Telefono “sotto controllo”: sì o no?

Uno dei temi più dibattuti negli ultimi anni è il controllo degli smartphone dei propri figli da parte dei genitori.

C’è chi sostiene che vadano costantemente controllati e chi sostiene invece che non vadano controllati affatto .

Io sono del parere che gli smartphone non vadano controllati se non in rare occasioni (ad esempio se si osserva che l’umore del proprio figlio è preoccupante e si teme che possa essere vittima , ad esempio, di cyber- bullismo) ma sempre (come sostiene l’associazione Mamamò) cercando di non violarne la privacy.

Molti sostengono che controllare lo smartphone possa servire per evitare che il figlio commetta atti illeciti o che frequenti persone che possano essere dannose per lui, ma io sono del parere che per evitare ciò sia necessario osservare il proprio figlio, trascorrere del tempo con lui, fare in modo che i suoi amici frequentino la casa di famiglia e magari guardare in faccia i suoi amici quando lo si accompagna da qualche parte: certo, controllare il telefono è rapido e veloce, ma non è efficace e sicuramente non è rispettoso del ragazzo, che, per quanto giovane, ha diritto di parlare con i propri amici senza che tutte le sue parole siano costantemente monitorate.

Penso che controllare lo smartphone del proprio figlio  possa opprimerlo pesatemente, al punto da costringerlo a cambiare la sua vita: il ragazzo non sarà più libero di comunicare con i propri amici liberamente riguardo cose di cui i genitori non sono a conoscenza, o che non condividerebbero, e si sentirà controllato a vista, preferendo in qualche caso a rinunciare a comunicare con i suoi coetanei.

Per noi ragazzi la vita virtuale fa parte della quotidianità e non si può vivere la quotidianità “sotto controllo”, soprattutto quando non si è più bambini: in  questo modo il ragazzo non sarà più libero di essere se stesso e di farsi conoscere per quello che è al di fuori della famiglia.

In aggiunta a quanto detto, il ragazzo potrebbe avvertire una mancanza di fiducia da parte dei genitori, se loro, anziché dialogare con lui, preferissero semplicemente “controllarlo”, e questo potrebbe portare qualsiasi ragazzo a mettere in discussione se stesso e la propria capacità di autoregolarsi.

Infine, nel caso in cui i genitori  prendessero (come spesso accade) il dispositivo del figlio segretamente, e lui se ne accorgesse, il ragazzo perderebbe la fiducia nei loro confronti, potrebbe vivrere stati ansiosi e sarebbe indotto a ritenere che le relazioni familiari non debbano basarsi sulla fiducia ma sull’inganno.

In conclusione sono del parere che i rapporti, soprattutto quelli significativi, debbano sempre basarsi sul dialogo e sul rispetto, mai sul controllo, neppure del telefono.

Luca Delle Grazie

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