È COME ANDARE SULLE MONTAGNE RUSSE: CHIUDI GLI OCCHI E VIA

(intervista ad Antonio Garofalo delle ZanZZare)

Le ZanZZare è un’associazione barese che da anni si batte in difesa dei diritti delle persone diversamente abili con una serie di campagne di sensibilizzazione “umoristiche”, cioè divertenti e quasi irriverenti, ma che fanno riflettere e scuotono l’opinione pubblica. Presidente dell’associazione è il simpaticissimo Antonio Garofalo, che noi di Zingarellinews abbiamo avuto il piacere di conoscere e di intervistare.

Quando si pensa ad una persona cieca, in genere si pensa ad una persona con un handicap e in qualche modo limitata. A vedere te, però, l’impressione è completamente diversa. Come vivi il tuo stato oggi e come lo hai vissuto in passato?

Io vivo la mia cecità serenamente, poiché ho sempre affrontato la mia mancanza come un vantaggio per utilizzare gli altri sensi. Anche in passato l’ho vissuta abbastanza bene, anche se a scuola ci sono state alcune discriminazioni, a cui però non ho fatto caso; al contrario, ho sempre lottato per dimostrare che potevo e che posso andare avanti come tutti gli altri. Alla fine è come andare sulle montagne russe: chiudi gli occhi e via!

Come fai a vedere essendo cieco? Che significa “vedere” per te?

Io guardo, osservo e capisco l’essenza delle cose. Mi spiego: spesso chi vede, vede senza attribuire un significato a quanto ha davanti ai suoi occhi; io invece osservo la realtà attraverso la descrizione altrui, facendomene una mia idea, creandomi mentalmente un’immagine in cui posso orientarmi.

Si dice che chi è cieco affini gli altri sensi o uno di essi in particolare. E’ vero? A te è accaduto? Se sì, quale è il tuo senso “forte”? E come lo hai sviluppato?

Io ho affinato il tatto e l’udito. In particolare vado molto fiero del mio udito, perché cerco sempre di sfruttarlo al meglio. Dovete sapere che molti ciechi non affinano alcun senso, perché è molto complicato e ci vuole pazienza e tanta volontà.

Com’ è strutturata la tua giornata? Riesci a fare tutto quello che vuoi? Da solo, o ti aiuta qualcuno?

La mattina vado a lavorare con qualche collega che abita vicino a casa mia e rientro intorno alle sette di sera. Durante la mia giornata lavoro per i ciechi e per le ZanZZare. Ho imparato a svolgere le faccende quotidiane da solo, ad esempio so lavarmi, so pulire la casa, so cucinare qualcosa di semplice (per le cose complicate rischio di fare un po’ di pasticci e quindi è meglio se mi faccio aiutare da qualcuno!). Per spostarmi in città uso i mezzi di trasporto, ma solo per questioni di tempo perché fin da ragazzo ho imparato ad andare a piedi utilizzando il bastone.

Come passi il tuo tempo libero?

In realtà la maggior parte dei miei hobby si sono trasformati in lavoro, ma quando ho un po’ di tempo libero lo passo seguendo serie Netflix e le partite del Bari, oppure ascoltando musica. Il resto non è più un hobby, bensì un lavoro che richiede impegno.

Che lavoro fai? Ci spieghi in cosa consiste? Ti piace il tuo lavoro?

Lavoro all’Amtab e mi occupo di relazioni con il pubblico, comunicazione e accessibilità, cioè raccolgo le segnalazioni degli utenti cercando di dare risposte in base alle soluzioni possibili; gestisco le attività legate all’immagine pubblica dell’azienda (sito web, profili social, ecc); contribuisco alle attività di progettazione per permettere a tutti una sempre maggiore accessibilità ai mezzi pubblici.

Come sono nate le Zanzzare e cosa fanno? E’stata una tua idea, o tu sei arrivato quando l’associazione esisteva già? Ci racconti in cosa consiste esattamente la vostra “azione”? E quali sono i vostri obiettivi?

Le Zanzzare sono nate grazie ad Alessandro Antonacci, un giovane animato dal desiderio di cambiare la città dandole il senso del rispetto per le regole e per la diversità. Una delle sue prime iniziative è stata una campagna contro chi aveva danneggiato e rotto i semafori per ciechi. E’ stato in quell’occasione che ci siamo conosciuti: Ale cercava qualcuno che credesse nella sua idea e che volesse lavorare con lui e così è nata la nostra agenzia: noi concepiamo dei format che tutti possono utilizzare per indurre ad adottare i giusti comportamenti.

Ti abbiamo visto all’opera con Alessandro: sembravate il gatto e la volpe! Com’è nata la vostra amicizia (siete amici, vero?)? Di solito nelle coppie di amici c’è uno dei due che “comanda” e l’altro che è più remissivo: è così anche per voi? Se sì, chi è più “forte”?

Noi siamo amici, fratelli, soci. Il nostro rapporto di amicizia è complementare: ognuno ha bisogno dell’altro e questo ci aiuta a conoscere e ad ammettere i nostri limiti. E’ come se lui fosse il comico e io fossi la sua spalla. All’inizio non accettavo tanto il fatto di essere la spalla della situazione, ma con il tempo ho capito che è proprio la spalla a sostenere il comico, perché senza la sua spalla il comico non potrebbe fare nulla e questo mi piace moltissimo!

Un’ultima domanda: hai un sogno? Quale?

Non ho un sogno, perché i sogni magari non si realizzano; però ho desideri, tanti: vorrei portare le paraolimpiadi a Bari, vorrei che la mia città fosse accessibile a tutti e che la cultura di noi baresi si aprisse alla diversità, vorrei incidere su questi cambiamenti ed essere utile alla società. Sono convinto che si può sempre tentare, osare: l’importante è “fare”, senza piangersi addosso, senza aver paura di sbagliare, senza temere che il risultato potrebbe non essere esattamente quello che ci aspettiamo. E l’importante è “fare” emozionandoci, perché le emozioni sono la droga più potente che esista; se impariamo ad emozionarci, poi la vita è in discesa.

Vi lascio con il mio slogan: “Diverso da chi, normale perché”: ragazzi, non uniformatevi mai, la normalità è un concetto artificiale; siete belli nella vostra diversità perché siete unici, ognuno con la propria personalità, idee, vizi, vezzi, mancanze. Basta esserne consapevoli e unirsi a tutti gli altri per essere complementari e perfezionarci a vicenda!

Vittoria Selvaggiuolo, Claudio Villani

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