Avete mai sentito parlare di Webboh?

Beh, si tratta di un vero e proprio “giornalino on line della rete”, che racconta ogni giorno il mondo di influencer, youtuber, creator, instagrammer, tiktoker…  
Webboh è nata nell’aprile del 2019 grazie ad un’idea di tre giovanissimi giornalisti, Giulio Pasqui, Ivan Buratti e Diego Odello. Fin da subito è riuscita ad attirare l’attenzione della generazione Z e, raccontando quotidianamente quello che accade online alle persone più seguite sui social network, è riuscita a raggiungere numeri e traguardi importanti.
Come funziona Webboh? Per lo più chi lavora per la “redazione” scrolla continuamente i social alla ricerca di notizie interessanti oppure sfrutta gli Instagram Direct Messages, cioè i messaggi privati che arrivano sulla chat presente all’interno di Instagram: queste notizie e/o messaggi vengono verificati e “tradotti” in articoli, oppure entrano a far parte di una rubrica che si chiama “segnalati da voi”.
Ho chiesto ad alcuni miei coetanei che cosa pensano di Webboh; vi riporto le risposte più frequenti:


1) Penso che Webboh pubblichi degli articoli interessanti, anche se non si può dire che fornisca informazioni sempre utili; il suo scopo è soprattutto quello di “fare gossip” su alcune persone famose: alcune cose sono interessanti, magari mi interessa saperle, altre no perché non c’entrano o non servono a niente. Per esempio, sapere che una tizia famosa si è fatta un certo tipo di unghie non è proprio in cima ai miei interessi…. però sapere che due persone molto famose di sono lasciate o cose del genere mi incuriosisce.

2) Per me è fantastico, perché ci rende partecipi della vita delle persone che seguiamo.


3) È un sito/page per i giovani o per chi segue i social… niente di più.

4) Mi piace tanto, è molto attiva come page ed è molto attenta a tutto quello che succede.


5) Si fa gli affari degli altri, mi dà fastidio.

Che dirvi? Se ancora non lo conoscete e avete voglia di farvene un’opinione personale, non vi resta che navigarlo: https://www.webboh.it/

Alessandra Matarrese

Condividi l'articolo: