NOSTALGIE CALCISTICHE #3 Zemanlandia

Bentornati lettori di Zingarellinews!

Siete pronti ad immergervi in una nuova storia? Beh, io sì!

Oggi vi racconterò una storia particolare e che forse alcuni di voi non conoscono. E’ particolare perché fino ad ora ho parlato di stagioni indimenticabili, di squadre, di giocatori e di partite che hanno lasciato un segno nella storia del calcio, ma non ho mai parlato di allenatori.

L’allenatore ha un ruolo fondamentale nel calcio: egli si deve assumere tante responsabilità, perché il rendimento della squadra dipende solo da lui; se la squadra va male la colpa viene sempre scaricata su di lui, se la squadra va bene il primo a ricevere i complimenti è lui.

Bene, fatta questa premessa vi voglio parlare di un allenatore che ha veramente lasciato il segno nel calcio italiano, e non solo: si chiama Zdenek Zeman e questa è la sua storia. 

Raccontarvi la vita e la carriera di Zeman in un articolo sarebbe un suicidio sia per me sia per voi: basta solo ricordare che il 7 novembre dello scorso anno Zdenek ha raggiunto quota 1000 panchine in Italia, particolare dal quale si capisce la sua esperienza. Per questo mi soffermerò su un periodo particolare della sua incredibile esperienza. Tra le tante squadre italiane che ha allenato, infatti, c’è una squadra pugliese dove Zeman ha mostrato tutto il suo potenziale da allenatore e questa squadra è il Foggia.

Un prodigio tra i dilettanti

Prima di parlare della sua meravigliosa esperienza in Puglia, riassumiamo la sua storia dall’inizio. Zeman, come tutti gli altri allenatori, per emergere nel mondo del calcio ha dovuto fare tanta gavetta, iniziando tra i dilettanti. Nato nell’ex Cecoslovacchia, Zdenek si trasferisce in Italia perché a Praga scoppiano tante e periocolose insurrezioni politiche. In Italia c’è suo zio, Čestmír Vycpálek, allenatore della Juventus, due volte campione d’Italia. Sarà lui ad alimentare la passione per il calcio nel giovane nipote. Quest’ultimo comincia la sua carriera da allenatore in varie squadre siciliane che militano in campionati dilettantistici. Nel ’79 ottiene il patentino di allenatore professionista, che gli permette di allenare prima le giovanili del Palermo e poi il Licata in C2, dove vincerà il campionato. Seguono varie esperienze in B, tra cui quella a Messina dove, nonostante l’ottavo posto, la squadra possiede il migliore attacco del campionato con il giovane Totò Schillaci capocannoniere.

“Zemanlandia

Ed è adesso che incomincia la nostra storia, è qui che il prodigio inizia a farsi valere e ad esprimere tutto il suo potenziale. Nel 1989 Zeman viene ingaggiato dalla società pugliese del Foggia, neopromossa in Serie B. Grazie al suo ultra offensivo 4-3-3 e al gioco spumeggiante della squadra, Zeman vince il campionato di Serie B con il miglior attacco del campionato grazie ai gol del trio delle meraviglie, composto da Francesco Baiano, Giuseppe Signori e Roberto Rambaudi: è iniziata “Zemanlandia”.

Zeman vuole sorprendere tutti nella sua prima stagione in Serie A. L’esordio è contro l’Inter, a San Siro, una trasferta difficile ma Zeman non vuole perdere l’opportunità di far vedere a tutti il prodigio che c’è in lui. Il Foggia ottiene un preziosissimo punto che dà il via ad una stagione fantastica e sopra le aspettative: infatti conclude il campionato al nono posto in classifica con 35 punti, sfiorando un’ipotetica qualificazione alla Coppa UEFA. Zeman ha conquistato tutti i tifosi, ma anche i media giornalistici e non solo italiani. 

La stagione successiva non si apre nel migliore dei modi, perché dutante il mercato estivo vengono ceduti i giocatori del “trio delle meraviglie”, quindi Zeman dovrà fare a meno di loro. L’assenza di questi, tuttavia, sembra non sentirsi, infatti il Foggia conclude il campionato all’undicesimo posto in classifica chiudendo la stagione come il secondo miglior attacco del campionato. 

Il ciclo sembra non finire più e nella terza stagione in A, il Foggia di Zeman incanta ancora di più, i tifosi sognano la qualificazione in Coppa UEFA, cosa che sembra quasi fatta. Il sogno, purtroppo, finisce all’ultima giornata di campionato, quando il Foggia di Zdenek viene sconfitto 0-1 dal Napoli che si riprenderà all’ultimo respiro la qualificazione in Europa. I tifosi foggiani dopo la beffa sul campo, ne subiscono un’altra, quando Zeman dirà addio per andare ad allenare la Lazio. 

Certi amori non finiscono…

Dopo i 4 anni a Foggia, Zeman passa per le due squadre della capitale, prima nella Lazio e poi nella Roma. Per la prima volta allena una squadra non italiana, il Fenerbahce, nell’annata 1999-2000. Ritorna in Puglia nel 2004 allenando il Lecce. Dopo l’esperienza in Salento ritorna ad allenare all’estero, a Belgrado, dove le cose non vanno molto bene. Dopo due anni di inattività arriva la chiamata che nessuno si aspetta: Il vecchio presidente del Foggia, Pasquale Casillo, compra la società pugliese e vuole ridare forma al vecchio Foggia dei miracoli. E’ così che Zeman, dopo 23 anni, ritorna ad allenare il Foggia. Il palcoscenico è ben diverso da quello di 23 anni prima, la squadra pugliese milita in Lega Pro e punta ai play-off per una possibile promozione in B. Il campionato si conclude con il Foggia sesto in classifica con il miglior attacco del campionato grazie ai gol di Lorenzo Insigne (oggi capitano del Napoli) e Marco Sau. Zeman, insoddisfatto, lascia Foggia perché deluso dai risultati conseguiti. 

Dopo l’ennesima avventura a Foggia, Zeman viene ingaggiato dal Pescara dove vincerà un campionato stradominato grazie a tre giocatori, oggi titolarissimi nella nazionale italiana, ovvero Ciro Immobile, Marco Verratti e Lorenzo Insigne che, inoltre, aveva già allenato a Foggia.

“Zemanlandia” oggi

Dopo Pescara, Zeman alterna esperienze in serie A (ritorno alla Roma, Cagliari e ritorno a Pescara) e un’esperienza all’estero, in Svizzera, con il Lugano. Dopo l’esonero da Pescara nel 2018, tutti credono che Zeman abbia finito con il mondo del calcio, ma non è così: il 26 giugno 2021, dopo tre anni di inattività, egli firma un contratto che lo riporta ad allenare il Foggia in Serie C. Ha ben 74 anni.

Nonostante abbia dato molto al mondo del calcio, Zeman vuole continuare a stupire tutti e spera di finire la sua carriera regalando ancora gioie ai tifosi foggiani.     

Tommaso Tedesco Quartulli

NOSTALGIE CALCISTICHE #2

La Bari della Meravigliosa Stagione Fallimentare

Una squadra senza soldi ad un passo dalla Serie A

Bentrovati, lettori di Zingarellinews!

Oggi voglio raccontarvi un altro capitolo della Bari, che certamente per alcuni di voi sarà molto interessante e che forse vi farà tornare in mente alcuni momenti passati con l’orgoglio di essere un tifoso barese.

Non sono qui per fare la solita analisi del campionato, assolutamente no: rischierei di diventare  noioso non solo per chi legge, ma anche per me che scrivo. Piuttosto voglio raccontarvi una storia, o meglio una favola, perché questa storia ha un morale, un insegnamento; una storia ricca di emozioni, vittorie e sconfitte, la storia di una squadra senza soldi arrivata ad un passo dal paradiso, ad un passo dalla Serie A.

  1. Inizio della storia

La nostra favola inizia in una calda e afosa estate, cosa che a Bari non è una novità. Ci troviamo nel 2013 e la società biancorossa, dopo la retrocessione in Serie B e lo scandalo del calcioscommesse, (di cui vi ho già raccontato nel mio precedente articolo, che vi invito a leggere se non l’avete ancora fatto) non gode di una buona salute finanziaria. Il presidente Vincenzo Matarrese prova a risollevarne le sorti vendendola, ma non ci riesce. Intanto la società barese ingaggia un nuovo allenatore, Carmine Gautieri (che però, diciotto giorni dopo la sua firma, lascia la panchina biancorossa a causa di motivi familiari) e affida la panchina a Roberto Alberti e Nunzio Zavettieri, due nomi che resteranno nel cuore della tifoseria biancorossa. La squadra comincia la stagione con tanti problemi e parte svantaggiata, perché viene penalizzata di 3 punti ancor prima dell’inizio.

  1. Fallimento dentro e fuori dal campo

La prima vittoria arriva un po’ in ritardo, alla 4° giornata, dopo due pareggi e una sconfitta, dopodiché  il campionato continua con alti e bassi senza che si mostri una chiara idea di gioco. Quando inizia il girone di ritorno si cominciano a vedere i primi veri problemi: la Bari perde due partite consecutivamente contro la Reggina e il Brescia, ma soprattutto perde 4-0 contro il Modena, una vera e propria umiliazione che porta i biancorossi in zona play-out.

Fuori dal campo, dopo le dimissioni del presidente Vinella, i tifosi temono il fallimento e la loro paura diventa realtà quando il 10 marzo 2014 viene dichiarato il fallimento della società, affidata a due curatori fallimentari.

  1. Il miracolo

Ma torniamo in campo: la squadra del duo Alberti-Zavettieri comincia a collezionare vittorie su vittorie, sostenuta dal suo pubblico che insieme ai calciatori non vuole deludere la città,  qualunque sia il futuro del club. La Bari, grazie a sette risultati utili consecutivi, riesce ad uscire dalla zona play-out e finalmente i giocatori possono permettersi di sognare una possibile classificazione ai play-off. Dopo la sconfitta contro il Latina la squadra, costantemente sostenuta dai suoi tifosi sia al San Nicola sia in trasferta, colleziona cinque vittorie consecutive portandosi in piena zona play-off nonostante un ulteriore punto di penalizzazione. Fuori dal campo, i tifosi aspettano una nuova proprietà. Nonostante lo slogan virale “Comprate la Bari” inventato dal centrocampista Sciaudone, le prime due aste risultano deserte. Anche il più ottimista dei tifosi vede l’ombra del calcio dilettantistico da cui dovrebbe ripartire la Bari, ma il 20 maggio accade l’impensabile: al termine della terza asta la squadra biancorossa conosce il suo nuovo proprietario, l’ex arbitro Gianluca Paparesta, che si aggiudica i beni aziendali della società per 4,8 milioni di euro. Nasce così il Football Club Bari 1908. I tifosi sono in festa, il passato è già stato dimenticato, ora si pensa ad un futuro roseo e pieno di emozioni.

  1. “Riprendiamola! Riprendiamola, questa serie A!”

Dieci giorni dopo l’ufficialità della nuova proprietà, la Bari conclude il campionato al 7° posto, in piena zona play-off, al termine di una grande rimonta. Lo spettacolo, però, non finisce qui. La squadra arriva ai play-off senza pressione e con tutta la stima e l’incoraggiamento dei propri tifosi. Il primo ostacolo è il Crotone, squadra contro cui i biancorossi non hanno vinto in nessuna delle due gare in campionato; contro ogni aspettativa, la Bari batte nettamente il Crotone per 3-0 e si qualifica per le semifinali. Il San Nicola è una bolgia: invasioni di campo, i tifosi che abbracciano i giocatori e tanta euforia sugli spalti. I galletti dovranno affrontare il Latina, prima in casa e poi in trasferta. La gara di andata termina in parità, 2-2, con il gol di Ristovski al 90° che gela un San Nicola già certo della vittoria. I tifosi non aspettano altro che la gara di ritorno e vanno in massa a Latina. La partita è da cardiopalma: la Bari passa in vantaggio al 73°, pareggia il Latina su rigore all’81°, raddoppia il Latina all’84°… È finita. Non basta il gol di Galano nei minuti finali, la partita termina 2-2: il Latina va in finale grazie alla sua classificazione in campionato più alta della squadra biancorossa, ma il Bari esce dai play-off senza aver perso nemmeno una delle tre partite. 

  1. Morale della favola

Dopo l’uscita della Bari dai play-off i tifosi baresi, commossi, applaudono e incoraggiano la squadra; i giocatori sono increduli: non avrebbero mai pensato ad una simile festa da parte dei loro sostenitori, soprattutto dopo una “sconfitta”. Questo significa che i tifosi baresi sono speciali, sono i tifosi che qualsiasi squadra vorrebbe avere, sono tifosi che incoraggiano SOPRATTUTTO nei momenti di difficoltà e che sanno apprezzare l’impegno di una squadra che ha sempre saputo ripagare la loro fiducia e il loro sostegno.

Tommaso Tedesco Quartulli

NOSTALGIE CALCISTICHE #1

L’ULTIMA BARI IN SERIE A

Bentrovati, lettori di Zingarellinews!

Oggi voglio rispolverarvi la memoria: lo so che a volte farete finta di non ricordarvi niente e che a volte, invece, vorreste rivivere quei momenti e stare lì, allo stadio, a sentire i cori più belli del mondo da parte di una tifoseria calda e sempre presente anche nei momenti di difficoltà. Oggi, infatti, parte nostalgie calcistiche, ossia gli eventi indimenticabili della storia del calcio.

La prima “nostalgia” riguarderà la squadra della mia città ma anche del mio cuore: il Bari, anzi… la Bari. Attualmente la SSC Bari dei De Laurentiis, pur essendo sempre sostenuta dai suoi stupendi tifosi, non sta attraversando un periodo troppo positivo ed è spesso criticata, perché non riesce a salire di categoria. Ma per un attimo lasciamo stare il presente, mettiamolo da parte e parliamo di cose belle, o quasi: parliamo dell’ultima Bari in Serie A.

Ecco, l’ultima stagione della Bari in Serie A è stata quella del 2010/11. Ma per capire come sono andate le cose torniamo un po’ indietro nel tempo (cercherò di non annoiarvi troppo!).

La Bari di Antonio Conte conclude in vetta la stagione 2008/09 di Serie B e viene promossa in serie A; l’allora presidente Vincenzo Matarrese decide di affidare la panchina a Gian Piero Ventura, che avrà il compito di lottare per la permanenza nella massima serie. Ventura non solo raggiunge gli obiettivi richiesti dalla società, ma supera le aspettative chiudendo la stagione successiva al 10° posto (migliore posizione del Bari in massima serie). In alcuni momenti della stagione la Bari sogna anche un posto in Europa facendo paura a squadre come Inter, Milan e Juventus. Memorabile è la vittoria per 3-1 al San Nicola contro i bianconeri. Il bomber dei biancorossi è ovviamente il brasiliano Paulo Vitor Barreto, con 14 reti segnate in 31 presenze. Il bomber biancorosso, però, non avrà lo stesso rendimento la stagione successiva a causa dei continui infortuni.

E arriviamo alla mitica Stagione 2010/11, appunto quella dell’ultima Bari in serie A.

Ventura, dopo la sorprendente stagione dell’anno precedente, viene riconfermato in panchina dalla società biancorossa. Quest’ultima, durante il mercato estivo, riscatta dai prestiti Almiron e il bomber brasiliano Barreto, ma fa anche importanti cessioni in difesa vendendo il giovane Bonucci alla Juventus (dove poi diventerà capitano) e Ranocchia al Genoa.

I galletti partono bene e nelle prime cinque giornate, quando la Bari vince persino contro la Juventus al San Nicola, conquistano otto punti e arrivano a meno due posizioni dalla vetta. Dopo un buon inizio, però, arriva un periodo buio: nelle successive otto gare i biancorossi racimolano solo un punto e si ritrovano ultimi. Tuttavia il presidente Vincenzo Matarrese continua ad avere fiducia nel tecnico genovese Ventura e anche i tifosi non protestano più di tanto; infatti nelle giornate successive la squadra migliora il suo rendimento, vincendo anche il derby contro il Lecce per 1-0 con gol dell’italiano Stefano Okaka. Purtroppo questo non basta a risalire dalle posizioni più basse basso della classifica.

In Coppa Italia la Bari riesce ad ottenere la qualificazione per gli ottavi di finale battendo prima il Torino e poi il Livorno, ma viene eliminata dal Milan per 3-0. Nel girone di ritorno la musica non cambia: ci sono sempre più bassi che alti e i biancorossi restano sempre in fondo alla classifica. Tutto cambia quando il 2 febbraio del 2011 alcuni ultras della squadra fanno esplodere una bomba carta sotta l’abitazione del presidente Matarrese invocando le dimissioni del tecnico Ventura. Il 9 febbraio Ventura si dimette e la società ingaggia Bortolo Mutti come nuovo allenatore. Con lui i biancorossi si riservano qualche soddisfazione come la vittoria per 2-1 contro il Parma (che al “Tardini” mancava da ben 37 anni) o il pareggio per 1-1 contro il Milan (che sarà poi campione d’Italia). I miglioramenti sono evidenti ma forse è troppo tardi, perché il 23 aprile i galletti perdono 0-1 contro la Sampdoria e sono matematicamente retrocessi in serie B. È finita, le speranze sono finite ma i tifosi sperano almeno nella vittoria del derby contro il Lecce, cosa che però non si verifica: il 15 maggio 2011 allo stadio San Nicola il triplice fischio dell’arbitro Morganti segna la fine della partita Bari Lecce per 0-2. Il Lecce conquista la salvezza e la Bari è matematicamente retrocessa in serie B…

L’ultima giornata si conclude con un netto 4-0 del Bari contro il Bologna, grazie anche alla magnifica tripletta del diciottenne Grandolfo. La brutta immagine che caratterizza questa stagione è quella dell’autogol del difensoreAndrea Masiello contro il Lecce, autogol che, come in seguito dichiarerà lo stesso Masiello, viene realizzato volontariamente in cambio di soldi (il difensore verrà poi arrestato).

Da questo momento la squadra biancorossa alterna alti e bassi, rischiando più volte il fallimento societario, che purtroppo alla fine viene dichiarato nel luglio del 2018, determinando la ripartenza della squadra dalla serie D.

Oggi la Bari dei De Laurentis milita nel girone C della Serie C e ha un obiettivo ben preciso, ossia ritornare in massima serie, nel calcio che conta: un progetto che deve essere ragionato, con i giocatori e gli allenatori giusti, in grado di valorizzare una grande piazza come la sua.

Chi erano gli uomini dell’ultima Bari in Serie A?

Rimanendo in tema di revival, eccovi i protagonisti dell’ultima Bari in Serie A:

In panchina: Gian Piero Ventura (2009-2011) – Bartolo Mutti (2011); il primo non è famoso per la sua bellissima esperienza nella Bari ma è noto, in maniera assolutamente non positiva, ai tifosi italiani per la clamorosa mancata qualificazione ai mondiali del 2018 durante i quali lui era il commissario tecnico;

In porta: Jean-Francois Gillet;

In difesa: Andrea Masiello, Marco Rossi, Kamil Glik;Il primo e l’ultimo giocano ancora, rispettivamente in Serie A con il Genoa e in Serie B con il Benevento;

A centrocampo: Sergio Almiron, Edgar Alvarez, Massimo Donati, Alessandro Gazzi;

In attacco: Barreto, Josè Castillo, Stefano Okaka, Vitaliy Kutuzov, Francesco Grandolfo. Il terzo e l’ultimo giocano rispettivamente nel Basaksehir in Turchia e nel Monopoli in Serie C.

Questi sono stati gli eroi dell’ultima Bari in Serie A, coloro che fino alla fine ci hanno fatto emozionare, ci hanno fatto gioire e arrabbiare, ci hanno fatto passare tante ore chiusi in stanza addolorati dalla sconfitta, ci hanno fatto passare settimane di allegria e di soddisfazioni: emozioni uniche che puoi provare solo tifando questa squadra.

Forza Bari!!!

Tommaso Tedesco Quartulli

ASPETTANDO IL TORNEO DI ISTITUTO “ZARAY WITH US”

Tra le classi terze della scuola secondaria di primo grado avrà inizio a breve un torneo di pallavolo, che si concluderà verso la fine dell’anno scolastico. Ogni classe, con i rispettivi professori di scienze motorie, si sta impegnando per conseguire la vittoria o classificarsi tra i primi posti. I professori hanno un compito davvero arduo perché, a causa della pandemia, le ore trascorse in palestra negli ultimi anni sono state pochissime e, nonostante l’impegno dei docenti e dei ragazzi, le “ lacune” da colmare sono tante. Il nostro torneo è dedicato a Zaray, una ragazzina che frequentava il nostro istituto e che è venuta a mancare prematuramente qualche anno fa. Ricordarla con una manifestazione sportiva ci riempie di gioia e di entusiasmo. Per l’occasione ho voluto intervistare il capitano della mia squadra, Sergio Smaldone, che ammiro per le sue doti tecniche e per “l’energia positiva” che trasmette ai suoi compagni di squadra in qualsiasi momento.\ -Cosa ti aspetti da questo torneo? Mi aspetto e mi auguro di uscirne vincitore insieme a tutta la squadra e mi impegno a gareggiare nel pieno rispetto delle regole di gioco. -Hai fiducia nella tua squadra? Nutro grandissima fiducia nei miei compagni di squadra, ai quali sono riconoscente per avermi scelto come “capitano”. -Secondo te cosa ha spinto i tuoi compagni ad eleggerti capitano? Credo che apprezzino le mie “doti sportive” ed il mio impegno assiduo per creare un clima di fiducia e di collaborazione. -Qual è secondo te la carta vincente di una squadra di pallavolo? Ritengo che la carta vincente sia una squadra affiatata, perchè da “soli si va più veloce ma insieme si va più lontano” Ringraziando Sergio Smaldone per la disponibilità, invito i lettori a continuare a “leggerci” e a fare il tifo per noi.

Tommaso Tedesco Quartulli