L’INCOMPRESO…                                             

Chi non ha sentito parlare almeno una volta di Vincent Van Gogh, il famoso pittore olandese vissuto tra il 1853 e il 1890? Un vero “mostro sacro” nel mondo della storia dell’arte. Eppure, non ci crederete mai, durante la sua esistenza Vincent fu davvero “incompreso” e sottovalutato da tutti, chiuso e molto tormentato; la sua vita fu tragica, come lo stile della sua arte.

Raccontare la sua storia fa tristezza. Egli fu sempre perseguitato da un senso di forte malessere ed era considerato da tutti un pazzo, anche se non lo era. Soffriva di allucinazioni, era depresso e aveva continui attacchi di panico dovuti all’abuso di alcol.

L’unico che credeva nelle sue capacità e che lo sostenne sempre fu il fratello Theo, dal quale ricevette aiuto e incoraggiamento sia economico sia, soprattutto, emotivo.

Theo rimase vicino a Vincent fino alla sua morte, avvenuta a soli 37 anni in seguito ad un ferita da arma da fuoco (non si sa se provocata da un omicida o dallo stesso Van Gogh per suicidarsi); corso al suo capezzale, Theo passò con il fratello dodici ore tenendolo stretto tra le braccia e raccogliendo le sue ultime parole: “Questo è il modo in cui volevo andarmene, ci sono voluti pochi istanti e alla fine ho trovato la pace che non sono riuscito a trovare sulla terra”.

Van Gogh dipinse molti quadri, se ne contano addirittura 1024.

Si tratta per lo più di paesaggi, di squarci o di ritratti estremamente espressivi e intensi.

Siamo sicuri che alcuni li avete visti, magari senza sapere che fossero suoi.

Eccovene tre tra i più noti.

La Camera di Van Gogh: un dipinto che raffigurava la sua piccola camera
La notte Stellata: per noi rappresenta la serenità di una notte; i colori che usa sono il giallo e il blu (il giallo per la serenità e il blu per la calma)
L’autoritratto, con in testa un cappello di feltro grigio.

Rita Capurso e Francesco Iacobbe

NOI ASCOLTIAMO MUSICA INDIE, NOI SIAMO INDIE!

Ebbene sì, cari lettori e lettrici: abbiamo deciso che è giunto il momento di parlare della musica Indie (come mai nessuno lo ha ancora fatto?!!!), uno dei generi più ascoltati e seguiti negli ultimi anni, il genere che a noi piace e che ascoltiamo di più. 

Per chi non lo sapesse, l’indie non è nato come un vero e proprio genere musicale: “indie”, infatti, deriva dalla parola inglese “indipendent” (“indipendente”) ed era il nome che veniva dato a tutti quegli artisti che non volevano appartenere alle grandi case discografiche ma che volevano rimanere, appunto, indipendenti. Perché? Semplice: perché firmare un contratto con una casa discografica importante impone la necessità di sottostare ad alcune regole per avere la certezza di riscuotere successo e di vendere a tutti costi; gli artisti indie, al contrario, volevano rimanere liberi di sperimentare le infinite possibilità che la musica offre e preferivano farsi conoscere o attraverso dischi autoprodotti con grandi sacrifici o, con il passare del tempo, attraverso i talent show, YouTube, i social e Internet in generale.

E’ così che è nato questo fenomeno musicale che dalla metà degli anni ’80 ad oggi è diventato sempre più forte, soprattutto grazie ad artisti come i Nirvana e i Soundgarden in America o i Blur e gli Oasis in Inghilterra, artisti che con la loro musica hanno contribuito a trasformare l’Indie da semplice movimento in vero e proprio genere musicale. 

In Italia la musica indipendente nasce negli anni ’90 con gruppi come gli Afterhours di Manuel Agnelli e i Marlene Kuntz. Il primo gruppo che raggiunge la vera fama sono I Cani, che si fanno conoscere proprio grazie ad Internet facendo scoprire un nuovo mercato pronto ad accogliere novità musicali e giovani artisti. Dopo di loro si affermano gruppi come Lo Stato Sociale di Lodo Guenzi, i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, gli Zen Circus, Colapesce, I Pinguini Tattici Nucleari e tanti altri. 

All’inizio i gruppi più famosi erano formati soprattutto da ragazzi, ma nell’ultimo periodo si stanno affermando anche molte figure femminili come Levante, La Rappresentante di Lista, Ariete, per nominare soltanto le più famose.

A differenza di altri tipi di musica, l’Indie è un genere divertente anche se i testi hanno significati forti, di attualità e trattano spesso temi come la guerra, la droga e i problemi quotidiani.  Dal punto di vista musicale, si tratta di una musica allegra, liberatoria, orecchiabile, che ti fa venire voglia di cantare. 

Inoltre gli artisti Indie non compongono le loro canzoni seguendo dei trend perché spinti dalle case discografiche, ma sono indipendenti in tutto, proprio perché scrivono i loro testi e la loro musica senza essere conformisti. 

Anche per questo l’Indie piace così tanto a noi ragazzi: riflette la nostra voglia di essere indipendenti e di vivere, il nostro desiderio di esprimere noi stessi senza paura o vergogna, il nostro modo di vedere la realtà e di affrontare la vita quotidiana liberi dai condizionamenti e dalle mode. 

“Maledetto cuore che ti sciogli ogni volta che dico addio” .

Rita Capurso, Sara Maria Tomasicchio, Nicole Volpetti

GAE AULENTI

Avete mai sentito parlare di Gaetana (meglio conosciuta come Gae) Emiliana Aulenti? I vostri genitori e gli adulti in generale sicuramente sì, ma tra noi ragazzi forse questa signora non è tanto nota. Beh, dovete sapere che fu una delle prime architette e art designer non solo italiane ma internazionali e che con la sua attività voleva trasmettere un messaggio, ossia che anche le donne possono e devono farsi valere in campi tradizionalmente dominati dagli uomini.

Nata il 4 dicembre 1927 e morta il 31 ottobre 2012, visse parte della sua giovinezza durante il terribile periodo della seconda guerra mondiale. Un giorno la sua scuola e tutti i luoghi che lei amava furono distrutti da un bombardamento. Fu allora che Gae, non sopportando la vista delle macerie, fece una promessa a se stessa: “Un giorno ricostruirò tutto”. E infatti, quando la guerra finì, studiò come architetta, diventando una delle poche donne coinvolte nella ricostruzione dell’Italia.

Le sue idee sull’architettura sono davvero affascinanti: Gae considerava l’architettura soprattutto come un modo per manipolare lo spazio con la luce; e proprio la luce, soprattutto quella naturale, era per lei fonte di ispirazione, tanto che diceva spesso che “una finestra di giorno è una bellissima lampada”. Quando le chiesero di trasformare la vecchia stazione Gare d’Orsay di Parigi in un museo (il famosissimo Museo degli Impressionisti) progettò un edificio con tantissime vetrate che lasciassero fluire la luce esterna, in modo che i quadri esposti potessero cambiare “a seconda del cielo di Parigi che è un cielo di nuvole in movimento, di luci abbaglianti”. Non è emozionante sentire queste parole?

Se non avete mai visto le opere di Gae, vi consigliamo di cercarle sul web (o, meglio, di andarle a vedere dal vivo) e di godervi lo spettacolo! Tra le altre vi indichiamo, per esempio, le sue numerosissime ristrutturazioni, come quella di Palazzo Grassi a Venezia, delle ex Scuderie del Quirinale a Roma, del Piazzale Cadorna a Milano, del Palazzo Branciforte a Palermo.

Chiudiamo questo nostro breve articolo con una frase davvero significativa di Gae:

“Mi fa imbestialire la ghettizzazione in genere, a cominciare da chi dice: come architetto ho preso una donna”.

Rita Capurso, Emanuela Gusman