“Mare Fuori”, metafora della vita e della libertà.

Da qualche tempo sui social, sui giornali, in televisione sta letteralmente spopolando la serie Mare fuori, il cui cast è stato addirittura invitato a Sanremo dove ha cantato la sigla con grandissimo successo di audience. La fiction è ambientata a Napoli nei quartieri più malfamati della città e in un immaginario carcere minorile, l’IPM di Nisida, e racconta le vicende di alcuni ragazzi qui detenuti, le cui storie somigliano a quelle di tanti giovani rinchiusi negli istituti penitenziari del nostro paese. Grazie a questa serie così toccante e alla sua produttrice, Cristina Farina, sono venuti alla ribalta temi spesso sottovalutati perché in realtà troppo delicati e quindi difficili da trattare: vi si parla di ragazzi costretti a sopportare ingiustizie, di giovani che hanno ormai un futuro già segnato a causa di errori commessi dai propri genitori, di disturbi mentali, di violenza, di reati commessi…

Nella fiction si mette in evidenza anche l’importante ruolo svolto dalla Polizia Penitenziaria, cioè da coloro che si occupano dei carcerati e che diventano per loro veri e propri educatori. Tra questi spicca la figura del comandante Massimo Esposito, un uomo che compie il proprio lavoro con passione e dedizione ma soprattutto con amore, tanto da dimenticare spesso la propria vita privata per dedicarsi ai “suoi” ragazzi. Il comandante Massimo spiega ogni giorno ai suoi giovanissimi detenuti che non devono perdere mai la speranza o rinunciare ai propri sogni, che devono credere in se stessi e che devono mantenere sempre vivo il loro coraggio e la loro voglia di riscatto, qualunque sia il loro passato e i reati da loro commessi.
Guardando gli episodi della fiction ci si chiede come mai spesso in Italia ci si dimentica di queste persone o, peggio, si tende ad emarginarle e a farle sentire degli errori irrimediabili. Dovremmo invece ricordare che i giovani detenuti sono esseri umani, ai quali va riconosciuto il diritto ad avere una seconda possibilità, a reinserirsi nella società e, soprattutto, a godere nuovamente della libertà (che troppo spesso noi adolescenti diamo per scontata) per guardare il “mare fuori” e poter correre finalmente un giorno sulla sabbia a piedi nudi.

Domani, non é troppo tardi.

Giorgia Dentuto

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