In salotto, con Ghino

Piaceri della vita, noie mortali.

Versatevi una tazza di tè al latte e niente caffè.

Il nostro Ghino si confida.

Ci troviamo nel salotto barese del nostro protagonista, un giovane studente del Liceo Margherita Hack, classe 2000, generazione Z a tutti gli effetti che però, allo stesso tempo, si considera un Millennial onorario – come ci ha spiegato di seguito. È cresciuto fino ai sette anni d’età ad Hanoi città nella quale, pur essendo la capitale del Vietnam, le tendenze globali arrivavano con anni di ritardo rispetto al resto del mondo.

“Sono cresciuto con il Nokia 3310, quel blocco di mattone che chiami telefono cellulare”. – “E la musica elettronica là va ancora di moda, mentre il trap è sconosciuto”.

Sbarcato in terra pugliese, non sapendo neppure dove si trovasse sul mappamondo, ha cominciato a navigare ciecamente tra le nuove scoperte con gli occhi di un bambino, dalla connessione internet 4G, al bidet, alle patatine Lays gusto campagnolo e all’imparare a ricordarsi che la porta blindata di casa non si apre senza chiave da fuori.

“Per carità, da 0-5 anni, i bambini sono praticamente dei soprammobili. Dovevo ancora imparare tutto del mondo umano!”

Così, rompendo la barriera dell’inconsapevolezza infantile, si era fatto strada nella scuola media con impegno e determinazione, arrivando poi al liceo scientifico, scelto solamente perché era a due passi da casa e perché era un liceo, tra altro scientifico. Il giovane riferisce che in famiglia c’erano pregiudizi sulle altre scuole che non si chiamassero “liceo”. Ci ha spiegato tuttavia che sebbene fosse decisamente portato per le materie umanistiche e la scelta di un liceo classico sarebbe stata più opportuna, si era fatto convincere dal proprio fratello, uno studente di medicina, che “con lo scientifico” si poteva fare qualsiasi cosa nella vita, “anche lo spazzino”.

Fino all’ingresso nel triennio liceale, lo studente era ancora incerto sul mestiere col quale dilettarsi una volta diventato grande. Eppure, è proprio nella formazione scientifica che aveva scoperto il proprio amore per le materie umanistiche: “Grazie alla fisica!” – “Come la detesto.”

Ci racconta poi come, in ordine decrescente, le lezioni di italiano, di storia, di inglese, di filosofia, e per essere precisi anche di chimica e di biologia “si posavano” serenamente sulla testa dello studente liceale; invece, quelle di fisica ed informatica venivano scacciate via come mosche da un cervello in via di putrefazione.

“Metti il caso che al liceo classico mi avessero fatto odiare le materie umanistiche? Certo, sono anche i prof che te le fanno amare.” – “E per onestà, studio la fisica solamente per la prof. È amabile.”

Se non ci fosse stata quella professoressa, il giovane dice che avrebbe metaforicamente “posto fine al proprio calvario con del sonnifero”.

La tendenza verso le suddette materie parte dal piacere provato dallo studente nel leggere e raccontare delle storie, oltre che nel farsi dei film mentali. Che altro non è studiare la storia e l’italiano.

“Scrivere storie è come creare la vita. Ci puoi giocare come se fossi Dio che gioca alle case di bambole!” – “Oppure com’era quella citazione? ‘Scriviamo per gustare la vita due volte’”

Nondimeno, ci mostra anche il suo blocco di disegno, un altro suo passatempo, dove compaiono pagine dopo pagine volti umani e figure di personaggi. Tra cui anche illustrazioni per un gioco di ruolo fatto in casa a cui il nostro giovane sta lavorando. In realtà non ne è intenditore, ma si diletta.

“Non si smette mai di imparare, sì?”

Altri interessi?

“L’Eurovision? La prima cosa che mi è venuta in mente adesso. Che sarà trasmessa a maggio. Eventi cosmopoliti, cultura estera, lingue straniere: cose così mi interessano. Sicuramente devo fare l’Erasmus da qualche parte. Sono un temibile esterofilo.”

Il tempo ci sta sfuggendo un po’ di mano. Come vedi il tuo futuro?  

“Sicuramente farò l’università, facoltà di lettere moderne possibilmente. Il problema grosso sta negli esami di latino, visto che il Margherita Hack è celebre per essere un liceo dove non si insegna latino. Vorrei poi specializzarmi e diventare giornalista. Se vogliamo essere più fantasiosi, meglio dire più precari! – mi piacerebbe anche essere sceneggiatore per serie TV, per teatro, anche per videogiochi! Le serie ludiche Uncharted e Horizon Zero Dawn hanno il loro fascino per me, insieme ad una pepita d’oro nascosta chiamata Child of Light prodotta dalla Ubisoft Montréal, di una grafica davvero fiabesca.”

Il nostro protagonista Ghino conclude, senza troppe sorprese, che il suo futuro sarà segnato sicuramente dalla scrittura. “Al massimo, mi accontenterò dell’insegnamento, che sarà il mio “piano F”.

“Non so se sia un’idea sbagliata che mi sono fatto: insegnando alle elementari o alle medie, non potrei spiegare approfonditamente Foscolo e le sfaccettature dell’età napoleonica! Mentre al liceo lo potrei fare, sì, ma con una ventina di studenti in piena crisi adolescenziale, ai quali se non passo il ‘vibe check’, mi ritrovo sparato in testa con una pistola ad aria compressa. Per svolgere ciò devo essere pronto a rimanere soffocato da un mucchio di scartoffie e tantissime riunioni dei docenti. Sì, alla fine, ciò che conta è coinvolgere e invogliare gli studenti a compiere il proprio dovere con entusiasmo. Ma morire di un aneurisma cerebrale? Nel bel mezzo della lezione?”

Infinite grazie da parte sua alle professoresse e ai professori d’Italia.

Nguyen Viet Tung

Condividi l'articolo: