Telefono “sotto controllo”: sì o no?

Molti genitori hanno le password del telefono dei propri figli e installano un’App che consente di localizzarli.

Non tutti sono d’accordo sull’opportunità di questa forma di controllo, ritendo che sia eccessiva, ma io credo che una forma di protezione nei confronti dei minori sia, invece, importante, soprattutto durante la prima fase dell’adolescenza.

Viviamo in una società che purtroppo vede i giovani esposti a innumerevoli rischi: la violenza è uno di quelli più rilevanti e preoccupanti, e verificare cosa i ragazzi fanno sul loro cellulare è un modo che può fornire valido supporto per dare un po’ di serenità ai nostri genitori, che da una parte vogliono renderci indipendenti ma che dall’altra sanno che siamo ancora troppo immaturi per affrontare tutti i problemi che ci circondano.

Il controllo del telefono può anche segnalare situazioni ad alto rischio tipo bullismo e pedofilia che risultano essere le problematiche più dilaganti nell’era in cui viviamo, e l’App di localizzazione consente ai nostri genitori di vivere più serenamente i momenti in cui siamo lontani.

Penso che potere utilizzare lo smartphone ci dia la possibilità di non sentirci mai isolati o soli e che, a fronte di questa opportunità, possiamo anche accettare di essere in parte controllati dai nostri genitori i quali hanno certamente il solo intento di proteggerci.

Ai ragazzi però non piace né essere controllati né avere la sensazione di essere sempre “collegati” ai genitori come quando erano piccoli, e anche questo è comprensibile.

A mio parere, come in tutte le cose, ci vogliono equilibrio e rispetto: il controllo non deve essere attenzione eccessiva per ciò che facciamo, ma possibilità di intervenire, in caso di necessità .

Alfredo Bressani

NON SIAMO SOLI

L’incontro con Domenico Diacono, il padre di Antonella, è stato diverso da tutti gli altri e mi ha colpito in modo particolare . 

Conoscevo la storia di Antonella, ma ascoltare la testimonianza diretta del suo papà Domenico e averlo fisicamente vicino mi ha fatto avvertire davvero l’immenso dolore di quest’uomo e anche la grande sofferenza vissuta da questa ragazza.

Antonella sembrava felice e serena ma, invece, portava dentro di sé un grande dolore nascosto che nessuno è riuscito a vedere, andando oltre la “maschera” con la quale lei viveva. 

Ma aveva davvero una maschera? O forse qualche volta era anche felice davvero, come appariva… Io credo di sì…

Ho riflettuto molto e ho compreso che è importantissimo avere una relazione aperta al dialogo e allo scambio sia con i propri genitori che con i propri amici, e che il confronto può essere una forma di sostegno psicologico e una grande risorsa per aiutarci nei momenti di difficoltà che tutti viviamo. 

Questo messaggio è talmente importante che i genitori di questa ragazza, persone che io ammiro molto, hanno intrapreso un percorso di divulgazione nelle scuole per sensibilizzare l’attenzione di tutti sullo stato del benessere psicologico di chi ci vive accanto e sulla capacità di andare oltre quella “maschera” che, essendo ingannevole, necessita della connessione vera con l’altra persona, la connessione che ti permette di capire come sta davvero: l’empatia. 

Concludo con un consiglio: guardate questo video bellissimo.

https://www.youtube.com/watch?v=nSVyLBsQO0A

Alfredo Bressani