NON SIAMO SOLI

Venerdì 11 novembre ho assistito ad un incontro speciale.

Abbiamo incontrato e dialogato con il signor Domenico Diacono, che la sofferenza l’ha provata sulla sua pelle. Domenico è, infatti, il papà di Antonella, una ragazza che faccio fatica a pensare sia morta alla mia stessa età. In seguito alla morte di Antonella, il signor Diacono, insieme a sua moglie, ha creato l’associazione Antopaninabella affinché non ci siano mai più altre Antonella in futuro.

Non ho ascoltato uno dei soliti discorsi: Domenico mi ha aperto gli occhi su come aiutare una persona.

Dopo l’incontro ho riflettuto a lungo su varie cose: tre frasi, e il viso di Domenico, sempre sorridente nonostante gli argomenti di cui parlava, che per lui è tanto doloroso.

La prima frase pronunciata dal signor Diacono che mi ha fatto riflettere molto è stata la seguente: ”Fatti avanti tu, non aspettare che siano gli altri a notare il tuo dolore“ . Ho condiviso appieno le parole di Domenico e ho pensato  a come spesso gli altri non pensino e non notino come stiamo interiormente. Ho pensato anche a come spesso una persona possa aver paura di ferire l’altra dicendole che ha notato il suo sconforto…

Un’altra frase che mi ha colpito, anche se apparentemente sembra contraddire la precedente: ”se vedete qualcuno che sta male e non fa il primo passo verso di voi , aiutatelo!”. Ho riflettuto anche su questa affermazione e sono arrivato alla conclusione che  prima di tutto dovremmo stare più attenti alla salute emotiva altrui e che se si nota che una persona a noi vicina sta male dobbiamo aiutarla , spesso accade infatti che le persone non hanno il coraggio  di parlare dei propri problemi con gli altri, e che abbiano bisogno di una spinta per affrontare i propri problemi .

La frase (o meglio il racconto) che però in assoluto mi ha colpito di più è stato questo:” tra le conversazioni che Antonella aveva con le sue amiche ne è stata trovata una nella quale Antonella spiegava alla amica che aveva voglia di piangere ottenendo come risposta dell’amica un “ma come tu che sorridi sempre !?“.

Questo racconto mi ha fatto pensare a come spesso il sorriso che abbiamo in faccia sia solo il frutto della società che ci obbliga a tenerlo su facendoci chiudere le emozioni vere nel profondo di noi stessi.

Dalla storia di Antonella e da questo racconto ho imparato che non possiamo mai essere certi di come si sente nel profondo chi abbiamo davanti, o con chi stiamo davvero parlando. Rivolgerci a qualcuno con parole cattive, pensando che tanto è forte e che le nostre parole non lo faranno stare male, è pericolosissimo perché le cose e le persone non sono sempre come appaiono.

Luca Delle Grazie

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