Intervista a Davide Morosinotto

Il 25 gennaio abbiamo avuto il piacere di incontrare e intervistare l’autore del libro “Il Rinomato Catalogo Walker&Dawn”, vincitore del Superpremio Andersen del 2017 e autore di altri successi come “La sfolgorante luce di due stelle rosse” e “Il fiore perduto dello sciamano di K” (facenti parte della trilogia) e “La più grande”. Stiamo parlando di Davide Morosinotto (Bologna).

In quale personaggio del “Rinomato Catalogo Walker&Dawn” si identifica meglio?

“Da un punto di vista, nessuno mi somiglia, perché sarebbe noioso scrivere su di me. Dall’altro punto di vista il mio personaggio preferito è Julie, perchè sono riuscito a raccontare la sua storia nella terza parte del romanzo.”

Da dove ha tratto ispirazione per scrivere “Il Rinomato Catalogo Walker&Dawn”?

“Un mio amico, qualche tempo fa, mi regalò un catalogo americano. Iniziai a sfogliarlo e mi piacque tanto. Pensai che, se fossi stato agli inizi del ‘900, avrei comprato subito una rivoltella. Da lì ho subito pensato all’idea dell’orologio e la storia è venuta da sé.

Inizialmente pensavo che il libro fosse completo senza la parte di Tit, perché lui non parlava molto. Ma quando la casa editrice Mondadori decise di acquistare la mia opera, mi disse di scrivere il finale facendo raccontare Tit. Siccome l’idea non era di mio gradimento, cercai di farlo peggio possibile, ma il successo fu talmente tanto che non me lo immaginai.”

Il libro l’ha scritto solo lei?

“Il nome sulla copertina è il mio, perché ho scritto la prima bozza. Voi leggete la decima versione del libro, scritta da me e dal mio team (Book on a Tree). Ogni tanto ci scambiamo i libri per migliorarli.”

Perché i titoli dei suoi libri sono particolarmente lunghi?

“Non scelgo io il titolo, quello è il compito del titolista. Inizialmente volevo chiamare il primo della trilogia “La banda dell’orologio”, mentre il titolista “Gangster”. A poco dalla stampa decidemmo di chiamarlo “Il favoloso catalogo Walker&Dawn” che modificammo con “Rinomato”, perchè, in quel momento, tutti i libri cominciavano con “Favoloso”. Sinceramente il titolo non mi piaceva molto e continua a non piacermi del tutto.”

Qualcuno tra i quattro ragazzi ha partecipato alla Seconda Guerra Mondiale?

“Si, compare nel secondo libro. Non sarà un personaggio principale, bensì una comparsa.”

Chi potrà mai essere…Non ci resta che leggere il libro!

Abbiamo poi continuato con le domande.

Chi ha ucciso Mr Darsley?

“Mi piace far finire le storie con suspense, così puoi farle finire tu”

Era emozionato quando ha vinto il Superpremio Andersen 2017?

“Non molto, perché lo stavo scrivendo già da tanti anni e l’avevo letto e riletto nella sua forma originale, quindi pensavo che non avrei vinto.”

Qual è il tuo personaggio preferito di “Il fiore perduto dello sciamano di K”?

“Ladoga, perchè, in confronto agli altri, ha una storia.”

Com’è nata l’idea del terzo capitolo della trilogia?

“Questa storia l’ho sognata: mi trovavo in una foresta con un clima equatoriale. Ho cominciato a studiare le foreste, fino a quando non ho trovato la Foresta Amazzonica e Iquitos, dove vive la migliore amica peruviana di mia sorella Chiara, la quale mi ha fatto incontrare suo zio, che è uno sciamano. Ho preso un volo per Iquitos, dove ho fatto molte esperienze, come cadere nel fiume Rio delle Amazzoni. Ambientazione e tempo gli ha scelti la storia.”

Perchè Laila fa questa scelta? (Non diciamo quale, così non spoileriamo!)

“Inizialmente non avevo idea di come finire il libro, perché l’avrei fatto sembrare finto. Non posso scegliere io il finale del libro, sono le 300 pagine precedenti a farlo. In origine “Il fiore perduto dello sciamano di K” aveva 60 pagine in più, ma io e il mio team le abbiamo tagliate, perché la storia non andava più avanti.”

E’ finita la saga?

“Sì, non ci sarà più altro che la riguarda.”

Voleva diventare uno scrittore già da bambino?

“Ho iniziato a scrivere in seconda media, quindi alla vostra età, grazie a mio cugino che mi ha proposto di partecipare a una gara. Dovevamo scrivere una storia, ma io non ho vinto, infatti sono arrivato ventesimo. Ma ho continuato a partecipare alle diverse competizioni anche se perdevo sempre. C’è stato un momento in cui decisi di abbandonare la scrittura, ma siccome la mia fidanzata non voleva mi disse:“Se smetti di scrivere, io ti lascio”. Quindi ricominciai a scrivere.”

Qual è stato il tuo primo lavoro?

“Ho lavorato per i videogames e poi ho iniziato a scrivere professionalmente libri. Adesso lavoro anche all’ideazione di giochi.”

Ha mai scritto film o serie tv?

“Si. L’altro giorno ci ha lasciati Vialli e io e il mio team, avendo scritto la sua biografia, non abbiamo esitato a scrivere il film, che hanno annunciato il giorno dopo al tg.”

Da dove ha tratto ispirazione per scrivere il romanzo “La più grande”?

“Stavo passeggiando tra le bancarelle dell’usato, quando mi ha attratto un libro. L’ho aperto e ho trovato l’illustrazione di una piratessa. Decisi subito di comprarlo. Lo lessi e scrissi un libro sul pirata più grande che sia mai esistito, Shih Ching, che ho chiamato Shi Yu.”

Qualcuno ti ha aiutato a scrivere libri?

“Si, Domenico Baccalario, uno scrittore con 28 milioni di copie al mondo vendute che è’ diventato il mio maestro e Alessandro Gatti, il quale mi ha aiutato a scoprire il colpevole dell’assasinio di Miss Dawn in cambio di una cena e che mi ha dato l’ispirazione per il personaggio di “Alex The Cat”.”

Ha consigli di scrittura da dare?

“Leggete e scrivete. Se è possibile, tutti i giorni, anche poche righe. E’ un esercizio che aiuta tanto.”

Arianna Manfredi e Carola Tomasicchio

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