Leggere o non leggere: a ciascuno la propria scelta

Impariamo a leggere all’età di 6 anni, a 10 anni siamo quasi pronti ad analizzare un intero libro e a 13 anni molti di noi trovano la lettura  noiosa, antiquata e inutile.

Gli adulti, spesso, cercano di avvicinarci alla lettura spiegandoci quanto sia importante, consigliandoci titoli su titoli e costringendoci, in modi diversi, a leggere qualcosa che a loro parere ci piacerà.

Io non so come si possano avvicinare i giovani ala lettura, di una cosa, però sono certo: obbligare un ragazzo a leggere qualcosa che altri trovano interessante è sciocco e inutile poiché anche nella lettura i gusti sono individuali e quindi ciascuno dovrebbe scegliere ciò che gli piace, e non seguire i gusti altrui.

Ovviamente la scuola ha il compito di spiegare e far sperimentare  ai propri alunni i diversi generi affinché i ragazzi possano scegliere e formarsi un proprio gusto, ma, secondo me, non dovrebbe fare più di questo.

Molti pensano che obbligarci a leggere sia qualcosa che “è per il nostro bene” perché solo leggendo potremo apprendere nuove parole, “nuovi mondi” e insegnamenti. Ma è proprio così?                                                                                                                  

Io sono d’accordo con il grande Daniel  Pennac , secondo il quale ”non si possono obbligare le persone a leggere, non si può non soltanto perché leggere non è obbligatorio ma anche perché, con la costrizione, si ottiene l’effetto contrario”.                                                                                                  

Leggere significa entrare nella storia, capirla ed empatizzare con il libro: una persona costretta a leggere, non potrà mai fare tutto questo poiché vedrà questa attività come una punizione e non presterà molta attenzione alle parole lette e anzi, forse, farà anche finta di leggere per poi trovare il riassunto del libro in internet.                                                                                                                

C’è una grande differenza tra il “fare perché voglio” e il “fare perché sono costretto” e allora cerchiamo un modo attraverso il quale leggere diventi un piacere.

Come fare?  Beh, intanto non costringendo nessuno a farlo.

Michele Sciacovelli                                                                                                                                                                                      

Condividi l'articolo: