“A questo porta la paura, se non sappiamo controllarla: a costruire muri, prigioni, risentimenti, capri espiatori. A confondere la diversità con l’avversità.”

Martedì 10 ottobre, insieme a docenti, studenti universitari, persone diverse per età ed estrazione culturale, c’ero anche io nell’Aula Aldo Moro di Palazzo Del Prete, presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari, ad ascoltare don Luigi Ciotti. Ed è stato emozionante!

Don Ciotti è semplice e cordiale, parla senza filtri, si vede che è un uomo coraggioso e sincero.

Ha iniziato ringraziando chi gli ha dato l’occasione di essere lì e poi ha iniziato a parlare.

Mi ha colpito molto vedere che era scortato da due bodyguard che, con discrezione, controllavano l’entrata e l’uscita dell’aula. Questo “dettaglio” mi ha fatto riflettere sul fatto che il pericolo che corrono alcune persone, che dalle notizie che sentiamo alla televisione e sui social network sembra quasi irreale, è concreto.

Partendo da episodi della sua vita, don Ciotti ha raccontando la strada che ha percorso per arrivare ad essere chi è,  e ha parlato di temi attuali quali la mafia, l’immigrazione e il razzismo.

Nel 1974, a meno di trent’anni, fondò un centro di ascolto per tossicodipendenti, riqualificando un cascinale presso il paese di Murisengo, in provincia di Alessandria, e dandogli il nome di “Gruppo Abele”.
All’accoglienza delle persone in difficoltà, l’Associazione cominciò ad affiancare l’impegno culturale con un centro studi, una casa editrice e l’”Università della Strada”, cioè un posto che accoglieva giovani ai margini della società.

Sono riuscita a seguire quasi tutti i suoi ragionamenti, e anche se alcuni concetti erano difficili e non sono sicura di averli compresi del tutto, ci sono molte cose che ha detto che mi hanno fatto riflettere.

E’ stato evidente che per lui conta moltissimo l’accoglienza di chi soffre ed è in difficoltà, e non solo perché è giusto supportare chi soffre, ma anche perché è proprio dal disagio che la criminalità può trovare terreno in cui crescere.

Si è soffermato a parlare dei Centri di permanenza in cui vengono accolti gli immigrati irregolari, luoghi che ha definito troppo simili a prigioni, dato che in questi luoghi persone già provate da viaggi disumani sono trattenute per giorni, spesso ammassate e senza la possibilità di uscire…

Ha parlato dell’8 agosto del 1991, quando  la nave Vlora, partita da Durazzo, entrò nel porto di Bari carica di quasi ventimila migranti in fuga dall’Albania e venne accolta dai baresi che dimostrarono cosa significa accogliere, facendo vedere al mondo il loro grande cuore.

Un altro tema importante che ha affrontato è quello della mafia e delle sue infiltrazioni nella politica. A proposito di questo, mi risuona ancora in testa una frase:  “Le istituzioni sono sacre e dobbiamo distinguere la loro da chi governa”.

Lascio qui alcune frasi di Don Ciotti molto forti che mi sono rimaste impresse nella mente e invito chiunque stia leggendo questo articolo a prendersi una pausa, rileggere queste frasi e riflettere.

“Non so chi è Dio, ma so di certo da che parte sta”, questa frase è rimasta nel cuore di don Ciotti perché gli è stata detta dal suo amico Tonino Bello.

“Il più grave dei mali non è la crescita dei problemi quanto la decrescita della cura”.

“Oggi l’Italia da fare la differenza fa l’indifferenza”.

“L’unica cosa che rimane ai migranti quando sono dispersi nel mare è la speranza”

“La mafia non è solo nelle organizzazioni criminali, ma talvolta è nascosta dietro chi governa”

Eleonora Gallucci Tiravanti

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