“Stai zitta” di Michela Murgia

Di tutte le cose che le donne possono fare, parlare è ancora considerata la più sovversiva”

“Stai zitta” di Michela Murgia, scrittrice e opinionista italiana, oltre che un libro, è uno strumento che evidenzia come il patriarcato sia ancora fortemente radicato nella nostra società, nella quale il ruolo “inferiore” della donna viene imposto soprattutto attraverso il linguaggio, specchio del pensiero di massa.

Questa realtà scomoda è raccontata, o meglio spiegata con l’analisi di 9 frasi che le donne si sentono dire dagli uomini col fine di sminuire la loro persona, il loro ruolo e le capacità.

Vi spiego meglio: Fareste mai ad un uomo un complimento per il fatto che oltre a fare carriera è un buon padre?

Le donne in carriera con figli, vengono talvolta elogiate non tanto per la professione, quanto per il ruolo di “mamma”, come possiamo notare spesso nei titoli di giornale “L’assessore è mamma di due figli” La mamma-razzo vince i 100 metri” “Giovane mamma muore a 32 anni”.

Pur di non ammettere l’importanza di una donna, la società ha bisogno di evidenziarne il ruolo materno rendendola così in un certo senso più “umana” oppure chiamandola col nome di battesimo, dandole del TU e mettendo l’articolo determinativo davanti al cognome, tutto per farle perdere credibilità.

Per abbattere questi pregiudizi assolutamente infondati che ahimè ci portiamo dietro da secoli, è necessario uno scatto di mentalità, da parte non solo degli uomini, ma anche di noi ragazze e donne, rendendoci conto delle ingiustizie che ogni giorno, pur non rendendocene conto, ci troviamo ad affrontare, e che soprattutto, non sono solo parole.

Questo libro ha un’ambizione: che fra dieci anni una ragazza o un ragazzo trovandolo su una bancarella, sorrida pensando che queste frasi non le dice più nessuno.

Sara Medici

NON SIAMO SOLI

L’incontro con il signor Diacono è stato molto intenso ed emozionante.

Con il suo sorriso dolce e amorevole e la storia di Antonella, una ragazza non troppo diversa da tanti ragazzi di tredici anni, è riuscito ad entrare in empatia con tutti noi presenti e a toccarci nel profondo del cuore. 

In effetti Anto era una ragazza normale, una famiglia fantastica, una nuova scuola e tutta la vita davanti, eppure si portava dentro un dolore fatto di silenzi e sguardi altrui che pian piano l’ha divorata.

Siamo il peggior giudice di noi stessi, è vero, ma anche gli altri non scherzano!!

A volte facciamo o diciamo determinate cose solo piacere a qualcuno e finiamo per dimenticare chi siamo davvero. Oppure restiamo in silenzio per paura di essere giudicati, non capiti, o semplicemente per vergogna.

E la cosa peggiore è che soffriamo, pensando di essere gli unici a provare questa sofferenza, e allora ci crediamo sbagliati e ce la prendiamo con noi stessi.

Ma come ci ricorda Antonella, non siamo soli e soprattutto non è vero che non c’è una soluzione: c’è sempre una chiave!

Per me questo incontro è stato molto importante e auguro a tutti i ragazzi la fortuna di poter ascoltare le parole che curano di chi ha non si è fatto fermare dal dolore ma ne ha fatto il motore per aiutare gli altri.

Ciao, Domenico.

Sara Medici

A SCUOLA NEL REGNO UNITO

La scuola italiana funziona, non funziona, è datata, è in fase di transizione, è …. E la scuola degli altri paesi europei? Come è organizzata e come funziona?

In questo articolo vi parlo del modello scolastico del Regno Unito e delle differenze con quello italiano; chissà che non possiamo prendere qualche idea interessante …

Le scuole inglesi si dividono in maintained (scuole statali) e independent (scuole private). Sin dal XIX secolo il sistema scolastico del Regno Unito crede fortemente nella decentralizzazione delle decisioni in materia di istruzione: sono infatti le Local Education Authorities (LEAs), 96 in tutto il paese, che amministrano tutto il sistema e si occupano di garantire che l’istruzione pubblica gratuita venga fornita in modo adeguato in tutto il Paese.

Non è quindi il Ministero della Pubblica Istruzione (Department for Education & Skills, fondato soltanto nel 1964) a occuparsi in maniera diretta delle scuole, come accade in Italia, nonostante esegua costantemente controlli.

GLI ORDINI DEL SISTEMA SCOLASTICO INGLESE SONO TRE, COME DA NOI:

-Primary Education (Istruzione primaria): riguarda la fascia di età che va dai 4/5 agli 11 anni. L’obbligo scolastico parte dai cinque anni, ed è suddivisa in tre tipi:

   infant (5 -7 anni), junior (7- 11 anni), junior e infant (5 -11 anni)

Secondary Education (Istruzione Secondaria): l’istruzione secondaria copre la fascia dagli 11 ai 16 anni, età a cui termina l’obbligo scolastico.

Tertiary Education (Istruzione Terziaria): l’istruzione superiore non è obbligatoria, ma una percentuale vicina al 90% del totale degli studenti continua a frequentare la scuola fino ai 18 anni, quando si consegue il diploma, necessario per iscriversi all’università.

IL NATIONAL CURRICULUM

Più di vent’anni fa, nel 1988, l’Education Reform Act ha introdotto un programma comune a tutte le scuole per quel che concerne le materie fondamentali; a 7 e 11 anni gli studenti sostengono esami di inglese, matematica e scienze. Le scuole private sono esentate dal seguire le direttive della scuola pubblica, ma solitamente adottano anch’esse quello che viene definito il National Curriculum.

Il National Curriculum è formato da diverse fasi chiave (key stages) e 10 materie: 3 materie chiave (inglese, matematica e scienze) e 7 materie propedeutiche (informatica, storia, geografia, musica, arte, educazione motoria, lingua straniera).

SCUOLA SUPERIORE

L’istruzione superiore è strutturata secondo un sistema stabilito nel 1938, e poi migliorato e perfezionato nei decenni successivi. 

Si tratta di un sistema tripartito: ci sono le Grammar School (i nostri licei), le Technical School (gli istituti tecnici) e le Modern School (gli istituti professionali). Quelle che invece sono chiamate Public School di pubblico hanno ben poco, perché sono scuole private solitamente destinate solo a un’elite. Le LEA territoriali nel secondo dopoguerra proposero di estendere la Grammar School alla totalità degli studenti: dal momenti che non potevano accogliere tutti gli studenti, vennero istituite le Comprehensive School.

Le giornate scolastiche sono organizzate in modo autonomo dalle singole scuole, cosa che non avviene nel nostro Paese,  ma la giornata scolastica tipo è più o meno questa: lezione dalle 9 alle 12, pausa pranzo e poi altre due ore di lezione nel pomeriggio. In alcune scuole, soprattutto quelle private, era obbligatoria la divisa fino al conseguimento del cosiddetto GCSE (cioè fino ai 16 anni), ma dagli ultimi due anni non è più obbligatorio indossarla nemmeno nelle scuole private.

GLI INSEGNANTI

Per esercitare la professione gli insegnanti sono tenuti a ottenere la qualifica del Department for Education and Skills e a essere registrati al General Teaching Council. Dopo un periodo di prova solitamente gli insegnanti hanno contratti a tempo indeterminato. Gli stipendi sono regolati da un contratto nazionale, ma ci sono retribuzioni supplementari in base ai risultati, cosa che non accade in Italia. Le scuole possono dare premi, incentivi e gratifiche per trattenere i professori più bravi. Il contratto di base degli insegnanti prevede 1265 ore di servizio annuali.

Le ore settimanali di lavoro sono circa 37. La busta paga annuale di un insegnante del Regno Unito è di circa 32 mila euro, in Italia invece un insegnante guadagna circa 23 mila euro all’anno.

Nonostante gli insegnanti italiani non siano pagati quanto quelli inglesi offrono comunque un’istruzione di qualità che permette agli alunni italiani di competere con quelli degli altri stati. 

Purtroppo però, molti degli studenti più in gamba si trasferiscono all’estero per avere possibilità lavorative migliori, in questo modo l’Italia perde ogni anno molte menti per le quali ha investito le proprie risorse.

Sara Medici

VAI ALL’INFERNO, DANTE!

Amazon.it: Vai all'Inferno, Dante! - Garlando, Luigi - Libri

Ti sei mai annoiato nell’ora di letteratura tanto da voler mandare Dante all’inferno, senza neanche passare per il purgatorio?? Non mentire, vil ghibellino! 

Ma stai pur certo che leggendo questo strepitoso romanzo di Luigi Garlando non ti annoierai mai!

In questo racconto, un nuovo Dante tutto da scoprire! Un pro-gamer su Fortnite, un rapper che canta in terzine, un fedele tifoso della Fiorentina! 

A Firenze vi è una splendida villa cinquecentesca, la Gagliarda, residenza dei Guidobaldi e sede dell’impresa di famiglia. È lì che vive Vasco, quattordici anni, un bullo impenitente abituato a maltrattare professori, compagni e familiari. A scuola Vasco fa pena, in compenso è imbattibile al videogioco Fortnite, e progetta di diventare un gamer professionista avendo già migliaia di followers! Perché in fondo Vasco è così, sa di essere in credito con la vita e di avere diritto a tutto.

 Luigi Garlando ha dato vita ad una storia appassionante, ricca di azione e spunti di riflessione: è uno di quei libri che si leggono tutto d’un fiato senza riuscire a staccarsi.  Il suo un unico difetto è che ad un certo punto finisce …

Questo romanzo ci fa ben capire come in realtà personaggi iconici, come Dante Alighieri stesso, non siano tanto lontani da noi e dal nostro modo di pensare, e che forse, quando li consideriamo solo un argomento di studio, non li conosciamo abbastanza a fondo. 

Dante era un uomo come noi, vissuto però in un contesto storico differente dal nostro, ma le emozioni ed i sentimenti umani sono gli stessi oggi come nel XIII secolo. Se capiamo questo, riusciamo ad appassionarci a Dante ed alle sue opere, in primis alla Divina Commedia, che rappresenta sicuramente il suo capolavoro perché attraverso il suo viaggio immaginario nei tre mondi ultraterreni, descrive vizi e virtù umane con sagacia e originalità.

Sara Medici

ZINGARELLINEWS: LA VOCE DEI RAGAZZI!

Sabato 29 gennaio, alle ore 16,30, si è tenuta, in modalità on line, la tavola rotonda di presentazione del web giornale Zingarellinews, al quale da mesi, ormai, stiamo lavorando.

Insieme alla Dirigente Manuela Baffari, alle docenti referenti del progetto e ad altre insegnanti, ai genitori e agli alunni, erano presenti anche l’assessora Paola Romano, diverse persone che vogliono bene alla nostra scuola, come la preside Valeria Cristiano e la dottoressa Terry Marinuzzi, e i rappresentanti delle associazioni che ci accompagneranno in questa avventura e che hanno creduto che fosse realizzabile anche quando davvero era solo un’idea. Un’idea bella, quasi un sogno, per molti di noi, un sogno di quelli che ti tengono compagnia quando devi stare chiuso in casa e vedere gli amici è un miraggio …

Molti di noi sono arrivati in questa scuola solo quest’anno e non si conoscono ancora bene, ma anche i ragazzi delle altre classi hanno avuto modo di frequentare poco i propri compagni a causa della pandemia; figuriamoci, poi, quanto poco hanno potuto familiarizzare con qualche ragazzo o ragazza delle altre classi!!!

Ebbene, grazie a Zingarelli News, abbiano avuto, e abbiamo, la possibilità di conoscerci e, seppure a distanza, di lavorare insieme!

Le nostre classi virtuali (quella dei ragazzi di prima media, anche detta “I migliori!”, quella dei ragazzi di seconda, il nostro Desk, e quella degli “Inviati Speciali “ delle terze) ci stanno consentendo di fare qualcosa di bello INSIEME, una parola insolita in tempi di Covid e che però, alla nostra età, racchiude un mondo …

Tornando alla tavola rotonda, dopo che la Dirigente ha sintetizzato le caratteristiche e gli obiettivi del nostro giornale, è intervenuto il direttore di LSD Magazine Michele Traversa, che è il nostro simpaticissimo formatore e che sembra quasi uno di noi, per il suo carattere allegro e aperto. Subito dopo hanno preso la parola Maria Panza, presidentessa dell’associazione Parcodomingo e Angela Albanese e Domenico Diacono, dell’associazione Anto Paninabella.

Maria Panza ha presentato la sua associazione, uno dei luoghi belli della nostra città, un’associazione che ha come centro un orto urbano (Orto Domingo) ma che è anche una vera e propria comunità in cui si può sperimentare il concetto di città sostenibile per la natura e anche per gli uomini. Ci hanno colpito molto la sua riflessione sul tempo e sull’importanza che esso riveste nella vita delle piante, della natura e soprattutto delle persone. Ne abbiamo riparlato in classe e abbiamo riflettuto sul tempo che ciascuno di noi deve concedersi per imparare, per crescere: il tempo della pazienza e anche dell’attesa …

Angela Albanese e Domenico Diacono ci hanno raccontato la storia della loro figlia Antonella e ci hanno spiegato cosa faccia, in suo onore, l’associazione Antopaninabella. Domenico ha sottolineato che Antonella era una ragazza che appariva serena, ma che nascondeva alcune difficoltà esistenziali dietro un’apparente facciata di felicità, come molti di noi … L’obiettivo di Domenico e Angela, ora che purtroppo Antonella non c’è più, è quello di confrontarsi con i genitori e i ragazzi sul tema delle fragilità e delle insicurezze degli adolescenti perché ciò che è accaduto a lei Antonella non accada mai più a nessun ragazzo e a nessuna ragazza. Di quanto ci hanno detto restano parole di cura e di attenzione, l’idea che insieme è più facile crescere e affrontare le paure che tutti noi abbiamo: sembrare deboli, non essere perfetti, non essere capiti e poi essere giudicati, di peso, etichettati …

In rappresentanza del Comune di Bari, che ringraziamo per aver reso possibile il nostro sogno, era presente l’assessora Paola Romano, che è restata con noi fino al termine dell’incontro: quando frequentava il liceo anche lei scriveva per un giornale scolastico e ci ha detto che diversi suoi compagni, ora, sono giornalisti affermati!! Chissà che anche qualcuno di noi non diventi un giornalista o uno scrittore! Certo che sarebbe proprio bello!

Insomma, la nostra presentazione/tavola rotonda è stato un incontro ricco di emozioni e di scambi; hanno parlato anche alcuni genitori e diversi ragazzi, ciascuno dei quali ha potuto spiegare come sono nati i primi articoli e cosa fa per il giornale.

L’incontro si è concluso con il proposito di continuare ad ampliare sempre di più questo progetto, in modo che la nostra voce si possa diffondere in città e magari, chissà, anche altrove.

Continuate a seguirci: pubblicheremo i nostri articoli ogni sabato e in occasione di ricorrenze o eventi particolari.

Ah, dimenticavamo: ospiteremo anche gli articoli di quanti, esterni alla nostra scuola, avranno voglia di unirsi a noi in questa piccola ma anche grande (anzi grandissima!) avventura.

Rebecca Albrizio, Sara Medici, Elisabetta Romanini

DUE CHIACCHIERE COL PROFESSORE MIGLIORE DEL MONDO

Intervista al professor Antonio Curci, docente di informatica presso l’Istituto Tecnico “Panetti” di Bari, recentemente insignito del titolo di “miglior professore al mondo” dal Global Teacher’s Award.

CHI E’ IL PROF. CURCI AL DI FUORI DELLA SCUOLA?

Al di fuori della scuola sono una persona semplice che ama le cose belle, l’arte e la poesia.

Sono estremamente curioso: mi piace osservare, passeggiare a piedi o in bicicletta, guardare il panorama e vivere con le persone a cui voglio bene.

Inoltre ho una passione per i giovani: sono stato un educatore in ambito parrocchiale e da quando avevo 20 anni sono stato educatore di giovanissimi quindi, nel tempo,  ho maturato una vera e propria vocazione ad occuparmi dei ragazzi. Ho avuto la fortuna, tramite un concorso, di fare l’insegnante, ma in realtà la mia è stata una scelta precisa perché ho  rinunciato ad un lavoro ben remunerato in un’azienda privata per seguire la mia passione di educatore.

Quindi nel lavoro sono esattamente quello che sono nella vita: una persona semplice al servizio dei giovani.

COME CI SI SENTE A RICEVERE UN PREMIO COSI’ PRESTIGIOSO COME “MIGLIOR PROFESSORE DEL MONDO” ?

Mi sento grato alla vita perché raccolgo quello che ho seminato con caparbietà e ostinazione, anche quando mi sono sentito non accettato.

Infatti per le mie idee sulla scuola (tipo quelle di portare la radio negli strumenti didattici) sono stato un pioniere e quando le proponevo, per esempio nei Collegi Docenti, me le sentivo sempre bocciare, probabilmente perché non erano ancora maturi i tempi. Quindi, a distanza di anni, veder riconosciuti i miei sforzi e aver spazzato via ingiuste batoste e incomprensioni ha dimostrato che il tempo è galantuomo e mi ha fatto capire che probabilmente proponevo le mie idee ad una Scuola che non era ancora “matura” per accettarle.

Successivamente mi sono impegnato a cambiare il piccolo mondo che mi circondava nell’ambiente scolastico e sono arrivato a ricevere, a seguito della presentazione di una serie di documenti, questo riconoscimento che premia i migliori docenti al mondo… 

Non potevo crederci: fra tanti docenti selezionati  in 110 Paesi del mondo ero stato scelto io. Mi chiedevo: “perché questo riconoscimento  proprio a me? Si sono allineati i pianeti o forse ho lavorato bene?”.

Quindi mi sono sentito grato alla la vita e contemporaneamente mi sono sentito figlio di una Comunità, figlio della Scuola, figlio della mia città, figlio dei miei ragazzi.

Questa è la cosa più bella, perché i miei ragazzi mi hanno incoraggiato, dato che anche i docenti si sentono spesso fragili e hanno bisogno di quella parolina di conforto o di quell’occhiolino di complicità dello studente.

Ho dedicato la mia vittoria a  mia moglie (anche lei insegnante che condivide con me molte attività al Panetti e a Radio Panetti) e a tutti i ragazzi che ho incontrato in ventitré anni di insegnamento.

LEI HA INSTAURATO UN RAPPORTO DI AMICIZIA E CONFIDENZA CON I SUOI ALUNNI NEL CORSO DEGLI ANNI?

Più che altro un rapporto di “umanità”: i miei ragazzi sanno che sono un compagno di viaggio ma sanno anche che rimango il loro professore e loro i miei alunni, non siamo amici come lo intendete voi fra coetanei.

Abbiamo instaurato un rapporto che va sotto il nome di “umanizzazione della scuola”: loro sanno che possono contare su di me, ma sanno anche che sono una persona giusta, che non fa sconti, per esempio quando un ragazzo non studia.

Sanno anche che non valuto la persona ma il suo lavoro e che se un alunno prende un brutto voto gli do sempre l’opportunità di farlo rimediare e lo incentivo a migliorare.

L’importante è sorridere e accettarsi e sapere che non si può essere sempre performanti, perché un momento di insuccesso può capitare sia ai docenti che agli studenti.

In definitiva il rapporto che ho con i ragazzi è un rapporto semplice, basato sulla fiducia e sulla stima reciproca.

PUO’ RACCONTARCI COME NASCE L’IDEA DI “RADIO PANETTI”?

E’ nata nel 2000-2001 quando sono stato trasferito dall’ Istituto Tecnico di Castellana Grotte al Panetti (dove sono stato anche studente): avevo sempre avuto una grande passione per la Radio e pensai che poteva essere un ottimo veicolo per fare un nuovo modello di scuola.

Così presentai al Collegio dei docenti, in un primo momento, il progetto di una “Web TV” : pensai che forse potevamo lavorare con i Media (quella che oggi si chiama “Media Education”).

Quel giorno fui trattato molto male e venni accusato dai colleghi di volermi “mettere solo in  vetrina” e che “non volevo fare scuola bensì spettacolo”.

Ho continuato anno dopo anno, imperterrito, a ripresentare lo stesso progetto, che puntualmente veniva bocciato, ma non mi sono mai dato per vinto.

Finalmente nel 2006 una Radio barese che si chiamava “L’Altra Radio” venne a scuola a presentare un progetto “esterno”: io collaborai con lo speaker radiofonico e colsi l’occasione di quella esperienza per poi proporre l’anno successivo la creazione di Radio Panetti.

Essa non era una semplice Radio che fa musica e mette i ragazzi a parlare, ma era uno strumento che consentiva agli studenti di “esibirsi” (visto che l’esibizionismo è tipico dell’età giovanile) offrendo nello stesso tempo dei contenuti importanti che potevano essere quelli che si studiano a scuola ma anche altro.

Ecco che tramite questi contenuti l’esibizionismo si trasformava in protagonismo, esaltandone gli aspetti positivi. Siamo partiti  in poche persone e con poca strumentazione  e siamo arrivati ad oggi: Radio Panetti può contare su 60 studenti in redazione! Ci occupiamo di televisione, giornalismo, fotografia, musica, story telling. Abbiamo uno studio radiofonico professionale e uno studio televisivo e siamo in grado di raccontare  grandi eventi in diretta, proprio come farebbero la RAI oppure SKY.

Siamo cresciuti tantissimo in questi quindici anni, con l’obiettivo non di fare spettacolo ma di aiutare i ragazzi a scoprire i loro talenti e sviluppare quella competenza che va sotto il nome di Comunicazione.

SE LEI FOSSE UN PROFESSORE DELLE SCUOLE MEDIE COSA CONSIGLIEREBBE IN MERITO ALLA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE DA FREQUENTARE?

Consiglio semplicemente di seguire le proprie passioni senza sottostare all’equazione semplicistica secondo cui se un ragazzo è bravo va al Liceo, se è mediamente bravo va al Tecnico, se non è bravo va al Professionale…

Perché non ci si innamora per obbligo o per decreto ma perché a un certo punto scatta una passione: anche per lo studio è così, e inoltre una cosa fatta per obbligo non viene bene.

Se invece uno studente, guardando dentro di sé, cerca di capire quali sono le sue reali passioni, allora sì che riesce a scegliere la strada migliore affinché le sue passioni possano germogliare.

Se cominciamo a studiare per passione ci accorgeremo che lo studio non solo non ci stanca, ma ci coinvolge, ci entusiasma e ci fa diventare qualcosa a cui non avevamo mai pensato, e allora lo studio coinciderà anche con i nostri hobbies e con i nostri interessi.

Se una persona non portata per la Matematica viene obbligata a studiarla, vivrà un Inferno perché farebbe controvoglia qualcosa che non è nella sua natura: deve scegliere quello che lo appassiona, a prescindere dal fatto che sia bravo o no a farlo.

I “ciucci“ non esistono, esistono solo quelli che non hanno scoperto quali sono i propri talenti, e ognuno di noi almeno uno ce l’ha.

Sara Medici