Come un clown

Giovedi 10 novembre, abbiamo avuto l’opportunità di assistere alla presentazione del libro “Come un clown” , che si è tenuta presso il palazzo del consiglio regionale della Regione Puglia.
L’autrice, Simona Giordano, ha 43 anni, è insegnante e ricercatrice universitaria.
Il libro tratta il delicato tema dell’ anoressia, che Simona Giordano, autrice del libro, oggi insegnante e ricercatrice universitaria, ha vissuto in prima persona.
Da ragazzina, infatti, ha iniziato a soffrire di disturbi alimentari di cui, per diverso tempo, non è stata consapevole. Ci ha raccontato che nel momento in cui le venne diagnosticata l’anoressia, lei era già cosciente di soffrirne, ma non capiva ancora di aver bisogno dell’aiuto altrui , e di dover trovare il coraggio di condividere ciò che stava vivendo.
Il coraggio dobbiamo trovarlo in noi stessi- ci ha detto.
E lei questo coraggio l’ha trovato quando si è trovata a 650 chilometri da casa, ricoverata d’urgenza a causa della condizione alla quale l’aveva portata la malattia: stava per morire!
Durante il ricovero ha incontrato una fotografa che si trovava lì per realizzare un servizio sulle persone affette da disturbi dell’alimentazione: Simona Ghizzoni, così si chiama, diventò in seguito una sua grande amica e le propose di progettare insieme un libro: tu metti le immagini, io le parole- le disse.
Il libro è stato realizzato, e racconta come si vive, quando si è affetti dall’anoressia .
Ascoltare dalla voce della diretta interessata la sua storia e la genesi del libro è stata un’esperienza davvero significativa, molti momenti resteranno scolpiti nel nostro cuore.
Uno è quello nel quale Simona ci ha spiegato che il titolo del libro è dovuto al fatto che a lungo si sia sentita come un clown: con il sorriso stampato in faccia, un sorriso che, però, spesso nasconde dolore e malinconia.
L’altro momento è stato quello in cui ci ha raccontato che il giudizio degl’altri è come il cioccolato fondente, amaro, che si attacca al palato: è qualcosa che ci piace, ci serve e desideriamo, ma poi resta attaccato e non riusciamo a liberarcene …
Simona ci ha raccontato anche di come sia facile dire che la società affibbi delle etichette che difficilmente riusciamo a toglierci e che qualche volta anche noi stessi lo facciamo, finendo per diventare pericolosi per noi stessi; per esempio, quando si ha l’anoressia, è comune dire :“io sono anoressico”, mentre l’anoressia è solo qualcosa che ci sta accadendo. Dice Simona: ” io non ero anoressica, ero Simona e avevo l’anoressia “.
L’autrice ci ha spiegato, inoltre, che quando si soffre di un disturbo mentale si tende a voler star da soli, aspettando che siano gli altri a notare il nostro sconforto e a venirci incontro , cosa che spesso,
però, non accade : condividendo la sua esperienza , lei ci ha fatto capire una cosa fondamentale, e cioè che siamo noi a dover chiedere l’aiuto di cui abbiamo bisogno .
Anche se il libro aveva come tema un argomento forte, partecipare all’incontro è stato bello: abbiamo avuto l’occasione di ascoltare una persona che ha vissuto in prima persona questi problemi e di riflettere su tante situazioni, magari meno gravi, che riguardano tanti di noi.

Luca delle Grazie e Elisabetta Romanini

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