Ti spunta un fiore in bocca e vedrai che la scintilla scocca!

Da esordienti giornalisti non potevamo iniziare la nostra carriera senza una bella intervista. E siamo stati davvero fortunati, perché abbiamo avuto la possibilità di intervistare un ingegnere che però, udite! udite!, è anche poetessa, scrittrice, artista, ideatrice di laboratori come Ti spunta un fiore in bocca, del quale in particolare ci ha parlato: Silvana Kühtz.

La prima domanda è d’obbligo: che cosa è Ti spunta un fiore in bocca? Sulla locandina si legge Laboratorio di espressività, lettura a voce alta, teatro e manualità… Ma in cosa consiste esattamente? Quali sono le attività che proponete e in che modo sono legate tra loro?

Ti spunta un fiore in bocca è un laboratorio che si terrà tutti i lunedì dal 20 novembre al 18 dicembre, presso la sala convegni dell’Istituto Oncologico di Bari; si tratta di un modo “seriamente divertente” per entrare in contatto innanzitutto con se stessi, la propria voce, il proprio corpo, le proprie mani, ma è anche un’occasione per entrare in contatto con le altre persone e con il mondo che ci circonda usando come mezzo di comunicazione non solo la parola ma tutte le forme espressive e creative ad essa legate, direttamente o indirettamente. Per questo le attività che proponiamo sono diverse e per questo con me ci sono altre due docenti: Maria Teresa De Palma, che è un’artista visiva che lavora con il disegno, il collage e tante altre tecniche manuali; e Anna Onorati, che è una cantante e una musicista che, quindi, lavora con i suoni. Insieme abbiamo costruito una vera e propria squadra per intrecciare le nostre diverse forme di espressività sempre in modo. Lo ribadisco: le nostre non sono mai “lezioni”, ma attività “seriamente divertenti”.

Perché il titolo Ti spunta un fiore in bocca? E’ una metafora, vero? Di cosa?

In realtà, quando ero piccola c’era la pubblicità di un dentifricio in cui si vedevano delle persone alle quali, dopo che si erano lavate i denti, spuntavano fiorellini bianchi in bocca. E così, quando ho cominciato a pensare a dei laboratori dedicati ad attività espressive come la lettura, mi è venuto immediato associarle ai fiori che ti fanno spuntare dalla bocca, proprio come faceva quel famoso dentifricio.

A quale fascia di età è rivolta la vostra iniziativa? Perché per esempio noi ragazzi dovremmo sentirci spinti a partecipare?

Io dico sempre che i miei laboratori sono aperti a tutte le età; mi interessa proprio il fatto che si lavori insieme, che si formi un gruppo che si alimenta dall’essere tutti alla pari anche se di età diverse; ci si ritrova tutti “nella stessa barca”, perché solo così si vive un’esperienza davvero aggregativa. Perchè dovreste partecipare? Beh, un motivo potrebbe essere la curiosità, la voglia di sperimentare diverse forme di espressione, il desiderio di mettersi in gioco con la propria voce e il proprio corpo; si può provare e capire se le attività convincono o piacciono…

Se il laboratorio è rivolto a tutti indistintamente, come pensate di creare armonia e collaborazione tra persone che potrebbero avere età molto diverse tra loro?

Innanzitutto cerchiamo di mettere tutti a proprio agio: c’è sempre una fase iniziale in cui si fa un giro di presentazioni dopo il quale io capisco proprio come partire, con quali attività. Dipende molto dal gruppo che si viene a formare, dal feedback che ricevo. Non c’è una vera regola, per questo dico che il mio è un laboratorio non leggero ma leggiadro: è divertente ma si imparano anche delle cose. E poi è importante sottolineare che non esiste alcun obbligo: sono previsti giochi, letture, attività teatrali, ma nessuno è costretto a fare nulla fino a quando non manifesta la voglia di far parte del tutto.

Qual è l’aspetto o l’attività del laboratorio che lei preferisce? Perché?

Beh, ripensando anche ad altre edizioni di Ti spunta un fiore in bocca come quella realizzata al quartiere San Pio, direi tutti gli esperimenti teatrali con il corpo. A questo proposito i miei amici mi prendono in giro quando dicono: “Sapete cosa si fa ai laboratori della Kuhtz? Ginnastica!”. Eh sì, perché ci si muove molto con il corpo: è un modo per sciogliersi, per capire che siamo tutti uguali e che stiamo bene insieme.

Osservando la locandina, ci hanno incuriosito diversi particolari: abbiamo letto nomi come FUTURA. LA PUGLIA PER LA PARITA’, progetto QUEL CHE RESTA DEL BELLO, KOMEN ITALIA, Associazione Culturale Ui togheter… Sono tutti nomi che si riferiscono a realtà che non conosciamo. Ce ne può parlare?

Certo! Il mio laboratorio ha partecipato ad un bando dell’associazione Komen Italia, che si occupa della prevenzione dei tumori e che mette a disposizione dei fondi proprio per la realizzazione di attività di questo genere. (Questo spiega anche perché Ti spunta un fiore in bocca si svolge nella sala convegni dell’oncologico). Lo scopo è quello di rendere skill come la creatività o la resilienza accessibili a tutti, anche ai pazienti oncologici e ai loro parenti. La Ui together è un’altra associazione di parenti e pazienti oncologici che ci supporta anche soltanto per diffondere l’informazione; Futura. La Puglia per la parità è un bando della Regione Puglia a sostegno di attività che vengono portate avanti soprattutto da donne e da artiste. Quel che resta del bello è un progetto che si basa sul concetto di bello e di brutto in città al quale io sono legata per “deformazione professionale”.

Ci parla della sua associazione Poesia in Azione? Cosa l’ha spinta a fondarla? E come è riuscita a farlo? L’ha aiutata qualcuno?

Poesia In Azione è nata come un collettivo artistico: io e diversi artisti abbiamo pensato di unirci per realizzare attività legate a tutte quelle forme espressive di cui vi ho parlato – il teatro, la parola, la lettura -, anche allo scopo di capire come esse potessero essere usate nel sociale, negli ospedali, nei quartieri difficili. Volevamo capire in che modo l’Arte può “curare”. All’inizio eravamo solo un collettivo, poi siamo diventati un’associazione che nel 2024 festeggerà la sua maggiore età!

Abbiamo curiosato nel sito di Poesia in Azione, soprattutto nella categoria Libri: qual è il significato di Semi, Frutti e Special? Che differenza c’è tra loro?

I semi di Poesia in Azione sono dei libretti di poesia di pochissime pagine, molto leggeri, perché io penso che la poesia uno se la dovrebbe portare sempre con sé senza l’ostacolo del peso, per potersela gustare in tutti i momenti di pausa o, per esempio, durante un’attesa; ogni “seme” è incentrato su una parola (Amore, Amicizia, Libertà, Coraggio, Pace, Terra…) e contiene le poesie di sei poeti (due per ogni poeta) che hanno composto testi appositamente per Poesia In Azione. Gli Special sono piccole antologie anch’esse dedicate ad un tema, che contengono testi di poeti più o meno famosi, mentre i Frutti sono veri e propri libri sia miei sia di altri scrittori del nostro collettivo artistico.

Abbiamo letto la sua biografia: lei è un ingegnere! Come si concilia la sua formazione scientifica e tecnica con la poesia, l’arte, la musica e tutte le altre forme di espressione creativa che predilige?

Io penso che nella vita non esistano compartimenti stagni: noi siamo una persona unica che ha più interessi e questi interessi non sono scatole separate. Io sono fermamente convinta che la conoscenza sia una e che quindi la scienza, la letteratura, la poesia, la musica siano tante sfaccettature, tante facce della stessa medaglia. E’ lo stesso motivo per cui voi non dovreste pensare alle discipline che studiate come a dei cassetti chiusi e non dovreste avere paura di scegliere questo o quell’indirizzo di studi, poiché nessuna scelta vi preclude la possibilità di dedicarvi anche ad altro.

Lei è anche un docente universitario: cosa insegna?

Sono partita dall’insegnare argomenti relativi a materie molto tecniche, come per esempio i motori delle macchine; adesso insegno estetica (che è una branca della filosofia) e comunicazione e creatività per gli architetti all’università della Basilicata e per i designer all’Università di Firenze.

Un’ultima curiosità: abbiamo letto che il suo autore preferito è Gianni Rodari. Perché? Qual è la sua opera alla quale è più legata?

Sicuramente Filastrocche in cielo e in terra e Favole al telefono, perché quando ero ancora alla scuola elementare sono state proprio la mia “educazione poetica”, mi hanno dato un imprinting, una via da seguire. Un altro testo per me fondamentale è stato La grammatica della fantasia, un bellissimo libro sulla scrittura, sull’immaginazione, sul pensiero.

Ci convince con una sola frase a partecipare al laboratorio Ti spunta un fiore in bocca?

Ti spunta un fiore in bocca e vedrai che la scintilla scocca!

Rita Capurso, Francesco Iacobbe

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