Libri e stereotipi di genere: Mi piace Spiderman e allora?

“Mi piace Spiderman…e allora?” è un libro scritto da Giorgia Vezzoli e illustrato da Massimiliano Di Lauro.

L’autrice scrive immedesimandosi in una bambina di sei anni, Cloe, raccontando quello che succede e pensa nelle sue giornate di scuola elementare. 

Cloe ha una grande passione per i supereroi e non riesce a comprendere perchè ci siano delle distinzioni tra “bimbo” e “bimba”. 

A lei piace molto Spiderman, infatti si fa regalare dalla zia la cartella di questo personaggio, per il suo nuovo anno scolastico. Non tutti i genitori e bambini però, pensano che la cartella sia adatta a una bambina, così viene derisa diventando vittima degli stereotipi sociali, ormai frequenti al giorno d’oggi. I genitori però, sostengono Cloe, e condividono sui social le sue foto con giochi e abiti apparentemente “maschili”, ricevendo un sacco di commenti positivi e like. Ciò conforta la bimba e la fa sentire più sicura e fiduciosa delle sue idee e delle sue scelte.

Il libro tratta infatti diverse tematiche, come l’identità e la parità di genere, gli stereotipi e il confronto tra i bambini. Inoltre la Vezzoli sottolinea la mentalità diffusa riguardo all’educazione in Italia in confronto alle altre nazioni europee. Ad esempio si sofferma sulla pubblicità dei giocattoli diffuse dai mass media: in quelle italiane i maschietti giocano con le macchinine e le femminucce con le bambole; negli altri paesi invece i bambini giocano con ogni tipo di giocattolo senza distinzioni di sesso.

Ritengo che la scrittrice sia riuscita a spiegare temi difficili utilizzando parole semplici. 

Tramite le espressioni di una bambina, si capisce come nella società di oggi e in quella passata siano stati alimentati e diffusi stereotipi legati al genere. La distinzione delle magliette, dei colori, tra i vari personaggi e cartoni, è immotivata. Cloe, e tutti al giorno d’oggi, hanno paura di essere giudicati e essere vittime dei pregiudizi. Così diventa più comodo rimanere legati ai cliches e si finisce per rinunciare ad esprimere liberamente la propria personalità. 

Ma la protagonista non vuole seguire questa logica e nel finale esprime un messaggio positivo: l’importante è vivere con amore, felicità e calma, indipendentemente dalla propria identità e da chi o cosa ci sentiamo di essere rappresentati.

I disegni sono molto simpatici, con tratti lineari e colori vivaci, e la stilizzazione è adatta alla tematica e ai destinatari.

Consiglio vivamente questo testo, perché la sua lettura mi ha entusiasmato e mi ha permesso di capire che la mente dei più piccoli è molto più complessa e intelligente di quanto si possa pensare. E’ un libro semplice, scorrevole e di facile comprensione, con un numero giusto di pagine e un significato molto profondo. Una lettura da fare, sia per i più grandi che per i più piccini.

Infine ho trovato interessante anche una frase che mi è rimasta impressa, in un dialogo tra Cloe è il padre: “Papà, io lo so perché leggi tanti libri” (…) “E’ che non hai i soldi per viaggiare e allora viaggi sui libri.” Questa espressione mi ha colpita perché mi sento rappresentata dal pensiero della bambina. E’ difficile riuscire a sognare e provare ad identificarsi in una realtà diversa dalla nostra, che non ci appartiene, ma non è impossibile. Gli scrittori svolgono per me, uno dei lavori più preziosi che ci possano essere, perché permettono, in qualche pagina e con qualche ora di lettura, di farci immedesimare in nuove idee e realtà, proiettandoci in un viaggio tra la mente e il cuore.

Margherita Minafra

disegno di Marco Zizzi

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