PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI.

Il giorno 19 febbraio alcune delle nostre classi assisteranno allo spettacolo teatrale Qui non si vendono più bambole, ispirato al romanzo Per questo mi chiamo Giovanni di Luigi Garlando.

Di cosa parla questo libro?

La vicenda inizia tre giorni prima del decimo compleanno del protagonista, Giovanni: il padre del ragazzino lo invita ad una gita con lui per le strade di Palermo per raccontargli la storia del suo peluche preferito, Bum. Questo pupazzo ha una particolarità: le zampe bruciacchiate.

Ma perché un pupazzo dovrebbe avere le zampe bruciacchiate?

Seguendo il racconto si scopre che anni prima il negozio del padre di Giovanni era stato incendiato e che da quell’incendio si era salvato solo Bum, l’adorato gorilla di peluche del protagonista.

Ma perché e da chi era stato provocato quell’incendio?

Il negozio era stato fatto esplodere da alcuni picciotti della mafia, poiché il padre di Giovanni si era rifiutato di pagare il “pizzo” e aveva addirittura denunciato alla polizia il fatto che da tanto tempo era sottoposto a questa ingiustizia, come moltissimi altri.

Giovanni rimane sbalordito dal racconto del padre, che continua a condurlo in giro per alcuni luoghi di Palermo che risultano legati ad avvenimenti e a figure di uomini che il piccolino pian piano impara a conoscere. Il suo papà, infatti, gli parla di Giovanni Falcone (l’uomo al quale Giovanni deve il suo nome), un coraggioso magistrato morto a causa di un attentato della mafia.

Ma cos’è la mafia?

La mafia (o “Cosa nostra”, come viene definita la mafia italiana diffusa soprattutto in Sicilia) è un’organizzazione criminale e terroristica che agisce con prepotenza e violenza. Per fargli capire quali sono i suoi “metodi”, il padre si serve di un paragone con quanto succede in classe di Giovanni: un suo compagno, Tonio, infatti, si comporta da vero mafioso poichè pretende dietro minaccia che gli altri bambini gli consegnino la merenda o gli diano i soldi per le figurine. Ecco, i mafiosi fanno più o meno la stessa cosa: minacciano per ottenere, prendono con la prepotenza e la violenza, rubano, rapiscono, uccidono senza pietà per raggiungere i propri scopi o per vendicarsi quando non riescono a raggiungerli.

Giovanni non ha mai neppure immaginato che potesse succedere qualcosa di simile a quanto gli racconta il suo papà; rimane colpito soprattutto dalla lotta che lo Stato Italiano ha ingaggiato contro i mafiosi, soprattutto a partire dagli anni Ottanta grazie all’azione del poll antimafia creato dal giudice Rocco Chinnici e in seguito diretto da Antonio Caponetto.

Il ragazzino apprende che del pool fecero parte anche i magistrati Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, Paolo Borsellino e, appunto, Giovanni Falcone; addirittura i magistrati Chinnici, Falcone, Borsellino pagarono con la propria vita l’impegno nella lotta a Cosa Nostra, rimanendo vittime di spaventosi attentati il cui racconto fa rabbrividire e indignare il nostro piccolo protagonista.

Come si conclude il libro?

Giovanni impara in fretta la lezione che suo padre ha voluto dargli con il suo racconto: il giorno dopo, infatti, si rifiuta di dare a Tonio i soldi per le figurine e confessa alla maestra quanto fino ad allora il bullo della classe aveva fatto ai danni degli altri bambini. E’ così che Tonio viene sospeso e che Simone, una delle sue vittime preferite, diventa il miglior amico di Giovanni.

Luca Florio, Asia Franciosa, Francesco Iacobbe, Francesco Piazzolla,

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