IL CASO YARA GAMBIRASIO

NUMERO VITTIME: 1
NOME VITTIMA: YARA GAMBIRASIO
NOME DEL COLPEVOLE: MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI
DATA MORTE: 26 NOVEMBRE 2010
DATA RITROVAMENTO: 26 FEBBRAIO 2011


Yara Gambirasio nasce a Bergamo il 21 maggio 1997, da mamma Maura e papà Fulvio. Ha una famiglia numerosa e vive in una piccola cittadina, Brembate di Sopra.
E’ una ragazzina socievole ma molto riservata, ha una vera e propria passione per la danza e pratica come sport la ginnastica ritmica. E’ sempre sorridente e ama la vita.
Per allenarsi, Yara è solita frequentare una palestra che si trova a circa 700 metri da casa sua.
Un venerdì come tanti, nonostante non abbia allenamenti, decide di andare comunque in palestra a portare uno stereo che rimpiazzi quello fino ad ora utilizzato e che si è rotto: la musica è indispensabile per le prove delle varie discipline sportive e non se ne può fare a meno.
Yara riesce a convincere sua madre a farla andare da sola, perché vuole approfittare dell’occasione per salutare alcuni suoi amici che insegnano hip hop.
Mamma Maura non può immaginare che dare questo permesso a sua figlia sarà il più grande errore della sua vita: la sera, infatti, Yara non torna a casa. Familiari e conoscenti cominciano a cercarla ovunque, ma le loro ricerche sono del tutto vane.
Dopo qualche ora la madre, disperata, denuncia la scomparsa della figlia alla locale Stazione dei Carabinieri. II caso viene assegnato al Sostituto Procuratore Letizia Ruggeri che, prendendoselo a cuore, si dimostra la persona perfetta per risolverlo: dopo tre mesi di indagini VIENE RITROVATO IL CORPO DELLA RAGAZZA.
E’ un dolore immenso per la famiglia che, nonostante lo strazio e grazie alla fiducia che ripone nella giustizia e negli inquirenti, decide di non arrendersi finché non venga scoperto il colpevole.
Dopo il ritrovamento del corpo, si cerca innanzitutto di isolare le tracce per trovare un DNA compatibile con quello di un possibile colpevole; si arriva ben presto alla conclusione che il DNA prelevato dai resti della piccola Yara appartiene ad un uomo.
Così la Procura della Repubblica e i RIS dei Carabinieri decidono di prelevare, attraverso un tampone salivare, il DNA di quasi tutta la popolazione maschile di Brembate di Sopra. In seguito a questa analisi a tappeto, tutti vengono rimandati a casa tranne un individuo il cui DNA risulta per il 54% compatibile con quello rilevato sul corpo di Yara. Costui non ha né cugini né parenti maschi che abbiano un corredo genetico almeno per il 50% compatibile con quello del presunto assassino.
Ma i ricercatori, soprattutto la dottoressa Ruggeri, non si arrendono e cercano di rintracciare la madre dell’indagato per appurare se il marito avesse avuto delle relazioni e dei figli al di fuori del matrimonio.

La donna nega ma loro continuano a fare domande su domande. Chiedono, per esempio, se c’è qualche vestito del coniuge e l’anziana risponde di sì, ma aggiunge che li lava ogni mese dalla sua morte (avendo quindi cancellato qualsiasi eventuale traccia di DNA). La speranza, però, è l’ultima a morire: la donna ha conservato dei documenti del marito attraverso i quali gli inquirenti risalgono ai suoi resti al cimitero, da cui estraggono il DNA e… BOOM! Fanno centro! Dai dati raccolti
rilevano che in vita l’uomo aveva avuto diverse relazioni extraconiugali e che faceva il tassista. A questo punto cominciano a cercare donne dai 60 anni in su che possano corrispondere per la parte di corredo genetico femminile alla presunta madre del colpevole.
E la TROVANO BEN PRESTO! Ora si sa chi è la madre e chi il padre del COLPEVOLE, poiché entrambi sono compatibili al 98% con le tracce di DNA rilevate. E ben presto si arriva a lui, Massimo Giuseppe Bossetti, che viene arrestato, sottoposto a processo e dichiarato responsabile dei reati a lui ascritti. Ad oggi non si sa ancora perché abbia ucciso in modo così efferato la giovanissima Yara…
A noi il triste compito di ricordarla: R.I.P YARA!

Luca Florio, Asia Franciosa

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