STORIA DI UN DCA

“I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Questo tipo di disturbo insorge prevalentemente durante l’adolescenza, colpendo nella maggior parte dei casi, con un rapporto di 9:1, il sesso femminile. I comportamenti tipici che manifesta un soggetto affetto da un disturbo dell’alimentazione sono diversi; tra i più frequenti troviamo: ridurre notevolmente il quantitativo di cibo ingerito, digiunare (anche come forma di compensazione dopo un’abbuffata), avere crisi bulimiche (che portano ad ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), vomitare per controllare il peso, usare lassativi o diuretici, praticare un’eccessiva attività fisica. In alcuni casi, il soggetto affetto da DCA può ricorrere ad uno o più di questi comportamenti. I principali disturbi dell’alimentazione che incontriamo sono l’anoressia , la bulimia nervosa e il disturbo dell’alimentazione incontrollata, anche detto binge eating disorder (BED).” Questo è ciò che riporta la rete regionale dei centri per la cura dei disturbi alimentari.

Ma cosa significa davvero vivere un DCA?

Soffrire di un disturbo alimentare ti sconvolge irrimediabilmente la vita, non scegli tu di entrarci, ci entri e basta. Comincia tutto con il voler perdere “qualche chilo” e si finisce per essere schiavi della propria mente. Vivere un DCA significa imparare a convivere con il proprio peggior incubo, essere controllati da qualcosa che tu stesso alimenti, qualcosa che ti controlla. Quando entri in questo circuito, improvvisamente ti sembra che il mondo intero ruoti attorno al cibo e al terrore di ingrassare; anche la cosa più banale si trasforma in qualcosa di terrorizzante e in un motivo di ansia e stress. Inizi a “organizzare” ogni singolo momento e anche un semplice caffè comincia a farti tremare le gambe e a farti sudare freddo, a far vacillare quel briciolo di sicurezza in te stesso che il “mostro” ti lascia. Spesso i pensieri sul cibo cominciano ad assillarti, non solo quando sei a tavola, ma anche a scuola o in palestra… nella testa sembra esserci posto solo per cibo, calorie, peso, grasso etc… Tutto il tuo mondo si sgretola riducendosi all’ossessione per un corpo perfetto.

Ma da dove nasce un disturbo alimentare?

Ho provato a cercare su internet quali siano gli eventi scatenanti più comuni e diffusi, e ciò che ho trovato mi ha lasciato senza parole: “Sono svariati i motivi per i quali una persona può cominciare a soffrire di un DCA. La presenza di obesità nell’infanzia è un fattore molto comune per chi soffre di un disturbo alimentare”; spesso chi viene identificato come ex-obeso, è molto più esposto al rischio di ammalarsi di DCA, questo perché fin dall’infanzia e soprattutto nel periodo pre adolescenziale, è stato vittima e oggetto di prese in giro per il proprio peso o per le forme del proprio corpo. Vivere queste situazioni di continue prese in giro per la propria forma fisica, porta ad un odio verso se stessi e verso il proprio corpo, ci si comincia a vedere sempre più piccoli e sbagliati e si cominciano a giustificare quelle “prese in giro” cercando di cambiare per accontentare gli altri. “Quasi sempre, infatti, chi soffre di un disturbo alimentare tende a vedere la propria immagine corporea alterata, il modo in cui nella sua mente si forma l’idea del suo corpo e delle sue forme influenzano la sua vita più della sua immagine reale.” Per chi soffre di questa malattia, lo specchio diventa il suo peggior incubo, ci si passano ore davanti a vedere i “progressi” fatti, ci si pesa di continuo per tenere sotto stretto controllo il peso, anche 4/5 volte nell’arco della giornata . “L’immagine che rimanda lo specchio è ai loro occhi quella di una ragazza coi fianchi troppo larghi, con le cosce troppo grosse e con la pancia troppo grande.” Come detto in precedenza, chi soffre di un disturbo alimentare è alla costante ricerca della perfezione, che in una persona affetta da DCA si racchiude in un unica parola: magrezza. L’ostinata ricerca di questa “perfezione” porta a fare ricorso a diete frequenti per arrivare alla magrezza tanto agognata. “La causa scatenante di disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia nervosa o la bulimia nervosa è proprio una dieta iniziata in età adolescenziale.” Bisogna stare molto attenti a cominciare una dieta: le diete, nella maggior parte dei casi, portano a pensare che esistano cibi “buoni” e cibi “cattivi” e che sia necessario aspettare un determinato giorno per effettuare uno “sgarro”, ossia per mangiare quello che viene ritenuto un cibo “cattivo”; questo scatena l’ossessione per un’alimentazione sempre più ristretta che tende ad evitare cibi ricchi di grassi o di calorie e a vedere in quello “sgarro” l’unico momento nel quale concedersi cibi più calorici. La conseguenza è un controllo costante di ciò che si mangia nell’arco della giornata, ossia una vera e propria ossessione per chi soffre di DCA.

“Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, questo perché oltre a colpire la mente, provocando un’intensa sofferenza psichica, questi disturbi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta molto gravi, una di queste è l’amenorrea nelle donne. I disturbi alimentari talvolta portano con loro altre patologie psichiche, come la depressione, i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo ecc…”

Solo poche persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione scelgono di chiedere aiuto, chi per vergogna, chi perché non se ne accorge, chi semplicemente perché non accetta di essere malato. Spesso, infatti, chi è affetto da DCA non si rende conto di avere un problema, anzi, all’inizio la perdita di peso ti fa sentire meglio, più magra, più bella e più sicura di te stessa; inizi a ricevere complimenti e questo rinforza la sensazione di stare facendo la cosa giusta. Poi, però, quando le cose cominciano a degenerare perché la perdita di peso è eccessiva o comunque comporta un cambiamento importante della persona, ormai è troppo tardi: il “mostro” si è radicato in te e non sembra voler andar via. Spesso anche quando i familiari, allarmati dall’eccessiva perdita di peso, si rendono conto che qualcosa non va, non è facile intervenire. Soprattutto, non bisogna colpevolizzare chi soffre di questo disturbo: inizialmente non si ha la piena consapevolezza di avere una malattia e poi, quando la consapevolezza arriva, si prova un forte senso di vergogna e un terribile senso di colpa nei confronti di chi ti circonda.

Non è facile uscire da un disturbo del comportamento alimentare, ma non è impossibile, e il primo passo per farlo è quello di chiedere aiuto, senza avere paura di essere giudicati.

Aurora Bottalico (Liceo delle Scienze Applicate Margherita Hack)

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