La costituzione è viva! Confronto e crescita in dialogo con Andrea Franzoso

Venerdì 24 febbraio abbiamo incontrato Andrea Franzoso, l’autore del libro “Viva la Costituzione” che abbiamo letto nelle ultime settimane a scuola.

L’incontro è stato davvero interessante, Franzoso ha dimostrato molta pazienza e disponibilità nei nostri confronti e ha risposto in maniera esaustiva a tutte le domande che gli abbiamo posto: si vedeva che non si stava annoiando a parlare con noi, era inoltre molto chiaro e usava un linguaggio preciso ma comprensibile a tutti.

Non sono molto d’accordo con lui in merito al reddito di cittadinanza , che a suo parere, così com’è ora andrebbe rivisto e che sono pochi quelli che ne varebbero veramente bisogno, visto che molti lo percepiscono nonostante possano lavorare.

In Italia c’è molta gente che per vari motivi rimane senza lavoro e non tutti possono, come lui auspicherebbe, cercare un lavoro dignitoso anche all’estero. Secondo me, saremo un paese civile solo quando il diritto ad un lavoro dignotoso sarà davvero assicurato a tutti.

Ho molto apprezzato che il nostro ospite non si sia tirato indietro neppure quando gli abbiamo posto domande sull’omosessualità. Ha detto di non avere nulla contro le persone non eterosessuali, ha detto, però, che il gay pride, la manifestazione che avviene a giugno, in cui si celebra l’accettazione sociale e l’auto-accettazione delle persone appartenenti alla LGBT, sia per certi aspetti “paragonabile a una sfilata di Carnevale”.

Per spiegare meglio cosa intendesse, ha detto che conosce diversi uomini omosessuali che non partecipano a questi eventi perché non ritengono necessario “sbattere in faccia” alle persone la propria sessualità.

Io penso che al giorno d’oggi si parli tanto di uguaglianza e di pari diritti, ma che nei fatti non sia così. Infatti le persone appartenenti alla LGBT sono ancora guardate come diverse e spesso discriminate. Sono del parere che l’unico modo per far capire alle persone che sono come gli altri e meritano gli stessi diritti è fare manifestazioni che siano ben visibili e che, comunque, se loro ritengano che tale modo di manifetsare sia giusto, debbano poterlo attuare.

In conclusione, ho trovato l’incontro molto interessante e ritengo che spesso sia utile confrontarsi con persone che hanno opinioni diverse dalle tue: noi l’abbiamo fatto rispettandoci a vicenda e perciò posso dire che Andrea Franzoso ha davvero reso vivi insieme a noi i principi di cui parla nel suo VIVA LA COSTITUZIONE

Giovanni Lopez

Confronti che aiutano a crescere

Viva la Costutuzione è un interessantissimo libro per ragazzi scritto da Andrea Franzoso. E’ basato sull’analisi degli articoli più significativi della nostra Costituzione, e li racconta attraverso la narrazione di storie di vita comune e di avvenimenti storici.

Il libro ha il pregio di essere interessante e scorrevole, e di aiutare a comprendere princìpi importanti che talvolta restano per noi ragazzi piuttosto astratti.

Ho avuto la possibilità, insieme ai miei compagni, di parlare del libro direttamente con Andrea Franzoso, il quale è stato estremamente disponibile e sincero, cosa che abbiamo apprezzato tutti.

Devo dire che non sono stato d’accordo con tutte le sue idee, in particolare non condivido il fatto che ritenga giusto che chi non trova un lavoro dignitoso qui debba andare a cercarlo altrove. Ho capito che lui si rifesce al fatto che ciascuno debba cercare per sé una vita quanto più dignitosa possibile, senza avere paura di spostarsi altrove se necessario, ma, a parer mio, non possiamo dimenticarci di chi davvero è in gravi condizioni economiche e di chi, se non avesse i soldi del reddito di cittadinanza, sarebbe obbligato a delinquere pur di poter portare avanti la propria famiglia.

Questa fetta di popolazione certamente non può decidere di trasferirsi da un giorno all’altro in un paese estero con più posti di lavoro del nostro dove, oltretutto, dovrebbe affrontare tante difficoltà che spesso, quando si è in condizioni disagiate, non si ha la forza di sopportare. Io credo che se la solidarietà è uno dei principi della nostra Costituzione, e questo Franzoso lo afferma con forza nel suo libro, dobbiamo metterla in pratica davvero.

Un altro tema sul quale non sono stato d’accordo con lui è stato quello dei gay pride, che a suo parere, essendo troppo spettacolari, non giovano alla causa degli omosessuali, provocando fastidio da parte di alcune persone e generando un’idea che non conduce alla causa stessa che loro vogliono portare avanti.

Ho imparato, studiando la storia, che i grandi cambiamenti sono stati raggiunti solo con vere e proprie rivoluzioni: ricordiamo quella francese per esempio, quella americana o ancora quella russa e quella delle donne negli anni Sessanta.

Dunque, per quanto mi riguarda, uno dei modi per cambiare le cose è anche quello di fare parlare di sé e di battersi per i propri diritti senza la paura che altri possano essere infastiditi al modo che si sceglie per farlo. Ricordo, anche in questo caso, che i gay pride sono icona della libertà di espressione e pensiero e immagino sappiate anche voi che questa deve essere garantita in un paese libero, proprio come la nostra costituzione auspica.

Ivan Leonardo Carlucci

Telefono “sotto controllo”: sì o no?

Uno dei temi più dibattuti negli ultimi anni è il controllo degli smartphone dei propri figli da parte dei genitori.

C’è chi sostiene che vadano costantemente controllati e chi sostiene invece che non vadano controllati affatto .

Io sono del parere che gli smartphone non vadano controllati se non in rare occasioni (ad esempio se si osserva che l’umore del proprio figlio è preoccupante e si teme che possa essere vittima , ad esempio, di cyber- bullismo) ma sempre (come sostiene l’associazione Mamamò) cercando di non violarne la privacy.

Molti sostengono che controllare lo smartphone possa servire per evitare che il figlio commetta atti illeciti o che frequenti persone che possano essere dannose per lui, ma io sono del parere che per evitare ciò sia necessario osservare il proprio figlio, trascorrere del tempo con lui, fare in modo che i suoi amici frequentino la casa di famiglia e magari guardare in faccia i suoi amici quando lo si accompagna da qualche parte: certo, controllare il telefono è rapido e veloce, ma non è efficace e sicuramente non è rispettoso del ragazzo, che, per quanto giovane, ha diritto di parlare con i propri amici senza che tutte le sue parole siano costantemente monitorate.

Penso che controllare lo smartphone del proprio figlio  possa opprimerlo pesatemente, al punto da costringerlo a cambiare la sua vita: il ragazzo non sarà più libero di comunicare con i propri amici liberamente riguardo cose di cui i genitori non sono a conoscenza, o che non condividerebbero, e si sentirà controllato a vista, preferendo in qualche caso a rinunciare a comunicare con i suoi coetanei.

Per noi ragazzi la vita virtuale fa parte della quotidianità e non si può vivere la quotidianità “sotto controllo”, soprattutto quando non si è più bambini: in  questo modo il ragazzo non sarà più libero di essere se stesso e di farsi conoscere per quello che è al di fuori della famiglia.

In aggiunta a quanto detto, il ragazzo potrebbe avvertire una mancanza di fiducia da parte dei genitori, se loro, anziché dialogare con lui, preferissero semplicemente “controllarlo”, e questo potrebbe portare qualsiasi ragazzo a mettere in discussione se stesso e la propria capacità di autoregolarsi.

Infine, nel caso in cui i genitori  prendessero (come spesso accade) il dispositivo del figlio segretamente, e lui se ne accorgesse, il ragazzo perderebbe la fiducia nei loro confronti, potrebbe vivrere stati ansiosi e sarebbe indotto a ritenere che le relazioni familiari non debbano basarsi sulla fiducia ma sull’inganno.

In conclusione sono del parere che i rapporti, soprattutto quelli significativi, debbano sempre basarsi sul dialogo e sul rispetto, mai sul controllo, neppure del telefono.

Luca Delle Grazie

Telefono “sotto controllo”: sì o no?

Molti genitori hanno le password del telefono dei propri figli e installano un’App che consente di localizzarli.

Non tutti sono d’accordo sull’opportunità di questa forma di controllo, ritendo che sia eccessiva, ma io credo che una forma di protezione nei confronti dei minori sia, invece, importante, soprattutto durante la prima fase dell’adolescenza.

Viviamo in una società che purtroppo vede i giovani esposti a innumerevoli rischi: la violenza è uno di quelli più rilevanti e preoccupanti, e verificare cosa i ragazzi fanno sul loro cellulare è un modo che può fornire valido supporto per dare un po’ di serenità ai nostri genitori, che da una parte vogliono renderci indipendenti ma che dall’altra sanno che siamo ancora troppo immaturi per affrontare tutti i problemi che ci circondano.

Il controllo del telefono può anche segnalare situazioni ad alto rischio tipo bullismo e pedofilia che risultano essere le problematiche più dilaganti nell’era in cui viviamo, e l’App di localizzazione consente ai nostri genitori di vivere più serenamente i momenti in cui siamo lontani.

Penso che potere utilizzare lo smartphone ci dia la possibilità di non sentirci mai isolati o soli e che, a fronte di questa opportunità, possiamo anche accettare di essere in parte controllati dai nostri genitori i quali hanno certamente il solo intento di proteggerci.

Ai ragazzi però non piace né essere controllati né avere la sensazione di essere sempre “collegati” ai genitori come quando erano piccoli, e anche questo è comprensibile.

A mio parere, come in tutte le cose, ci vogliono equilibrio e rispetto: il controllo non deve essere attenzione eccessiva per ciò che facciamo, ma possibilità di intervenire, in caso di necessità .

Alfredo Bressani

L’avventura di essere single

Il 14 è il giorno degli innamorati: ci sono cuori rossi che svolazzano dappertutto, letterine piene di amore… ma i single?
Ebbene sì, hanno dedicato anche una giornata a noi!

Ecco, secondo alcuni è meglio rimanere single per varie ragioni, ad esempio, chi è single è più determinato rispetto a chi è impegnato, poi se sei single puoi dedicare più tempo a te stesso e soprattutto hai l’occasione di conoscere tante persone. Non male, no?!

Visto?! Non abbiamo niente da invidiare agli innamorati, anzi!

E’ questa la nostra avventura, diventare al 100% noi stessi e conoscere il mondo.

E’ questa la nostra missione, la missione dei single: buona festa, ragazze e ragazzi!!  

                                          
                                                   Rossana Cicchetti e Federica Stanzione de Stasio                                                                  

San Valentino? No, San Faustino!

Dagli inizi del nostro secolo, il 15 febbraio, giorno di San Faustino, ricorre la divertente e gioiosa festa dei single, in evidente contrapposizione con la ben più nota festa degli innamorati che viene celebrata il giorno precedente.

La tradizione ritiene che san Faustino, patrono della città di Brescia, si adoperasse per far sì che le donne riuscissero ad incontrare un marito, e proprio per questo, ironicamente, quel giorno è stato scelto per celebrare chi invece fa una scelta “al contrario”.

Forse non tutti sanno che il Single’s day, che non ha nulla in comune con il nostro San Faustino, è stato istituito anche in Cina, nel 1993, con un intento ben preciso: contrapporsi ai festeggiamenti di San Valentino e celebrare orgogliosamente l’essere single come tributo alla propria unicità.

Il single day cinese, infatti, si festeggia l’11 novembre e la scelta della data non è casuale: è proprio quell’11/11 che simboleggia il valore dell’unicità di ciascuno, che, ancora oggi, troppo spesso si finisce per non riuscire a cogliere o valorizzare. Inutile negare, infatti, che molti sonoancora vittime del pregiudizio secondo il quale non avere un partner rappresenta una condizione di inferiorità, o comunque una fase di passaggio durante la quale adoprarsi per ‘cercare l’altra metà della mela’.

 Ma  questo  cosa  significherebbe? 

Che  senza  una  persona  accanto  non ci  si  debba  sentire  completi?? 

La festa dei single nasce  proprio  perché  molte  persone  pensano che per essere felici basti stare bene con se stessi e anche avere amici e persone che ci vogliono bene, pur non essendo i nostri innamorati. Proprio per questo motivo la tradizione prevede che le persone senza partner si facciano dei regali a vicenda. Purtroppo questo aspetto ha trasformato il Giorno dei Single nell’ennesima occasione per darsi allo shopping, riducendo una festa ricca di significato in un evento commerciale e con fini ben diversi da quelli per cui è nato.

Pazienza, a noi la festa dei single piace comunque, e, allora, Buon Faustino a tutti!!!

Alessandra Matarrese e Matilde Cutrone 

Ma l’amore si festeggia soltanto il 14 febbraio?

Cuori, cioccolatini, peluche e rose rosse … E’ arrivato il 14 febbraio e ancora una volta si celebra San Valentino…

Il 14 febbraio gli innamorati di tutto il mondo celebrano il loro amore con grande entusiasmo e gioia, scambiandosi regali e gesti di affetto.
Per molte persone si tratta di un’occasione davvero speciale, proprio perché l’amore viene esaltato e festeggiato in tutte le sue forme; per altre, invece, può essere un giorno di grande tristezza o dolore perché non hanno ancora trovato qualcuno con cui condividere il loro amore, o non hanno ancora conosciuto la loro anima gemella, o sono innamorati di qualcuno che non li ricambia o di qualcuno che hanno perso.
Ma vi siete mai chiesti perché l’amore debba essere festeggiato solamente il 14 febbraio?
Io penso che l’amore possa e debba essere celebrato ed esaltato ogni giorno, ogni momento: che senso ha ricordarsene solo per un giorno con una rosa o dei cioccolatini e poi tornare alla semplice “normalità”? Un innamorato ogni giorno si aspetta una carezza, un abbraccio, un messaggio o una parola di conforto dal proprio partner, non soltanto una volta all’anno!
L’amore è un sentimento talmente vasto e complesso che non si può non esprimerlo e manifestarlo continuamente, a volte in modo gioioso, altre esasperato, altre silenzioso e altre a gran voce, sempre secondo le diverse e molteplici esperienze che lo caratterizzano.
Per me Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice ma soprattutto libero, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrire completamente se stessi dal profondo del cuore. Per questo infondo l’amore non è mai fonte di sofferenza. E dobbiamo ricordarcelo ogni giorno.
Molte persone dicono di aver sofferto per amore, ma io sono convinta che in realtà non é sempre vero. Si soffre quando si ha una concezione sbagliata dell’amore, quando lo si considera una forma di possesso, quando lo si vive in modo egoistico. Se si ama davvero non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro. Quando amiamo ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, amiamo solo per il puro e semplice piacere di “donare”.
Amare davvero significa fare un salto nel vuoto per qualcuno, significa affidare la propria vita e il proprio animo ad un’altra persona, aprire le porte del proprio cuore e lasciare che qualcuno ci entri.
Per questo l’amore non dovrebbe essere ricordato solo il 14 febbraio, ma tutti i giorni…

Giorgia Dentuto

Roberto Benigni a Sanremo: parliamone

Questa settimana è stata caratterizzata da Sanremo, evento che da 73 anni riunisce le famiglie italiane davanti alla TV.

Certamente, il giorno di debutto di questa edizione del Festival ha fatto parlare di sé in positivo, per il commovente monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione, per la presenza del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per la qualità della musica che da una buona percentuale del pubblico è stata ritenuta ben più che godibile, ma anche in negativo a causa della scenata che il cantante Blanco, vincitore della scorsa edizione, ha fatto rompendo i vasi di fiori presenti sul palco.

Focalizzandosi maggiormente sulla primissima parte del programma, non possiamo non rimanere colpiti dal discorso di Benigni che, essendo un grande attore e allo stesso tempo un uomo molto colto, ha fatto arrivare le sue parole al cuore di milioni di italiani. Il monologo era basato principalmente su un ringraziamento al presidente, seduto tra il pubblico, e, più in generale, a tutti i Padri e le Madri Costituenti che sono stati autori di una tra le più complete complete e belle costituzioni al mondo.

Nonostante l’esibizione sia stata gradita dalla grande maggioranza dei telespettatori, alcuni si sono indignati per il compenso percepito da Benigni che ammonta a circa trecentomila euro per un solo quarto d’ora di esibizione.

Tenendo presente che nel mondo della televisione molti vengono pagati più di lui, pur interpretando ruoli di minore spessore, auspico che ci siano più pagamenti da trecentomila euro per un contenuto come quello, con una interpretazione come la sua e ad un orario in cui molti hanno il televisore acceso.

So che purtroppo questa mia speranza difficilmente si avvererà in quanto la televisione sta andando nella direzione di diventare un mezzo di intrattenimento di basso livello culturale e non più, come per anni, uno strumento di comunicazione e istruzione.

Perché ciò? Molti, dopo giornate stancanti, una volta seduti sul divano, vogliono giusto liberare la mente con programmi frivoli e che non sempre veicolano grandi significati, però screditare una vera e propria forma d’arte e di divulgazione, come quella di Benigni, è soltanto una amplificazione ingiusta dei propri gusti personali a discapito di un qualcosa di socialmente utile.

Ivan Carlucci

Roberto Benigni a Sanremo: parliamone

Il 7 febbraio si è tenuta la prima serata di Sanremo 2023 e sul palco, tra i tanti personaggi famosi, ha fatto la sua comparsa Roberto Benigni, attore di numerosi e celebri film tra cui il meraviglioso “La vita è bella”.

Benigni è sempre molto sensibile al tema della guerra e legato ai valori della Costituzione, dai quali ha preso spunto anche per il discorso che ha tenuto a Sanremo.

Preceduto da simpatiche battute di spirito rivolte al presidente Mattarella, il monologo di Benigni ha messo in luce la sua devozione verso la Costituzione, che ha esaltato soffermandosi in particolare sull’importanza degli articoli undici e ventuno.

D’altra parte, però, è scoppiata una polemica sul fatto che pare l’attore abbia incassato un compenso di circa trecentomila euro, per un discorso di appena quindici minuti.

La mia opinione a riguardo è che, nonostante l’impeccabile esecuzione del monologo, l’indiscutibile capacità espressiva di Benigni e l’innegabile commozione della maggior parte delle persone presenti, compreso il presidente della Repubblica, la cifra percepita come compenso sia esagerata.

Non ho potuto fare a meno di pensare all’incoerenza degli organizzatori del Festival che da un lato hanno promosso spunti di riflessione sulla la guerra in Ucraina e sulla situazione disperata di tante persone nel mondo anche vicino a noi e dall’altro hanno pagato così ingenti cifre quando non necessario.

Il risultato è stato che non sono riuscito a concentrarmi appieno sul monologo perché non sono riuscito a non pensare che le parole che uscivano dalla bocca dell’attore e colpivano milioni di cuori avevano un prezzo non indifferente, e forse non potevano essere completamente autentiche.

Federico Trotta

Chiara Ferragni a Sanremo: opinioni a confronto

Martedì, come tutti o quasi sappiamo, c’è stata la prima serata del Festival di Sanremo, e l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni è stata la co-conduttrice insieme ad Amadeus e Gianni Morandi.

In un momento interamente dedicato a lei, ha presentato un monologo rivolto a se stessa bambina che ha diviso il web in due schieramenti: a molti, infatti, non è piaciuto ritenendolo “egocentrico”; altri, invece, le hanno scritto tantissimi messaggi di apprezzamento.
L’argomento principale è stata l’emancipazione femminile e la paura di non essere mai abbastanza.
Ha fatto molto scalpore l’abito che ha voluto indossare durante il monologo per dimostrare che la donna non deve mai vergognarsi del suo corpo: pur disegnato, appariva come trasparente e mostrava l’immagine del suo corpo esile.
Mi chiedo: avere un bel corpo, come quello della Ferragni, o almeno un corpo che risponde perfettamente all’ideale di bellezza di questo momento storico, e mostrarlo in pubblico sostenendo che nessuna donna si debba vergognare di mostrare il proprio corpo come andrebbe interpretato? Chiara Ferragni si sarebbe mostrata in pubblico con quel vestito se il suo fisico non fosse stato così adeguato agli stereotipi di oggi?
Ascoltando le sue parole cosa avranno pensato le donne non appartenenti alla categoria “Chiara Ferragni”? Si saranno sentite rappresentate oppure no? Avranno condiviso il suo messaggio?
Personalmente penso che gli abusi, le violenze non sempre sono le conseguenze di un corpo che si mostra. Tante donne subiscono violenze pur indossando abiti meno appariscenti o provocanti. Ciascuna donna deve diventare consapevole di poter vivere nel proprio corpo senza timore.

Bisogna combattere il pregiudizio e le violenze insegnando il rispetto della diversità. L’abito indossato dalla Ferragni mi sembra un modo esagerato e inadeguato per difendere la libertà delle donne.
Sicuramente questo è stato uno dei tanti gesti che hanno come al solito fatto parlare di lei.

Elisabetta Romanini