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo, e tanti particolari di quel filmato
sono rimasti indelebili nella storia e nella memoria dell’umanità intera.
Tra questi sicuramente c’è la famosa frase pronunciata da Armstrong appena avvenuto l’allunaggio : “Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed”, che tradotta in italiano significa : “Houston, qui base della tranquillità, l’Eagle è atterrato”.
In realtà, oltre ad Armstrong e Buzz vi era anche un terzo astronauta , Michael Collins, il quale rimase nell’orbita lunare pilotando il modulo di comando. I tre astronauti, una volta tornati sulla Terra, rimasero in quarantena per paura che sulla Luna potessero esse stati esposti a patogeni sconosciuti, ma dopo 21 giorni di quarantena non presentarono alcun sintomo di malattia e poterono tornare alla vita normale.
E’ noto a tutti, ma è utile ricordarlo, che dietro ogni missione c’è sempre una lunga preparazione: infatti gli astronauti prima di prendere parte ad una qualsiasi partenza devono sottoporsi a preparazioni fisiche molto dure perché simulano le situazioni peggiori in cui l’astronauta o in generale l’equipaggio , potrebbe trovarsi durante la missione; in genere queste simulazioni cominciano un anno prima della partenza e si concludono con la scelta dell’equipaggio più idoneo alla missione.
Poco dopo questa impresa spaziale Armstrong annunciò pubblicamente di non avere più intenzione di volare nello spazio e dopo circa un paio di anni si congedò dalla NASA, dedicandosi all’insegnamento dell’ ingegneria aerospaziale presso l’università di Cincinnati in Ohio.
Era una persona riservata, non rilasciava molte interviste né amava mettersi in mostra e neppure concedere autografi; non sopportava il business intorno alla sua persona e teneva la sua vita privata lontana dai riflettori. Diceva che guardare la Terra da un altro punto di vista lo aveva cambiato, la sua mente andava oltre e i suoi occhi vedevano l’infinito. Morì il 14 settembre 2012, a 82 anni e, secondo il suo desiderio, il suo corpo fu cremato e le sue ceneri sparse nell’oceano Atlantico.

Fabrizio Papa

Ezio Bosso: il musicista che non ha mai smesso di sorridere

Il maestro che non ha mai smesso di sorridere”

Ezio Bosso è un pianista e direttore d’orchestra di fama internazionale. Nato a Torino nel 1971 e prematuramente scomparso il 15 maggio 2020, all’età di 48 anni, a causa di una malattia degenerativa, muove i suoi primi passi nel mondo della musica all’età di appena 4 anni mostrando un grande interesse per il pianoforte, un interesse che coltiva soprattutto in famiglia grazie ad una zia e al fratello, entrambi musicisti. Crescendo, la sua passione e il suo talento lo portano a viaggiare continuamente e a vivere tra Londra e Torino, dove collabora a progetti musicali e sociali di grande impatto, affermandosi abbastanza velocemente nel panorama musicale internazionale.

Già a dodici anni, Ezio compone i suoi primi brani di musica classica , a sedici anni debutta in Francia e comincia cosi ad esibirsi nei teatri di mezza Europa. Negli anni ’90 partecipa  a numerosi concerti sulla scena internazionale: “Royal Festival Hall”, “Southbank Centre”, “Sydney Opera House”, “Palacio de Bellas arte di  Città del Messico”,“ Carnegie Hall “,“Auditorium Parco della Musica”, arrivando ed essere nominato Direttore del “Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste” e a ricevere ben due nomination al David di Donatello per le musiche di “ Io non ho paura” e “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores.

Dal 2017, Ezio Bosso è stato testimone e ambasciatore di diverse associazioni e di progetti sociali ed educativi nazionali e internazionali importanti. Ricordiamo l’“Associazione Mozart 14”, voluta dal Maestro Claudio Abbado, il progetto “Tamino”,  che aiuta con la musicoterapia i piccoli pazienti del Policlinico Sant’ Orsola-Malpighi di Bologna, il coro di uomini e donne “Papageno” nella Casa Circondariale Dozza di Bologna, il progetto “Leporello“ per i ragazzi reclusi nel carcere minorile del Pratello di Bologna e il “Coro Cherubino” che accoglie bambini e adolescenti, anche disabili”. Quella del maestro Bosso è stata anche una battaglia civile per il riconoscimento della musicoterapia come vera pratica clinica.

Purtroppo, all’apice della sua meravigliosa carriera, nel 2011, Ezio Bosso viene colpito da una grave malattia neurodegenerativa, simile alla sclerosi multipla, che lo rallenta molto nei movimenti ma non riesce a frenare la sua straordinaria voglia di suonare: infatti, nonostante l’aggravarsi della malattia, Bosso non si perde d’animo e addirittura, attraverso tanto allenamento assistito da medici specializzati, riapprende a suonare, a parlare e, come lui stesso ha affermato, a vivere la musica non come un tesoro personale ma come continua condivisione, perché

“ la musica è come la vita, si può farla solo insieme”.

              FABRIZIO PAPA