Confronti che aiutano a crescere

Viva la Costutuzione è un interessantissimo libro per ragazzi scritto da Andrea Franzoso. E’ basato sull’analisi degli articoli più significativi della nostra Costituzione, e li racconta attraverso la narrazione di storie di vita comune e di avvenimenti storici.

Il libro ha il pregio di essere interessante e scorrevole, e di aiutare a comprendere princìpi importanti che talvolta restano per noi ragazzi piuttosto astratti.

Ho avuto la possibilità, insieme ai miei compagni, di parlare del libro direttamente con Andrea Franzoso, il quale è stato estremamente disponibile e sincero, cosa che abbiamo apprezzato tutti.

Devo dire che non sono stato d’accordo con tutte le sue idee, in particolare non condivido il fatto che ritenga giusto che chi non trova un lavoro dignitoso qui debba andare a cercarlo altrove. Ho capito che lui si rifesce al fatto che ciascuno debba cercare per sé una vita quanto più dignitosa possibile, senza avere paura di spostarsi altrove se necessario, ma, a parer mio, non possiamo dimenticarci di chi davvero è in gravi condizioni economiche e di chi, se non avesse i soldi del reddito di cittadinanza, sarebbe obbligato a delinquere pur di poter portare avanti la propria famiglia.

Questa fetta di popolazione certamente non può decidere di trasferirsi da un giorno all’altro in un paese estero con più posti di lavoro del nostro dove, oltretutto, dovrebbe affrontare tante difficoltà che spesso, quando si è in condizioni disagiate, non si ha la forza di sopportare. Io credo che se la solidarietà è uno dei principi della nostra Costituzione, e questo Franzoso lo afferma con forza nel suo libro, dobbiamo metterla in pratica davvero.

Un altro tema sul quale non sono stato d’accordo con lui è stato quello dei gay pride, che a suo parere, essendo troppo spettacolari, non giovano alla causa degli omosessuali, provocando fastidio da parte di alcune persone e generando un’idea che non conduce alla causa stessa che loro vogliono portare avanti.

Ho imparato, studiando la storia, che i grandi cambiamenti sono stati raggiunti solo con vere e proprie rivoluzioni: ricordiamo quella francese per esempio, quella americana o ancora quella russa e quella delle donne negli anni Sessanta.

Dunque, per quanto mi riguarda, uno dei modi per cambiare le cose è anche quello di fare parlare di sé e di battersi per i propri diritti senza la paura che altri possano essere infastiditi al modo che si sceglie per farlo. Ricordo, anche in questo caso, che i gay pride sono icona della libertà di espressione e pensiero e immagino sappiate anche voi che questa deve essere garantita in un paese libero, proprio come la nostra costituzione auspica.

Ivan Leonardo Carlucci

Roberto Benigni a Sanremo: parliamone

Questa settimana è stata caratterizzata da Sanremo, evento che da 73 anni riunisce le famiglie italiane davanti alla TV.

Certamente, il giorno di debutto di questa edizione del Festival ha fatto parlare di sé in positivo, per il commovente monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione, per la presenza del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per la qualità della musica che da una buona percentuale del pubblico è stata ritenuta ben più che godibile, ma anche in negativo a causa della scenata che il cantante Blanco, vincitore della scorsa edizione, ha fatto rompendo i vasi di fiori presenti sul palco.

Focalizzandosi maggiormente sulla primissima parte del programma, non possiamo non rimanere colpiti dal discorso di Benigni che, essendo un grande attore e allo stesso tempo un uomo molto colto, ha fatto arrivare le sue parole al cuore di milioni di italiani. Il monologo era basato principalmente su un ringraziamento al presidente, seduto tra il pubblico, e, più in generale, a tutti i Padri e le Madri Costituenti che sono stati autori di una tra le più complete complete e belle costituzioni al mondo.

Nonostante l’esibizione sia stata gradita dalla grande maggioranza dei telespettatori, alcuni si sono indignati per il compenso percepito da Benigni che ammonta a circa trecentomila euro per un solo quarto d’ora di esibizione.

Tenendo presente che nel mondo della televisione molti vengono pagati più di lui, pur interpretando ruoli di minore spessore, auspico che ci siano più pagamenti da trecentomila euro per un contenuto come quello, con una interpretazione come la sua e ad un orario in cui molti hanno il televisore acceso.

So che purtroppo questa mia speranza difficilmente si avvererà in quanto la televisione sta andando nella direzione di diventare un mezzo di intrattenimento di basso livello culturale e non più, come per anni, uno strumento di comunicazione e istruzione.

Perché ciò? Molti, dopo giornate stancanti, una volta seduti sul divano, vogliono giusto liberare la mente con programmi frivoli e che non sempre veicolano grandi significati, però screditare una vera e propria forma d’arte e di divulgazione, come quella di Benigni, è soltanto una amplificazione ingiusta dei propri gusti personali a discapito di un qualcosa di socialmente utile.

Ivan Carlucci

NON SIAMO SOLI

Antonella, studentessa al primo anno del classico Socrate a Bari, apparentemente, era una ragazza allegra, gioiosa, a cui piacevano il teatro e la scuola ma che, nel profondo, soffriva di una grande solitudine, come tanti di noi…

In classe avevamo già parlato della sua storia, ma ascoltarla dalle parole e soprattutto dal volto si suo padre è stata per me un’esperienza unica e della quale difficilmente mi dimenticherò.

Domenico Diacono ci ha fatto vedere video e immagini con messaggi diversi e tutti molto profondi. Abbiamo affrontato temi come: le differenze che contraddistinguono ognuno di noi, l’importanza di chiedere aiuto e di incitare gli altri a chiedere aiuto e di cosa sia e come funzioni l’empatia.

Ciò che più di tutto mi ha fatto riflettere è stata l’espressione del signor Diacono: ha mantenuto il sorriso nonostante fossero argomenti molto delicati per lui. Penso che riuscire a parlare apertamente di qualcosa che ti fa soffrire così tanto sia proprio solo delle persone speciali.

Un’altra parte del discorso che mi ha segnato è stata la lettura di alcuni scritti di Antonella, in particolare: “Sono un personaggio di sfondo nelle vite degli altri” perché mi sono reso conto che molto più frequentemente di quanto pensiamo veniamo messi di fronte a persone vicine a noi con comportamenti che denotano questo sentire. Penso che quando riusciremo a guardare gli altri non solo con gli occhi ma anche con il cuore, persino coloro che si sentono sempre in primo piano possano fare un passo indietro, facendo emergere tutti i dettagli e i colori dei soggetti sfocati al lato del foglio. 

Questo incontro ha cambiato il mio modo di ascoltare gli altri: troppo spesso anche io tendo a minimizzare i problemi altrui, credendo di aiutarli, o non comprendendo i segnali che provano a mandarmi. Se ognuno di noi riuscisse ad entrare in un contatto psicologico più stretto con le altre persone allora ci sarebbero meno solitudine e meno dolore.

Tra i suoi messaggi con un’amica di Antonella troviamo: “Ho voglia di piangere” con la risposta “Ma come, tu che ridi sempre!”. Questa mancata accettazione di ciò che si trova dietro le nostre maschere induce ad aggiungere ulteriori filtri alla nostra personalità e, di conseguenza, ad opprimere sempre di più il nostro vero “io”.

Ciò che però più mi fa riflettere sulla nostra società è il credo comune “io capisco sempre gli altri ma gli altri non capiscono me” solo che, pensandoci bene, se tutti la pensano in questo modo questa frase rappresenta semplicemente un paradosso: come posso sentirmi solo se tutti gli altri sono convinti di capirmi e, a loro volta, come gli altri possono sentirsi soli se io sono sicuro di conoscerli alla perfezione? Beh forse chi lo pensa non conosce l’interno di chi lo circonda, ma solo la superficie e se si conosce solo la parte esterna, si torna al problema d’origine fa: la continua presenza di maschere che non permetterà mai di farsi conoscere fino in fondo.

Ivan Leonardo Carlucci

BARI DICE NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE

In Italia, secondo i dati del Viminale, dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022 sono stati ben 8800 i casi dichiarati di molestia o violenza sulle donne.

Nella nostra provincia, in un anno, si stima che siano circa 200 le donne maltrattate dai compagni o mariti.

Per fare fronte a questa preoccupante situazione, la Regione Puglia ha avviato il progetto “Welfare, diritti e cittadinanza” che prevede, tra le altre iniziative rivolte alle famiglie e alle fasce sociali più fragili, una campagna di contrasto alla violenza sulle donne.

Questo progetto inizia con la legge regionale n.29 del 2014, che ha dato il via ad un piano di interventi sul territorio in accordo con le politiche di sviluppo economico grazie alle quali sono stati messi a disposizione circa 11 milioni di euro destinati alla costruzione di centri antiviolenza .

Nella nostra città, proprio grazie a questo finanziamento, sono ora presenti numerose comunità che accolgono e sostengono le vittime di abusi. Tra le più importanti ricordiamo  “Giraffa Onlus” in via Napoli e “La Luna Nel Pozzo” a San Giorgio, contattabili tramite i social network o ai numeri verdi 800 290 290 e 800 202 330.

Oltre alla presenza di presidi come quelli citati, sempre nel nostro territorio, si organizzano eventi per sensibilizzare la popolazione su questa emergenza e anche per sostenere le vittime. Il 17 novembre, in piazza Carabellese, si è tenuto un evento in connubio con l’assessorato al welfare, finalizzato alla tutela delle donne over 65, che sempre più spesso vivono in situazioni drammatiche, causate dalle vessazioni o violenze domestiche. In questo incontro sono stati distribuiti materiali informativi, e , soprattutto si è posto l’accento sull’importanza di denunciare al fine di ottenere un intervento tempestivo e risolutivo.  

Non sempre le vittime riescono a sottrarsi alla presenza dei loro aguzzini per denunciarli, e allora si sono diffusi  dei “segnali” con i quali possono fare capire a chi gli sta intorno che stanno subendo una violenza.

E allora prestiamo tutti attenzione: se qualcuno mostra il pollice all’interno del pugno chiuso vuole segnalare una situazione di pericolo, e se una donna ordina un “Angel Shot” , dal momento che questo drink non esiste, vuole chiedere aiuto perché è vittima di violenza.

Ivan Carlucci, Livio Patruno e Alfredo Bressani.

MYRA SA TUTTO: CONVERSAZIONE CON LUIGI BALLERINI

Il 6 giugno abbiamo incontrato “virtualmente” il dottor Luigi Ballerini, autore del libro di narrativa che abbiamo letto nel corso di quest’anno scolastico: Myra sa tutto

Il libro è ambientato in una realtà distopica nella quale Myra, un’intelligenza artificiale al servizio del Governo, regola la vita di tutte le persone, spiandole continuamente, profilandole, e indirizzandole in tutte le loro scelte, da quelle più banali a quelle più importanti. 

Tutti vivono, dunque, convinti di essere liberi e nel mondo migliore possibile tranne dei ragazzi che, essendosi accorti di vivere “in una bolla”, decidono di uscirne per riconquistare la libertà: tra sogni, amori, litigi lottano per salvarsi da una vita priva di autenticità. Ce la faranno?

Il finale del libro ci ha fatto molto discutere, dal momento che alcuni di noi lo hanno “letto” in un modo, altri in modo completamente diverso.

Abbiamo chiesto lumi a Ballerini, il quale ci ha spiegato che Myra sa tutto, come molti libri, è scritto per metà dall’autore e per metà dai lettori, nel senso che le interpretazioni di ognuno variano in base alla sensibilità e all’esperienza, e sono tutte valide.

Ha aggiunto che ci sono “i bravi scrittori” che già in partenza sanno come sviluppare il racconto in tutte le sue parti, e quelli che si immedesimano nei personaggi e sviluppano la storia passo dopo passo, quasi insieme a loro.

E’ stato molto piacevole parlare con lui, forse anche perché, essendo uno psicanalista, è entrato subito in sintonia con noi, facendoci sentire a nostro agio e apprezzati per tutte le domande che gli abbiamo posto.

Luigi Ballerini è stato puntualissimo e questo ci ha colpito molto favorevolmente: credevamo, infatti, che collegarsi con una classe di ragazzini potesse essere per uno scrittore affermato, semplicemente un fastidioso dovere al quale assolvere; glielo abbiamo anche detto e lui quasi si è sorpreso, rivelandoci che i lettori sono le figure più importanti per uno scrittore, addirittura più dell’editore e del redattore…

Gli abbiamo rivolto le nostre domande.

Una di quelle che più ci interessavano di più riguardava la sua opinione sull’influenza dei social media nella società:  in fondo, è proprio questo il tema centrale del suo romanzo. Ci ha risposto che l’influenza che i social Network esercitano sulle coscienze delle persone è ormai un fatto indiscutibile, tanto che diverse fondamentali scelte, come la Brexit e le elezioni dell’ex presidente degli USA, sono state al centro di inchieste che hanno dimostrato quanto siano state provocate da gestioni “propagandistiche” di dati nel web (in particolare si riferiva allo scandalo della Cambridge Analytica).

A questo proposito, è emerso un altro aspetto molto interessante legato ai condizionamenti che le persone subiscono in diversi contesti. Un nostro compagno, infatti, avendo notato che su diverse copertine dei romanzi di Ballerini è presente un occhio, gliene ha chiesto la ragione. Lui ha risposto che la copertina viene scelta dall’editore e spesso è diversa a seconda del luogo di pubblicazione dell’opera, per via dei diversi “gusti” dei lettori di ciascun paese. Si è soffermato su questo argomento, spiegandoci, cosa che non sospettavamo, quanto siano importanti le copertine dei libri e quanto condizionino il successo o l’insuccesso di una pubblicazione.

Uno di noi ha chiesto se avesse mai pensato di fare di “Myra sa tutto” un film o una serie tv. Lui ci ha detto che nel 2020 il libro è stato selezionato al M.I.A.  tra i migliori 10 prodotti letterari dell’anno e che esiste la possibilità che diventi una serie tv: noi lo speriamo!! 

A proposito, gli abbiamo chiesto se ha in programma un sequel e ci ha sorpreso dicendoci che nel romanzo “Alla seconda umanità”, in un certo senso, vengono svelate le verità riguardanti “la cellula dei dissidenti” di cui, nel finale di “Myra sa tutto”, non si parla. 

Il tempo è trascorso molto velocemente e ci siamo salutati non prima di avergli strappato il consenso ad essere intervistato a settembre per il nostro ZigarelliNews.

A presto, dottor Ballerini!!

Classe 2^C

A SPASSO PER BARI: PALAZZO MINCUZZI

Se vivete a Bari, o avete mai visitato il centro di questa meravigliosa città marittima, avrete sicuramente notato l’imponenza e l’eleganza di palazzo Mincuzzi. Attualmente, questo gioiello ospita uno tra i più importanti store italiani dell’azienda Benetton, ma, quanti di noi ne conoscono la storia?

Era il 1926, e la famiglia Mincuzzi, che già possedeva diversi grandi magazzini dedicati alla vendita di tessuti preziosi, decise di far costruire una nuova sede per le attività commerciali di famiglia.

Il 28 Ottobre 1928, l’opera, progettata dall’architetto Aldo Forcignanò e l’ingegnere Gaetano Palmiotto, venne completata. Nello stesso periodo era in fase di edificazione il palazzo che avrebbe ospitato La Rinascente e ci fu una vera e propria gara tra le tra le imprese costruttrici per chi fosse riuscita a terminare prima l’opera!

Palazzo Mincuzzi è situato nel pieno centro della città, precisamente in via Sparano, una tra le più rinomate strade dello shopping barese e non solo. 

La facciata esterna appartiene allo stile “Art Nouveau” diffusissimo in Italia e in Europa in quel periodo storico. La parte più alta è occupata da un tamburo e dei timpani triangolari, una grande cupola e una sfera in ghisa d’orata. I cinque piani sono ornati da colonne con capitelli.

L’imponente entrata è situata nell’angolo dell’edificio e, insieme all’altezza, conferisce al palazzo una prospettiva ampia che ne mette in evidenza l’importanza architettonica.

All’interno si affacciano ballatoi che richiamano la struttura del teatro, facendo immaginare al visitatore di non trovarsi semplicemente su un pavimento in graniglia e mattonelle di vetro, ma su un vero e proprio palco.

La scala per il piano inferiore è al centro dell’aria principale mentre quella per i piani superiori disposta in un angolo.

Quello che fa apprezzare, a me, come a tantissimi altri turisti, il palazzo Mincuzzi è l’accostamento di dettagli tradizionali (come la cancellata delle scale) con quelli moderni (come il pavimento del piano terra citato in precedenza)

Ivan Leonardo Carlucci