Quando un libro apre mondi possibili: Viva la Costituzione

Il giorno venerdì ventiquattro febbraio, io ed altri alunni di terza della mia scuola abbiamo effettuato un collegamento meet con Andrea Franzoso, autore del libro “Viva la Costituzione”, che è stato oggetto di molte delle nostre riflessioni di quest’ultimo mese.

Il signor Franzoso mi ha fatto subito un’ottima impressione, infatti ci ha salutati con molto garbo e senza perdersi in indugi ci ha invitati a porgli le domande che avevamo preparato: la conversazione è stata piacevole, e anche quando il tempo previsto per l’incontro è scaduto lui non ha esitato a far parlare tutti, concedendoci molto più tempo del previsto.

La cosa che più mi ha sorpreso è stata la sua sincerità, infatti non si è tirato indietro nemmeno di fronte a domande personali e non ha mai smesso di esprimere la propria opinione, anche quando si parlava di temi delicati come il gay pride o alcuni personaggi del  Festival di Sanremo.

Così facendo ha spiazzato sia noi alunni sia i professori, ed abbiamo tutti apprezzato questa sua forma di rispetto nei nostri confronti, perché essere trattati da “grandi” alla nostra età è sempre meno scontato in un mondo pieno di tabù come il nostro.

Ho trovato interessanti le osservazioni critiche che ha rivolto ad alcune “abitudini” delle nostre amministrazioni, perché, a differenza di buona parte della popolazione, che si lamenta dei provvedimenti politici senza avere le giuste informazioni per farlo, lui ha accompagnato le sue tesi con pacatezza e citando esempi e dati precisi.

In particolare, mi è rimasto impresso l’esempio riguardante l’uso dei fondi comunali: ci sono state occasioni (e le ha citate esplicitamente) in cui alcune amministrazioni comunali hanno investito ingenti cifre per realizzare opere poco importanti, tralasciando la possibilità di investire in cose che avrebbero portato meno consenso ma sicuramente maggiori benefici ai cittadini in termini di salute e di risparmio.

 A quel punto la domanda è sorta spontanea: perché investire i fondi statali, che per giunta finanziamo noi con le tasse, in beni per il “divertimento” quando nel nostro Paese ci sono ancora carenze gravi ed evidenti?

La risposta potrebbe essere che in un paese come il nostro per i politici l’unica cosa davvero importante è il consenso popolare, e quindi le esigenze reali, se poco “popolari”, vengono accantonate, ed il fatto che questa possa essere la reale risposta alla domanda che ci siamo posti mi ha fatto sorgere il principale dubbio che mi è rimasto dopo l’incontro: come farà la nostra società a progredire se tutto ciò che vogliamo è il consenso degli altrui?

Matteo Di Biase

IO SONO ZERO

Io sono Zero è un romanzo di formazione per ragazzi di Luigi Ballerini, pubblicato nel 2015 e che l’anno seguente ha vinto il premio Bancarellino.

Il protagonista del racconto è Zero: un ragazzo di circa quattordici anni che ha sempre vissuto in un appartamento ipertecnologico, e non è a conoscenza di nessun altro essere vivente al di fuori di Madar, la voce che lo guida da quando è nato.

Ad un certo punto però, c’è un blackout in quella che definisce la propria casa e si trova catapultato nel mondo reale, dove per la prima volta prova sensazioni come il freddo e la neve che cade sulla pelle, ma le cose che lo stupiscono di più sono la mancanza di un soffitto e la mancanza di dispositivi touch screen, elementi per lui fondamentali che lo hanno accompagnato per tutta la vita.

Zero si sente perso e spaventato, come reagirà ad un cambiamento così grande nella sua vita? Come si comporterà quando incontrerà delle persone reali? Riuscirà ad integrarsi nella società ed a sentirsi umano a tutti gli effetti?

Le risposte si trovano tutte in questo magnifico libro consigliato ai lettori tra gli 11 ed i 15 anni.

Matteo Di Biase

NON SIAMO SOLI

Il giorno 11 novembre ho avuto la fortuna di assistere ad un incontro con Domenico Diacono, padre di Antonella, la quale, purtroppo, una mattina di novembre del 2017 si è tolta la vita.

Il signor Diacono ci ha parlato di Antonella e ci ha letto diversi dei suoi bellissimi pensieri scritti sul suo diario personale. Ho riflettuto molto, durate l’incontro e anche dopo, ma la sensazione che più mi è rimasta dentro è che lei fosse una persona profonda, gioiosa ed intelligente. Com’è possibile che una ragazza così si sia tolta la vita?

Domenico ci ha detto che Antonella non subiva nessuna forma di bullismo o di insulti, però si sentiva ignorata ed incompresa da tutti a tal punto da sentirsi invisibile.

Tutto ciò mi fa riflettere: qualcuno si fosse mostrato più empatico nei suoi confronti, probabilmente lei oggi sarebbe ancora qui con noi.

Un giorno Antonella ha confidato ad una sua amica che aveva necessità di piangere e che, in tale circostanza, invece di essere aiutata ha ricevuto come risposta un: “Com’è possibile, proprio tu che sei sempre allegra!”  Ho pensato che tante volte anche noi, pensando di aiutare qualcuno a sdrammatizzare un momento di tristezza, rispondiamo così, facendo però sentire la persona sempre più sola…

Ecco, questo porto con me più di tutto da questo incontro: l’importanza dell’ascolto vero.

Matteo Di Biase