Pillole di Promessi Sposi

Prima o poi capiterà a tutti di studiare “I Promessi Sposi” a scuola.

Ma di cosa parla quest’opera così famosa? E da chi è stata scritta?

È stata scritta da Alessandro Manzoni, nipote di Cesare Beccaria, un grande esponente dell’Illuminismo. Manzoni inizia ad appassionarsi fin da ragazzo alla scrittura. Un avvenimento importante della sua vita è la conversione al cattolicesimo, grazie a sua moglie Enrichetta Blondel. Ciò influenzerà le sue opere, in modo particolare “I Promessi Sposi”.

Quest’opera narra la storia di due ragazzi, Renzo e Lucia che vogliono sposarsi. Ma un signorotto della zona, Don Rodrigo s’invaghisce di Lucia e tenta in tutti modi d’impedire il matrimonio tra i due. Dopo una serie di avvenimenti Renzo e Lucia riescono a sposarsi e a vivere felici e contenti.

L’opera “I Promessi Sposi” é un romanzo storico, perché ambientato in un’epoca passata  fedelmente ricostruita da Manzoni che si documentò per poterla descrivere con precisione.

Manzoni ambienta la storia dei Promessi Sposi nel 1600, secolo molto simile al 1800 in cui Manzoni scrive il romanzo; infatti sia il 1600 che il 1800 sono caratterizzati in Italia dalla dominazione straniera. Quella spagnola nel 1600 e quella austriaca nel 1800. Quindi Manzoni, attraverso il racconto di fatti passati, critica il presente e cioè il mal  governo austriaco dell’ Italia negli anni in cui scrisse l’opera.

Per rendere l’ambientazione del 1600 più credibile Manzoni finge di aver trovato un manoscritto risalente appunto a quell’ epoca con la storia dei promessi sposi ma con un linguaggio che Manzoni ha perfezionato affinché la storia risultasse più comprensibile.

L’intento di Manzoni era quello di scrivere un’opera chiara a tutti e che facesse riflettere sulla realtà e sulla presenza della Divina Provvidenza che guida tutti. Infatti i personaggi del romanzo in quanto credenti in Dio, soprattutto Lucia, si affidano al Signore che li aiuta sempre.

Un altro aspetto che ritengo sia da evidenziare che l’opera dei Promessi Sposi è il primo romanzo che ha per protagonisti persone di un ceto sociale umile, perché Manzoni li propone come modelli da seguire.

La lingua di riferimento che usa è il fiorentino.

Credo che quest’opera vada assolutamente letta perché ci arricchisce culturalmente e ci offre tanti spunti di riflessione insegnandoci anche a non perdere mai la speranza.

Alessia Romito

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