RINASCITA. UN ALBERO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Rispetto all’anno passato, nel periodo fino al 17 aprile, le donne vittime di omicidio in Italia sono diminuite: nel 2021 erano trentatré, mentre quest’anno sono ventinove. È certamente una buona notizia, ma teniamo a mente che, nonostante il piccolo progresso, ci sono state comunque ventinove donne, che sono anche madri, figlie, sorelle e mogli ma soprattutto donne, persone non hanno bisogno di appartenere a qualcuno per avere un’identità, che hanno perso la vita. Ventisette di queste donne sono state uccise in ambito familiare o comunque da persone a loro affettivamente vicine, e quindici da partner o ex partner.

E’ davvero scoraggiante prendere atto del fatto che ancora nel 2022 delle donne siano costrette a temere ogni giorno per la propria vita, a causa del controllo psicofisico e del privilegio che gli uomini mantengono su di loro.

Noi, però, non smettiamo di lottare affinché la situazione cambi radicalmente in meglio, e proprio per questo dobbiamo conoscere e sostenere iniziative come quella promossa dal Cav (Centro Antiviolenza dell’assessorato comunale al Welfare), sostenuta dalla 2Night Spa e intitolata “Rinascita. Un albero contro la violenza sulle donne”.

Mercoledì 29 dicembre sono stati piantati sette alberi di melograno nei pressi di luoghi che ospitano dei servizi del welfare del Comune di Bari (tra Japigia, Torre a Mare, Carbonara, San Pio, San Paolo e l’Ortodomingo di Poggiofranco) e sono stati donati 3.600 euro per sostenere azioni di sensibilizzazione proprio sul tema della violenza sulle donne.

Questa apparentemente piccola azione vuole divulgare un messaggio molto significativo, un messaggio di cura e di speranza: sprona le donne a denunciare le violenze che subiscono, a non sentirsi sole e a credere fortemente che è possibile rinascere e avere una vita migliore, una vita piena di speranza e libertà. Durante la stessa giornata sono state distribuite anche 200 bustine di semi con annesse tutte le informazioni per contattare il Cav di Bari.

“Così come è importante prendersi cura di un seme, affinché, un poco alla volta, grazie alla cura di tutti, diventi un albero, così è importante prendersi cura di se stessi e quindi anche denunciare qualsiasi tipo di violenza, in modo da vivere al meglio” dice Francesco Panebianco, direttore commerciale della 2Night Spa.

Io e un altro ex alunno dell’I.C. Zingarelli siamo andati a visitare l’Ortodomingo e la dottoressa Maria Panza ci ha lasciato scattare qualche foto all’albero, che ora è nel pieno della sua crescita e, nonostante le nuvole, splende simboleggiando il coraggio di tutte le donne.

Anna Chiara Pizzutilo

IL DDL ZAN: cosa prevede, perché serve e a chi serve.

27 ottobre 2021: il disegno di legge Zan, il cui nome è preso dal suo promotore, Alessandro Zan, viene affossato, con tanto di cori da stadio ed esultanze da parte di metà del Senato.

Quasi sicuramente non è la prima volta che sentiamo parlare di questo DDL Zan, proposto e riproposto come legge ormai da mesi. Ma che cosa prevede?

Una maggiore tutela per le persone appartenenti alla comunità LGBT+, per le donne e per le persone con handicap in quanto minoranze. La legge avrebbe istituito il carcere per chi commette atti di discriminazione fondati su sesso, identità di genere, orientamento sessuale o disabilità.

Il DDL avrebbe equiparato i reati collegati all’omo-trans-bi-fobia a quelli sanciti dall’articolo 604 bis del codice penale, che contrasta il razzismo e l’odio su base religiosa (legge del 1975).

Il 30 ottobre l’associazione Bari Pride ha organizzato una manifestazione contro l’affossamento di questo disegno legge, pronunciando discorsi importanti e significativi.

Purtroppo i manifestanti si sono sentiti rivolgere espressioni a dir poco offensive e sicuramente lesive della loro dignità di persone, appellativi talmente disdicevoli da non poter essere riportati in una pagina di giornale senza rischiare di turbare chi legge, ma con i quali alcuni sono costretti a convivere nella quotidianità …

“Preferisco un figlio morto che un figlio gay, quindi esci di casa perché non voglio farti male!” una frase da brividi detta da una madre.

E ancora minacce di morte, ghigni alle spalle, derisioni, parole mormorate e parole urlate dietro, sputi, sguardi, messaggi, chiamate, ma soprattutto pugni, calci, schiaffi e gomitate.

Chiunque sia destinatario di frasi offensive e lesive della dignità si ricordi di non essere solo e di chiedere supporto ad adulti di riferimento,  oppure ad associazioni presenti sul territorio. Se sporta denuncia corredata da adeguate prove, l’aggressore può ricevere una multa per reato di diffamazione e lesione all’identità personale, senza però aggravanti particolari che prolungherebbero la pena.

Nonostante in questo periodo le aggressioni omofobe non siano diminuite, l’argomento del DDL Zan è passato in ultimo piano e il disegno di legge non sarà proponibile in senato per ancora tre mesi, rischiando di essere insabbiato definitivamente.

Anna Chiara Pizzutilo