DUE CHIACCHIERE COL PROFESSORE MIGLIORE DEL MONDO

Intervista al professor Antonio Curci, docente di informatica presso l’Istituto Tecnico “Panetti” di Bari, recentemente insignito del titolo di “miglior professore al mondo” dal Global Teacher’s Award.

CHI E’ IL PROF. CURCI AL DI FUORI DELLA SCUOLA?

Al di fuori della scuola sono una persona semplice che ama le cose belle, l’arte e la poesia.

Sono estremamente curioso: mi piace osservare, passeggiare a piedi o in bicicletta, guardare il panorama e vivere con le persone a cui voglio bene.

Inoltre ho una passione per i giovani: sono stato un educatore in ambito parrocchiale e da quando avevo 20 anni sono stato educatore di giovanissimi quindi, nel tempo,  ho maturato una vera e propria vocazione ad occuparmi dei ragazzi. Ho avuto la fortuna, tramite un concorso, di fare l’insegnante, ma in realtà la mia è stata una scelta precisa perché ho  rinunciato ad un lavoro ben remunerato in un’azienda privata per seguire la mia passione di educatore.

Quindi nel lavoro sono esattamente quello che sono nella vita: una persona semplice al servizio dei giovani.

COME CI SI SENTE A RICEVERE UN PREMIO COSI’ PRESTIGIOSO COME “MIGLIOR PROFESSORE DEL MONDO” ?

Mi sento grato alla vita perché raccolgo quello che ho seminato con caparbietà e ostinazione, anche quando mi sono sentito non accettato.

Infatti per le mie idee sulla scuola (tipo quelle di portare la radio negli strumenti didattici) sono stato un pioniere e quando le proponevo, per esempio nei Collegi Docenti, me le sentivo sempre bocciare, probabilmente perché non erano ancora maturi i tempi. Quindi, a distanza di anni, veder riconosciuti i miei sforzi e aver spazzato via ingiuste batoste e incomprensioni ha dimostrato che il tempo è galantuomo e mi ha fatto capire che probabilmente proponevo le mie idee ad una Scuola che non era ancora “matura” per accettarle.

Successivamente mi sono impegnato a cambiare il piccolo mondo che mi circondava nell’ambiente scolastico e sono arrivato a ricevere, a seguito della presentazione di una serie di documenti, questo riconoscimento che premia i migliori docenti al mondo… 

Non potevo crederci: fra tanti docenti selezionati  in 110 Paesi del mondo ero stato scelto io. Mi chiedevo: “perché questo riconoscimento  proprio a me? Si sono allineati i pianeti o forse ho lavorato bene?”.

Quindi mi sono sentito grato alla la vita e contemporaneamente mi sono sentito figlio di una Comunità, figlio della Scuola, figlio della mia città, figlio dei miei ragazzi.

Questa è la cosa più bella, perché i miei ragazzi mi hanno incoraggiato, dato che anche i docenti si sentono spesso fragili e hanno bisogno di quella parolina di conforto o di quell’occhiolino di complicità dello studente.

Ho dedicato la mia vittoria a  mia moglie (anche lei insegnante che condivide con me molte attività al Panetti e a Radio Panetti) e a tutti i ragazzi che ho incontrato in ventitré anni di insegnamento.

LEI HA INSTAURATO UN RAPPORTO DI AMICIZIA E CONFIDENZA CON I SUOI ALUNNI NEL CORSO DEGLI ANNI?

Più che altro un rapporto di “umanità”: i miei ragazzi sanno che sono un compagno di viaggio ma sanno anche che rimango il loro professore e loro i miei alunni, non siamo amici come lo intendete voi fra coetanei.

Abbiamo instaurato un rapporto che va sotto il nome di “umanizzazione della scuola”: loro sanno che possono contare su di me, ma sanno anche che sono una persona giusta, che non fa sconti, per esempio quando un ragazzo non studia.

Sanno anche che non valuto la persona ma il suo lavoro e che se un alunno prende un brutto voto gli do sempre l’opportunità di farlo rimediare e lo incentivo a migliorare.

L’importante è sorridere e accettarsi e sapere che non si può essere sempre performanti, perché un momento di insuccesso può capitare sia ai docenti che agli studenti.

In definitiva il rapporto che ho con i ragazzi è un rapporto semplice, basato sulla fiducia e sulla stima reciproca.

PUO’ RACCONTARCI COME NASCE L’IDEA DI “RADIO PANETTI”?

E’ nata nel 2000-2001 quando sono stato trasferito dall’ Istituto Tecnico di Castellana Grotte al Panetti (dove sono stato anche studente): avevo sempre avuto una grande passione per la Radio e pensai che poteva essere un ottimo veicolo per fare un nuovo modello di scuola.

Così presentai al Collegio dei docenti, in un primo momento, il progetto di una “Web TV” : pensai che forse potevamo lavorare con i Media (quella che oggi si chiama “Media Education”).

Quel giorno fui trattato molto male e venni accusato dai colleghi di volermi “mettere solo in  vetrina” e che “non volevo fare scuola bensì spettacolo”.

Ho continuato anno dopo anno, imperterrito, a ripresentare lo stesso progetto, che puntualmente veniva bocciato, ma non mi sono mai dato per vinto.

Finalmente nel 2006 una Radio barese che si chiamava “L’Altra Radio” venne a scuola a presentare un progetto “esterno”: io collaborai con lo speaker radiofonico e colsi l’occasione di quella esperienza per poi proporre l’anno successivo la creazione di Radio Panetti.

Essa non era una semplice Radio che fa musica e mette i ragazzi a parlare, ma era uno strumento che consentiva agli studenti di “esibirsi” (visto che l’esibizionismo è tipico dell’età giovanile) offrendo nello stesso tempo dei contenuti importanti che potevano essere quelli che si studiano a scuola ma anche altro.

Ecco che tramite questi contenuti l’esibizionismo si trasformava in protagonismo, esaltandone gli aspetti positivi. Siamo partiti  in poche persone e con poca strumentazione  e siamo arrivati ad oggi: Radio Panetti può contare su 60 studenti in redazione! Ci occupiamo di televisione, giornalismo, fotografia, musica, story telling. Abbiamo uno studio radiofonico professionale e uno studio televisivo e siamo in grado di raccontare  grandi eventi in diretta, proprio come farebbero la RAI oppure SKY.

Siamo cresciuti tantissimo in questi quindici anni, con l’obiettivo non di fare spettacolo ma di aiutare i ragazzi a scoprire i loro talenti e sviluppare quella competenza che va sotto il nome di Comunicazione.

SE LEI FOSSE UN PROFESSORE DELLE SCUOLE MEDIE COSA CONSIGLIEREBBE IN MERITO ALLA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE DA FREQUENTARE?

Consiglio semplicemente di seguire le proprie passioni senza sottostare all’equazione semplicistica secondo cui se un ragazzo è bravo va al Liceo, se è mediamente bravo va al Tecnico, se non è bravo va al Professionale…

Perché non ci si innamora per obbligo o per decreto ma perché a un certo punto scatta una passione: anche per lo studio è così, e inoltre una cosa fatta per obbligo non viene bene.

Se invece uno studente, guardando dentro di sé, cerca di capire quali sono le sue reali passioni, allora sì che riesce a scegliere la strada migliore affinché le sue passioni possano germogliare.

Se cominciamo a studiare per passione ci accorgeremo che lo studio non solo non ci stanca, ma ci coinvolge, ci entusiasma e ci fa diventare qualcosa a cui non avevamo mai pensato, e allora lo studio coinciderà anche con i nostri hobbies e con i nostri interessi.

Se una persona non portata per la Matematica viene obbligata a studiarla, vivrà un Inferno perché farebbe controvoglia qualcosa che non è nella sua natura: deve scegliere quello che lo appassiona, a prescindere dal fatto che sia bravo o no a farlo.

I “ciucci“ non esistono, esistono solo quelli che non hanno scoperto quali sono i propri talenti, e ognuno di noi almeno uno ce l’ha.

Sara Medici

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