IL SEGRETO DELLA MATITA

CAPITOLO 2

Una brezza d’aria calda accarezzò il viso di Emily, mentre la circondava una lunga coda vinaccia come se un velo invisibile si fosse sfilato. Alla fine della coda, dove il colore si schiariva un po’, lei vide sei aculei che parevano affilati e appuntiti. Alzò la testa e le si parò davanti un enorme muso: ecco da dove veniva l’aria calda! Quando cercò di mettere a fuoco l’immagine davanti a sé, iniziò a sudare e a tremare di nuovo. Non sapeva dove e come scappare, visto che era come intrappolata nel cerchio di quell’enorme coda di rettile e temeva che la creatura le avrebbe fatto del male al suo minimo movimento. Così rimase come paralizzata, fino a quando il fascio di luce si indebolì e l’animale si addormentò.

Emily sapeva che quello sarebbe stato il momento giusto per scappare alla ricerca di un posto più sicuro e lontano dal drago che giaceva addormentato, ma temeva di imbattersi in pericoli ancor più grandi, specie di notte, quando tutto è molto più rischioso. Decise tuttavia di sfidare la sorte: scavalcò la coda del rettile e si inoltrò nel bosco per intraprendere un viaggio che sarebbe durato molti giorni, durante il quale incontrò molte creature bizzarre.

Il bosco, quando il sole dominava nel cielo, poteva apparire un bosco comune, ma non restava tale quando la luna prendeva il posto del sole portando con sé il buio: allora, sulla chioma degli alberi, piccoli diamanti colorati sbocciavano ed emanavano luce propria, gli abitanti della notte uscivano dalle loro tane e i fiori iniziavano a cantare mentre i loro petali diventavano fluorescenti.

Una notte, mentre Emily ascoltava il canto dei fiori fluorescenti, d’un tratto questi smisero di cantare e calò un silenzio che attirò la sua attenzione. Da un piccolo forellino del suo nascondiglio cercò di spiare ciò che succedeva là fuori. Scorse quattro zampe azzurre, ma non riusciva a capire che creatura fosse. Sentendo di dover stare nascosta fino al mattino seguente indietreggiò, ma calpestò un rametto secco facendo rumore. Rimase immobile, sperando che nessuno l’avesse sentita, ma ne dubitò e aveva ragione perché con quel silenzio era impossibile non avvertire anche il più piccolo rumore. Non aveva scelta: doveva uscire allo scoperto e affrontare con coraggio ciò che c’era là fuori. Si trattava di un animale dalle zampe azzurre e gli zoccoli argentati. Le si avvicinò con la testa alta, scrutandola con occhi curiosi. Anche Emily fissava la creatura con stupore e meraviglia, soprattutto era affascinata dalle maestose corna dell’animale. Capì che si trattava di un protettore della Luna, la regina della notte.

I due si fissarono a lungo con gli occhi ben aperti, sbarrati, senza battere ciglio. Ad un certo punto la creatura smise di girare intorno ad Emily e di fissarla e prese ad illuminarsi, colpendola con fasci di luce fino a farle chiudere gli occhi. Fu in quel momento che lei sentì di nuovo quello strano suono, quel rumore che aveva emesso la matita nel cortile della scuola. E quando riaprì gli occhi si ritrovò di nuovo sulla panchina con in mano il libro e la matita.

Era di nuovo al villaggio, solo che non sentiva più le mani congelate e i giganti di terra non indossavano più l’abito bianco, ma verde; i fiumi, i laghi e i torrenti non erano più ghiacciati, gli uccelli erano ritornati a canticchiare e gli alberi non erano più spogli.

Cos’era successo?

Lexel Fiore

IL SEGRETO DELLA MATITA

Prima parte

L’enorme sfera di fuoco che illuminava la terra si era rifugiata dietro le nuvole grigie, l’umidità si era diffusa su tutto il villaggio provocando un freddo risveglio agli abitanti.

Tutti andavano di fretta, come se il loro tempo fosse limitato. Gli adulti salivano nelle loro macchine ignorando i saluti dei familiari che gli auguravano un buon giorno e riempivano le strade, tormentando i giganti di terra con i rumori e gli odori del liquido nero che contenevano gli ammassi di metallo.

I ragazzi, dopo aver varcato la soglia delle loro case e salutato le mamme, si avviavano verso il punto più isolato del villaggio. Quando si incontravano con i compagni, si raccontavano cosa avevano fatto nelle vacanze di Natale e cosa avevano ricevuto in dono, si lamentavano degli eccessivi compiti assegnati dai professori, anche se in realtà li avevano alla fine tutti svolti.

In un angolo del villaggio, una ragazza era seduta su una panchina di legno; nella mano destra teneva una matita con incisa la frase dorata in corsivo il bosco cristallino, nella sinistra un quaderno rosso. I suoi capelli erano lunghi, lisci con le punte ondulate, il colore era di un castano chiaro. Mentre guardava i giganti di terra, si accorse che il loro abito non era più verde ma bianco, e che i boschi non erano più fitti ma spogli, e che gli animali non si vedevano più così di frequente, e i fiumi, le cascate, i laghi e i torrenti non erano più un rifugio sicuro per i pesci. Dopo aver osservato attentamente il paesaggio, lo disegnò per ciò che le trasmetteva. Finito il disegno, chiuse il libro mettendo la matita nella pagina del paesaggio come segnalibro. Si alzò e raggiunse la folla di ragazzi che aspettavano nervosamente l’apertura del portone. 

Le lancette dell’orologio della piazza segnarono l’ora dell’apertura della scuola. Il portone si spalancò e dietro apparve il custode dell’edificio, che solo a guardarlo faceva paura ai giovani studenti. Con un sorriso falso il custode fece un gesto di benvenuto.

Alla fine delle lezioni lo stesso orologio segnava l’ora di pranzo e tutti gli studenti uscirono dalla scuola precipitandosi in cortile come una mandria di bufali inferociti. La ragazza uscì per ultima per non beccarsi gli spintoni dai suoi compagni.

Emily, questo era il suo nome, si sedette nuovamente sulla stessa panchina di legno e riprese ad ammirare il paesaggio. Ad un tratto l’incisione sulla sua matita emise prima una luce dorata, poi un suono acuto, che però sembrò colpire ferocemente solo i timpani della ragazza. Spaventata e disorientata, Emily iniziò a correre, fino a quando si sentì leggera, chiuse gli occhi e i suoi capelli iniziarono a fluttuare… che bella sensazione! Non fece in tempo a riaprire gli occhi che, senza nemmeno un graffio, si ritrovò distesa sul tronco di un albero caduto. Tolse i capelli dal viso per capire dove fosse e vide che le montagne ricoperte di neve non c’erano più, né c’era più il villaggio o qualunque altra cosa lo ricordasse, e soprattutto non era più inverno. L’erba non era pungente ma delicata, si sentiva lo scrosciare dell’acqua di un torrente e un odore di aria pulita invadeva tutto il luogo; colonne di alberi erano disposte in modo da far entrare solo il fascio di luce che illuminava una pietra piatta. Emily si avvicinò cautamente in una posizione di difesa, in quanto temeva che dietro quella pietra si potesse nascondere qualcosa di pericoloso. Ma quando si avvicinò, riconobbe immediatamente la sua matita e il suo quaderno e fu sollevata di non aver trovato qualcos’altro.

Li prese entrambi e sentì all’istante un brivido attraversare tutto il corpo. Il suo cuore pulsava più velocemente, le gambe erano immobilizzate, le mani iniziarono a tremare, la vista sembrava offuscarsi. Perché aveva così tanta paura?

Lexel Fiore