DRAGAIOLA PER UN GIORNO

(O FORSE PER SEMPRE…)

Questa volta il mio articolo nasce per caso. Il 2 di luglio di quest’anno ho assistito al Palio di Siena in televisione. Mi ha talmente incuriosita da voler approfondire tutti i suoi aspetti.

Coincidenza ha voluto che le mie vacanze estive si siano svolte proprio in Toscana, occasione per provare a contattare la Contrada vincitrice del Palio del 2 luglio: la Contrada del Drago.

Il 16 di luglio, dopo aver trovato i contatti corretti, ho inviato una mail alla Cancelliera della Contrada, la dottoressa Elena Paccagnini, chiedendole di poter intervistare il Capitano, il dottor Jacopo Gotti, allo scopo di approfondire storia, segreti e costumi del Drago.

La Cancelliera in pochissimo tempo mi ha risposto affermativamente: il 3 agosto sarei stata ricevuta dal Provicario, il Dottor Giovanni Molteni, e avrei intervistato il Capitano Vittorioso.

Ancora oggi non posso descrivere l’entusiasmo provato nell’essermi calata nei panni di una piccola Dragaiola.

Innanzitutto mi sono “preparata” all’intervista passeggiando per la contrada e visitando i suoi luoghi più significativi come la Chiesa, i locali che ospitano gli oggetti delle rappresentazioni storiche (tamburi, bandiere, ecc…) e poi un vero e proprio museo con cimeli storici e tutti i costumi che vengono utilizzati nelle cerimonie ufficiali. Mi è piaciuta in modo particolare la grandissima sala dove sono esposti i numerosissimi Palii vinti dalla Contrada.

Poi, finalmente, da provetta giornalista, ho rivolto le mie domande a Jacopo Gotti:

Che emozioni prova un contradaiolo a vincere il Palio?

Per un contradaiolo senese la contrada è la vita, intesa come la nascita e la morte: vincere il Palio è tutto, è un’emozione fortissima, inspiegabile, che dura intatta fino al Palio successivo. Tutte le Contrade vivono questi momenti con un’intensità difficile da dire e in ogni caso sia la vittoria sia la sconfitta, con le loro emozioni positive e negative, fanno sempre parte della vita di un contradaiolo senese.

Lei, come dirigente della contrada del Drago, il 2 luglio quali stati d’animo ha provato prima della manifestazione e dopo, quando ha realizzato di aver vinto?

E’ stato un Palio particolare (cavalli e fantini che si sono dovuti ritirare per problemi fisici, numero ridotto di contrade al “canapo” della partenza, ecc…), però, dalla posizione in cui ero io, ho avvertito subito la sensazione di aver vinto, nonostante il cavallo e il fantino della Torre fossero vicinissimi a noi. E’ stata un’emozione grandissima, anche perché questa è stata la prima volta che ho ricoperto il ruolo di Capitano e non accade di frequente che si vinca proprio all’esordio! Abbracci, strette di mano, i contradaioli festanti che mi raggiungevano per ritirare il Palio: questi sono i flash che mi tornano in mente e che custodisco di quei momenti.

Durante le prove, ha pensato che la sua contrada avrebbe potuto vincere? Se sì, quali sono stati i segnali positivi?

Quando è arrivato in Contrada il fantino, Giovanni Atzeni detto Tittia, ci ho sperato, anche perché ho notato che l’intesa tra lui e il nostro cavallo era perfetta. Mi sentivo sereno. Quando in altre occasioni, non da capitano ma da mangino (cioè aiutante del capitano), mi era capitato di vincere, avevo provato la stessa serenità: sono sensazioni straordinarie e indicibili. Nel periodo che precede la “contesa” sono tante le preoccupazioni e i pensieri: nel palio tutto deve andare bene e anche la fortuna non deve mancare, perchè le variabili sono tantissime. Ma noi ce le mettiamo tutta per vincere.

Quali sono i rapporti tra i contradaioli al di fuori del palio?

Siena è un “paesone”, una città molto piccola, quindi ci conosciamo tutti, tramite le scuole, gli sport, la vita sociale, ecc… Quindi i rapporti sono sempre buoni.

Poi ci sono quattro giorni all’anno (cioè quelli in cui si svolgono i Palii) durante i quali ognuno si “chiude” nel proprio gruppo di amici contradaioli “contro” i rivali; finita la corsa si ritorna all’armonia di sempre.

Come si chiama il cavallo che ha corso il palio del 2 luglio, qual è la sua storia?

Il cavallo si chiama Zio Frac. E’ un cavallo esordiente, ma nelle prove fatte durante l’anno aveva dimostrato di essere un cavallo che cresceva agonisticamente più degli altri, tanto che tutti i fantini delle Contrade avrebbero voluto cavalcarlo. Pertanto, si è dimostrato uno dei cavalli favoriti. Quando la sorte ce lo ha assegnato, dentro di me mi sono sentito estremamente contento, perché il connubio fantino/cavallo era davvero perfetto

Di quale preparazione necessitano il cavallo e il fantino che corrono il palio?

Spesso i cavalli vengono allenati dai fantini stessi, ma possono anche essere preparati dai propri allenatori; il training comincia a dicembre e continua assiduamente fino al giorno della tratta, quando cioè i cavalli vengono assegnati alle varie Contrade, che poi li gestiscono direttamente. Viene eseguita una scrematura tra 140 cavalli e se ne scelgono 35, che vengono ulteriormente selezionati per eventuali problemi fisici. Successivamente, i capitani scelgono 10 cavalli che poi la sorte affida ad ogni contrada. I fantini, invece, da veri professionisti, hanno il proprio preparatore atletico e alcuni persino un mental coach. Attualmente si allenano a partire dai primi di gennaio, mentre in passato montavano cavalli da corsa solo durante il Palio e l’allenamento era completamente diverso.

Per quale contrada fa il tifo quando non partecipa il Drago?

Se fai parte di una contrada, vieni battezzato e inserito in un contesto in cui rimani per tutta la vita e che diventa la tua famiglia. Non è come per le squadre di calcio: non “tifi” per la tua contrada, ma appartieni a quella contrada, sei uno dei suoi figli. E anche quando non corri, vivi il Palio all’interno della tua famiglia ed è sempre una festa; ti dispiace solo che non hai potuto correre per sorte o per regolamento. Ti faccio un esempio: se non vince la mia contrada, al limite posso essere contento se vince quella di mia moglie… ma anche no!

Si parla tanto della qualità della vita dei cavalli del Palio; lei cosa vuole dire a chi critica il loro impiego? Quando finiscono la loro attività, dove vanno?

I cavalli “congedati” vengono tenuti a vita dai loro proprietari; per quelli che si ammalano o presentano dei problemi fisici è stato creato un pensionato a Radicondoli (in provincia di Siena), dove ciascuno di loro viene accudito dal suo proprietario in modo eccellente, ricevendo tutte le cure possibili ed essendo libero di scorrazzare nei recinti esterni. Il cavallo, a Siena, è considerato come un figlio.

Ci sono contradaioli della mia età che prendono parte attiva al palio? Se sì, che ruolo hanno?

I contradaioli alla tua età fanno parte del “gruppo giovani”: assistono da un palco dedicato alle prove e a tutte le fasi di preparazione prima del palio, per potersi rendere conto delle difficoltà e dei sacrifici ma anche della passione e dell’energia necessari. Da piccoli, inoltre, si preparano a fare i tamburini o gli alfieri. Per ricoprire una carica più specifica bisogna avere più di sedici anni.

Provi a convincermi a tifare per il Drago nelle prossime edizioni del Palio.

Secondo me non c’è nessuno che ti può convincere a parteggiare per una determinata Contrada. La scelta deve essere individuale, tra tutte le 17 contrade. Abbiamo, ad esempio, contradaioli del Drago che vivono in Francia, ad Avignone, e che ogni anno vengono a Siena durante il Palio per vivere la contrada, e questo loro attaccamento si tramanda di padre in figlio.

Ma tu ormai sei già una Dragaiola! Hai conosciuto la nostra gente, ti sei appassionata ai nostri luoghi, hai respirato la nostra aria. E allora… benvenuta! E non dimenticare il nostro motto: Il cor che m’arde divien fiamma in bocca.

Giulia Gentile

Ringraziamenti:

In primis la Dott.ssa Elena Paccagnini, senza la quale non avrei avuto la possibilità di entrare nella splendida Contrada del Drago; il Provicario, Dott. Molteni, che mi ha dedicato un intero pomeriggio raccontandomi nei dettagli la storia della Contrada e facendomi visitare tutti i suoi luoghi; il Capitano Vittorioso Dr. Jacopo Gotti che, nonostante gli impegni lavorativi, è riuscito a concedermi l’intervista rispondendo a tutte le mie domande.

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