La vita e le caratteristiche dei rettili e degli anfibi

6. MENZIONI ONOREVOLI

I rettili, come avete potuto intuire, sono dei veri supereroi, perché dotati di abilità che solo Madre Natura sa dare.

Ma esiste un animale ancora che sa adattarsi tanto da sorprendere ancora di più ?Seguitemi ancora per qualche pagina e lo scoprirete!

6.1 BASILISCO VERDE

Il Basilisco Verde è dotato dalla capacità di camminare sull’acqua, grazie alla quale riesce a sfuggire ai predatori; viene anche chiamato ‘’Lucertola Gesù Cristo’’, proprio con riferimento ai versi del vangelo nei quali Gesù cammina sull’acqua.

Quest’adattamento è reso possibile dall’accumulo di bollicine d’aria che si concentra sotto le zampe dell’animale, con l’aumentare della sua velocità.

(Basilisco, Basiliscus plumifrons).

Il basilisco vive nelle paludi del centro e sud America.

6.2 SUPER RANE E SUPER SERPENTI

(Rana volante di Wallace, Rhacophorusnigropalmatus). 

Di rane abbiamo parlato abbondantemente, ma si sa, non si finisce di imparare mai su nulla. A quanto pare, negli ultimi milioni di anni d’evoluzione, si sono messe a volare o meglio a planare… In Malesia è possibile incontrare, infatti, la rana volante di Wallace, che per sfuggire ai predatori si lancia da un albero all’altro, planando, grazie alla membrana delle zampe. A questa straordinaria dote, tuttavia, fa eco quella del suo predatore, il serpente volante, il quale ha sviluppato questa stessa abilità, essendo in grado di allargare le costole per creare un flusso d’aria sotto al corpo, e riuscire, in tal modo, a stabilizzarsi in aria.

Quello di cui vi ho appena parlato è un mirabile esempio di evoluzione convergente, cioè quando due animali diversi optano per approvvigionamenti differenti per poi raggiungere lo stesso obiettivo.

6.2 LA BELLEZZA DELL’ESSERE GECHI

I gechi sono i rettili di maggior successo evolutivo in assoluto e sono capaci di tanti “trucchetti” stupefacenti.

Vengono classificati in arboricoli e terricol. I primi sono dotati della capacità di avanzare senza alcuna difficoltà su pareti verticali, grazie alle setole adesive che si nascondono sotto alle loro zampe.

(Geco diurno del Magadascar, Phelsuma magadascariensis grandis).

La forza che li attrae alle pareti in maniera così rilevante, è stata studiata dal fisico olandese van der Waals.

I gechi terricoli come il Geco Leopardino non hanno bisogno di arrampicarsi e sono famosi per essere i ‘’cammelli’’ del mondo squamato, poiché trattengono tutte le risorse nutritive nelle loro code, come i cammelli fanno nelle loro gobbe.

Eublepharis macularius - Wikipedia

Devo precisareun paio di cose: i gechi leopardini hanno degli artigli e non delle setole adesive come i loro cugini arboricoli e sono gli unici nel loro genere (Eublepharis) ad essere dotati di ciglia per parare i forti venti dell’Asia nord orientale dove vivono.

RINGRAZIAMENTI

Per la redazione di questo articolo è stata fondamentale la lettura di un capitolo del libro ‘’Il coccodrillo ha il cuore tenero’’, scritto dal divulgatore scientifico di Prato, Willy Guasti, anche direttore del canale youtube ‘’Zoosparkle’’, che vi invito a visionare perché è pieno di interessanti contenuti naturalistici e zoologici che vengono raccontati in maniera divertente e originale.

Zoosparkle

Tutto il resto è frutto della mia passione per questi animali, da sempre incentivata dalla mia famiglia, dai miei amici e dalla visione di Jurassic Park e dei documentari della BBC di cui “mi nutro” da quando avevo circa 5 anni.

Un grazie indiretto a Steven Spielberge a David Attenbourough, due personaggi che non hanno bisogno assolutamente di presentazione.

Giovanni Deperte

La vita e le caratteristiche dei rettili e degli anfibi

4. MONOGAMIE SQUAMATE

A questo punto può sorgere spontanea una domanda: “Esiste un rettile monogamo?’’

(Per chi non sa cos’è la monogamia, questa è un legame che rende due esemplari inseparabili, in fatto di accoppiamento o di coppia affettiva).

A quanto pare sì, e, onestamente, anche per me è una scoperta.

Si chiama Scinco Bobtail e vive in Australia. Ne esistono due varianti:

-Scinco bobtail occidentale (Western pineconeskink);

-Scinco bobtail del sud(Southern pinecone skink).

Come avete notato dal paragrafo precedente, in inglese viene chiamato letteralmente ‘’Scinco Pigna’’, questo perché ha una coda molto voluminosa che sembra una pigna e che serve a confondere i predatori, dato che è identica per proporzioni alla testa.

Il nome scientifico è comune, nonostante le differenze geografiche: Tiliqua rugosa. Ovviamente, quando si parla di monogamia nei rettili, non si sta parlando di amore, dato che i rettili non lo provano perché non sono dotati di sistema limbico, ma di un legame riproduttivo prolungato in cui l’uno incontra l’altra in ogni accoppiamento della propria vita.

5.TECNICHE DI CACCIA

Il mondo dei rettili è pieno di grandi predatori dalle più svariate forme: tutti i generi di coccodrillo, i camaleonti, i serpenti, alcuni tipi di tartarughe acquatiche e grandi sauri velenosi.

I coccodrilli, di cui abbiamo già parlato ampiamente, tendono imboscate a tradimento ad animali che si abbeverano su uno specchio d’acqua. Una volta presi e uccisi, questi animali, dato che non possono essere masticati, vengono letteralmente smembrati con una mossa speciale, chiamata giro della morte (death roll), in cui il predatore gira su di esso, attaccato col muso alla preda, che viene ridotta in brandelli.

I camaleonti, che forse sono i rettili più amati e incompresi allo stesso tempo, sono noti principalmente per tre aspetti: riescono a muovere gli occhi indipendentemente l’uno dall’altro; si crede comunemente che questi amino sfregare gli insetti con lingua appiccicosa e che cambia colore per confondersi con l’ambiente circostante. Ecco, l’ultima di queste tre cose è una grande sciocchezza, ma ve ne parlerò in seguito …

I camaleonti sono degli abilissimi predatori che si muovono furtivamente, oscillando come una foglia, per poi colpire fulmineamente l’insetto con la loro lingua appiccicosa, lunga circa 1 volta e mezza il loro colpo. Nell’atto predatorio ciò che fa la differenza sono gli occhi, di cui abbiamo già parlato prima, che garantiscono precisione nel colpo della lingua sull’insetto da mangiare.

(Furciferpardalis, camaleonte pantera).

Ritornando al cambiamento di colore, dobbiamo sapere che viene eseguito non per confondersi con l’ambiente, come si crede, ma per comunicare il loro stato di stress ad altri esemplari, incupendo le loro livree con speciali cristalli di guanina presenti nella pelle.

Continuando con i predatori, troviamo i serpenti che si dividono, in:

-velenosi, che uccidono le loro prede con veleno che viene iniettato con un morso su di esse.

(Crotalo diamantino orientale, Crotalus adamenteus);

-costrittori, che uccidono le loro prede con la forza fisica, soffocandole a morte tra le spire.

(Boa arcobaleno, Epictrates Cenchria).

Si chiamano così perché quando il loro corpo è esposto alla luce solare, riflette un riflesso multicolore.

L’evoluzione ha dotato alcuni serpenti della possibilità di essere velenosi perché, avendo un corpo esile, non avrebbero la possibilità di uccidere utilizzando la forza fisica, differenza dei loro cugini costrittori.

Parlando di tartarughe, poi, ce ne sono proprio di infami…

Una di queste è la Tartaruga Azzannatrice, che si apposta sui fondali lacustri dell’America centro meridionale, in attesa di una preda.

Purtroppo, in alcuni periodi della storia americana, è stata in pericolo d’estinzione, a causa del bracconaggio e neanche oggi se la passa benissimo.

Questo rettile, man mano che cresce, viene ricoperto da alghe che crescono sul suo carapace e che nel letto dei fiumi le conferiscono un’ottima invisibilità.

(Tartaruga azzannatrice, Macrochelys temminckii).

 Giunta sul fondo, si cosparge parzialmente con del fango e aspetta immobile un ignaro pesciolino, con il becco aperto: la tartaruga presenta un’appendice vermiforme sulla lingua e la muove facendola, appunto, sembrare un vermetto. I pesci, allettati, si muovono verso la loro trappola mortale fulminea che li farà sparire in una nube di sabbia.

(L’appendice vermiforme è quella sorta di linguetta rosa).

Il drago di Komodo, il sauro più grande del mondo, è diffuso nelle isole del sud est asiatico, dove è considerato da alcuni come una divinità e da altri solo un grande problema dato che è solito uccidere il bestiame con una modalità di caccia decisamente originale.

(Drago di Komodo, Varanuskomodoensis).

 Individuata la preda, infatti, vi si avvicina furtivamente da dietro e le sferra un morso poco potente ma molto velenoso. Dopo qualche giorno la preda, talvolta anche molto grande, cade inerme sotto l’effetto del veleno inoculato nel suo corpo e “aiutato” dalla saliva che permette la proliferazione di batteri.

Raggiunta la preda, il drago di Komodo,inizia ad aprirla con gli artigli e inizia a rimpinzarsi finché non è sazio. (segue)

Giovanni Deperte

La vita e le caratteristiche dei rettili e degli anfibi (prima parte)

1. STORIA E CARATTERISTICHE GENERALI DEI RETTILI E DEGLI ANFIBI

Gli anfibi sono il frutto di milioni di anni d’evoluzione di una forma di vita molto particolare, i pesci polmonati, ossia i primi pesci che tentarono di vivere sulle terre emerse durante il Carbonifero. I rettili, invece, sono il risultato dell’evoluzione dei primi anfibi (chiamati stegocefali) ed ebbero un successo evolutivo molto superiore rispetto ai loro antenati.

Questi animali sono tra i più sofisticati al mondo e sfoggiano diverse forme in ogni contesto. La loro caratteristica principale, però, è una sola: sono a sangue freddo; ciò vuol dire che hanno bisogno di una fonte di calore costante dalla natura (quale può essere una roccia calda, un tronco o il tratto di un ruscello illuminato dal sole) per regolare la propria temperatura interna e rendere così possibile il funzionamento metabolico nei loro corpi.

2. DIETE

In linea di massima gli anfibi, come rane, rospi, tritoni e salamandre, si nutrono di piccoli animali quali insetti e altri piccoli invertebrati.

Ma ci sono delle eccezioni…

In Africa vive l’anuro più grande del mondo, la rana toro, capace di inghiottire interi pulcini, ratti e in casi rarissimi anche piccoli cuccioli di cane.

Dyxicephalus adspersus

I rettili sono molto più “accontentabili” dal punto di vista alimentare. Ci sono iguane, per esempio, che mangiano fiori di gelso e di ibisco ai tropici; ci sono testuggini che nelle isole più soleggiate mangiano anche gli arbusti più secchi e duri; ci sono i serpenti, che sono utili all’agricoltura poiché mangiano tonnellate di roditori ogni anno; ci sono i gechi e le lucertole, che sono prevalentemente insettivori ma che non disdegnano di cibarsi di alcune specie di carogne e di frutta; ci sono i coccodrilli e gli alligatori, che fanno una gran festa con gli animali vivi che trascinano in acqua. A differenza dei suoi possenti cugini c’è poi anche il gaviale, una specie di piccolo coccodrillo che si nutre prevalentemente di pesce, non avendo mascelle così grandi da permettergli di trattenere, masticare e ingoiare prede troppo voluminose.

Gaviale del Gange (Gavialisgangeticus).

3. CURE PARENTALI

I rettili e gli anfibi in genere non sono genitori troppo “affettuosi”: molti di loro, infatti, preferiscono abbandonare i propri nidi subito dopo aver deposto le uova. Eppure c’è anche chi rischia la propria vita per proteggere le uova appena deposte e per insegnare le tecniche di sopravvivenza basilari ai propri piccoli. Alla prima categoria appartengono la maggior parte delle rane, dei rospi, delle lucertole e dei gechi, come – per esempio – il geco leopardino, uno splendido geco terricolo della famiglia Eublepharis (di cui sono orgoglioso di possedere un esemplare femmina), che abbandona le proprie uova subito dopo la deposizione.

La mia è ancora una “cucciola”, abbastanza gracile e non più lunga più di 15 cm; una volta cresciuta, dovrebbe raggiungere una lunghezza di circa 20 cm e dovrebbe cambiare, muta dopo muta, l’ordine della sua pigmentazione fino a raggiungere un aspetto molto simile all’esemplare dell’immagine successiva, caratterizzato da colori più vivaci e da macchie più accentuate.

Eublepharis macularius.

Ma chiudiamo la breve parentesi sul geco leopardino e continuiamo a parlare di chi può essere considerata una buona madre nel mondo dei rettili e degli anfibi. Tra i rettili possiamo ricordare senza dubbio la mamma pitone reale (Python regius), la mamma scinco del sole (Eutropis longicaudata) e la mamma coccodrillo del Nilo (Crocodrylus niloticus); tra gli anfibi ricordiamo soprattutto alcune amorevoli rane come la rana toro africana (Dyxicephalusadspersus), le rane Dendrobates, la rana di Darwin (Rhinoderma darwinii), la rana Rheobatrachus vitellinus e la rana Pipa pipa.

Curiosi? Bene! Procediamo!

3.1 LE CURE PARENTALI DEL PITONE REALE

Quando parlo di serpenti la maggior parte delle persone, a causa di sciocchi pregiudizi o di scarsa informazione, iniziano a guardarmi con aria strana.

Tutti immaginano questi meravigliosi animali come dei mostri viscidi e senz’anima. Beh, non è affatto così. Basti pensare agli insospettabili atti di dolcezza che alcune specie compiono verso i propri figli. A questo proposito, la mamma del pitone reale è davvero fantastica: dopo la deposizione delle uova non abbandona il nido, bensì si mette a covare! Questo comportamento non è affatto vantaggioso per lei, poiché le fa esaurire la maggior parte delle energie senza che sia davvero necessario, visto che le uova potrebbero anche cavarsela da sole, ma con un aiutino di più… ovviamente è meglio. La cova avviene in maniera molto strana: la madre fa vibrare i suoi muscoli pettorali facendo in modo che essi rilascino calore destinato ai suoi piccoli non ancora nati.

3.2 LE CURE PARENTALI DELLO SCINCO DEL SOLE

Questo piccolo scincide, abitante delle foreste tropicali del sud-est asiatico, è noto per l’impegno con cui difende le sue uova dall’attacco dei predatori. Alcuni giorni dopo l’accoppiamento, la femmina depone le uova nelle cavità di un albero e rimane a difenderle ad ogni costo dai serpenti mangia uova, utilizzando la lunga coda e qualche bel morso sul muso dello sfidante.

3.3 LE CURE PARENTALI DEL COCCODRILLO DEL NILO

E se vi dicessi che anche uno dei predatori più formidabili e spietati dell’intero regno animale è capace di atti teneri verso la propria prole? Non vi mentirei, bensì vi starei parlando della più tosta di tutte le mamme sul nostro pianeta: la femmina del coccodrillo del Nilo.

Si tratta di un’anima gentile, che accetta persino di “fare amicizia” con gli occhioni, una specie di uccelli trampolieri, stringendo con loro un patto di simbiosi: essi, infatti, si aiutano a vicenda per proteggere i loro nidi dai predatori. Quando la mamma coccodrillo è distratta, gli occhioni la avvisano di un eventuale pericolo gracchiando e lei risponde accorrendo e scacciando in maniera più o meno violenta il predatore.

Occhione (Burhinus oecdicnemus)

Per quanto riguarda le tecniche di difesa, mamma coccodrillo dà prima un morso di avvertimento (chiamato “mock bite”), poi – se il predatore non comprende l’avvertimento iniziale – uno fatale (chiamato “hard bite”).

Il nido è sviluppato in maniera grossolana ed è costituito per lo più da giunchi e fango.

Quando i piccoli coccodrilli sono pronti ad uscire, lo comunicano alla madre emettendo forti stridii; allora la madre, con la bocca, li aiuta ad uscire sani e salvi dal guscio dell’uovo e li fa entrare delicatamente proprio nella sua bocca, per metterli al sicuro dai numerosi predatori che li considerano una vera prelibatezza. Viaggiando ben protetti su questo particolarissimo “pullman”, i piccoli vengono trasportati fino allo stagno più vicino, dove tutta la famiglia si riposa. La fase in cui la mamma afferra dolcemente i piccoli si chiama Grabbing up.

3.4 LE CURE PARENTALI DELLA RANA TORO AFRICANA

Le cure parentali della rana toro riguardano più i papà che le mamme: iper-protettivo e irascibile, infatti, il maschio della rana toro è un ottimo bodyguard per i suoi girini, che difende anche a costo della sua stessa vita. Inoltre, unendo la sua forza alla sua notevole intelligenza, esso tiene costantemente d’occhio la pozza d’acqua in cui la femmina depone le uova e, se questa va in secca, scava con le sue grandi zampe dei veri e propri canali verso altri specchi d’acqua, in modo da far entrare più acqua possibile nella pozza originaria.

Ve lo sareste mai aspettato?

3.5 LE CURE PARENTALI DELLE RANE FRECCIA

Le Dendrobates, più conosciute come rane freccia, sono dei piccoli anuri sud americani che vivono nelle foreste pluviali. Le femmine depongono le uova – che si schiudono nel giro di un mese circa – in alcune ‘’piscinette’’ ricavate dalle attaccature delle foglie che si riempiono di acqua piovana, data l’intensità delle precipitazioni del Sud America.

Ogni volta che la piscinetta occupata diventa troppo piccola per i girini o che scarseggia d’acqua, la mamma va alla ricerca di una nuova. E per trasportare poi i girini? Semplice, li prende letteralmente sul dorso per portarli da un luogo all’altro. Durante il periodo della crescita, infine, essa depone appositamente uova non fecondate per nutrire i suoi piccoli nel modo migliore.

Piccola curiosità: queste rane si chiamano rane freccia perché assumono una grande quantità di tossine dagli insetti e dagli acari velenosi di cui si cibano. Questa loro caratteristica è nota agli indigeni brasiliani, che non a caso spargono sulle frecce le tossine che prelevano da esse per immobilizzare più facilmente gli animali da cacciare.

3.6 LE CURE PARENTALI DELLA RANA DI DARWIN

Anche in questo caso il ruolo più importante nelle cure parentali lo svolgono i papà. La rana di Darwin adotta forse una delle strategie più strane del regno animale per proteggere i suoi piccoli: dopo l’accoppiamento, il maschio sorveglia e protegge le uova deposte dalla femmina fino a che non nota gli embrioni muoversi all’interno di esse; a quel punto li inghiotte ponendoli all’interno della sacca vocale, organo che serve a tutti gli anuri per gracidare.

Vengono così alla luce dei bei ranocchietti già formati e indipendenti, che il padre sputa quando sente che iniziano a formarsi.

Purtroppo, però, nessuno è perfetto: durante la metamorfosi dei girini, il povero papà della rana di Darwin non può mangiare, particolare che si può rivelare un serio problema per ovvie ragioni.

Da adulti, i maschi sfoggiano un mantello verdastro ben accentuato e un bel ventre marrone scuro.

Il muso è molto appuntito e gli occhi sono barrati da un’iride nera orizzontale.

3.7 LE CURE PARENTALI DELLA RHEOBATRACUS VITELLINUS

Non molto tempo fa esisteva una rana chiamata Rheobatracus vitellinus, la quale cresceva i suoi girini all’interno del suo stomaco, che a tal scopo era inattivo. Oggi questa creatura, purtroppo, si è estinta a causa di un fungo parassita che ne ha sterminato tutti gli esemplari.

3.8 LE CURE PARENTALI DELLA PIPA PIPA

L’ultimo anfibio di cui parleremo in questo capitoletto è il rospo del Suriname (Pipa pipa). La mamma dei ranocchietti di questa specie è l’unico anuro in grado di inglobare le sue uova, dopo averle deposte, nella pelle del dorso, dal quale poi escono dei piccoli rospetti già formati e indipendenti lunghi 2,5 cm circa, che continuano ad essere sorvegliati dalla madre.

Dopo aver lasciato uscire i girini, la mamma fa la muta per liberarsi della pelle bucherellata.

3.9 LE CECILIE (Piccola sorpresina finale)

Vi chiamate Cecilia?

Se sì, dovreste andarne fiere perché questo è anche il nome di un anfibio apode molto particolare. Dopo la deposizione, mamma cecilia protegge le sue uova avvolgendosi ad esse. Quando i piccoli si schiudono, iniziano a nutrirsi della pelle della mamma per crescere sani e forti. Le cecilie appartengono ai gimnofioni, un gruppo di anfibi vermiformi. Sono tra i pochi anfibi a presentare un sistema di fecondazione interna.

Continua….

Giovanni Deperte

LA VITA E LE CARATTERISTICHE DEGLI UCCELLI

Parte seconda

3.3 NUTRIMENTO

Nel corso del tempo, gli uccelli hanno cambiato numerose volte i loro stili di vita, anche in considerazione dei cambiamenti che hanno riguardato la loro alimentazione. Proprio grazie a tali cambiamenti, infatti, oggi sfoggiano artigli, becchi adatti in ogni situazione, approvvigionamenti sonori che captano ogni vibrazione, e una vista eccellente.

RAPACI CARNIVORI

I Rapaci, ovvero gli uccelli predatori, sono dotati di artigli e becchi potentissimi che utilizzano per catturare le loro prede. 

Poiana di Harris che caccia.

I rapaci sono sia diurni (poiana di Harris), sia notturni (allocco europeo).

I rapaci notturni, ovvero gufi e civette, sono dotati di precipue caratteristiche che li rendono tra i cacciatori più efficaci presenti in natura: un volo silenziosissimo, reso possibile dalla conformazione delle penne che durante il volo affettano l’aria uniformemente, rendendo così irraggiungibile ogni minima vibrazione di suono, e una struttura auricolare complessa, tale da essere in grado di recepire anche i rumori più lievi di una potenziale preda.

Ingrandimento al microscopio penna di un Gufo delle Nevi (Bubo Scandiacus).

RAPACI FRUGIVORI: PAPPAGALLI

Oltre ai Rapaci carnivori troviamo anche i Rapaci frugivori, ovvero i pappagalli. Questi ultimi sono dotati di becchi alquanto potenti (acune specie riescono addirittura a frantumare e mangiare le noci più dure del Brasile).

Ara Giacinto (Anodorhynchushyacinthinus).

I pappagalli più grandi come le Are Giacinto vivono in piccoli stormi, mentre quelli più piccoli vivono i grandi stormi, che sovente distruggono interi raccolti.

Parrocchetto Monaco (Myiopsitta Bonaparte).

Ci sono anche pappagalli che non volano: Kakapo in Nuova Zelanda.

Kakapo (Strigops habroptila).

FRUGIVORI ONNIVORI

I frugivori mangiano inparticolare la frutta, ma sono perlopiù anche onnivori.

Un esempio straordinario di questi vertebrati è l’Uccello Gatto Verde, chiamato così per il suo verso, che può sembrare il miagolio di un gatto morente o il lamento di un bambino. Oltre ad essere frugivoro, l’Uccello Gatto Verde si nutre anche di fiori, di piccoli uccelli e piccoli rettili. Vive nelle foreste umide dell’Australia.

Ailuroedus Crassirostri (the Green Cat-Bird). 

INSETTIVORI

Gli uccelli insettivori, come si può intuire, si nutrono di insetti. Sono generalmente più piccoli e caratterizzati da affilati e robusti becchi. Tra questi uccelli e gli altri animali si possono notare atti di simbiosi. Per chi non sa cos’è la Simbiosi è un processo in cui due forme naturali si aiutano a vicenda.

Immaginiamo, ad esempio, di essere nella Rift Valley, non sarà impossibile osservare un bufalo che viene aiutato da una bufaga che gli stacca via tutti i parassiti dalla pelle: così facendo, lui si risparmia una notte di fastidio e l’uccello vampiro guadagna una bella cenetta!

 Un Bufalo (BubalusBubalis) con una bufaga (Buphagus).

ONNIVORI

Uno degli esempi più straordinari di uccelli onnivori è il superbo e grandissimo pollo: dovendo adattarsi allo stile di vita domestico, ha perso la sua foggia primordiale per rinunciare a planare e ad avere un corpo slanciato.

Il pollo è onnivoro e si nutre sia di mais e di grano o altri cereali, sia di insetti e altri animali, come piccoli serpenti non velenosi.

PESCIVORI o ITTIOFAGI

La maggior parte di uccelli ittiofagi è acquatica.

Le caratteristiche principali quest’ultimi sono:

  • penne e piume impermeabili;
  • potenti pinne per avanzare in acqua;
  • becchi robusti e affilati per afferrare la preda.

Un esempio perfetto è l’Albatros Urlatore, che situffa in acqua a grande velocità per catturare le sue prede.

Albatros Urlatore (Diomeidae).

Un altro esempio è quello dei pinguini, di tutti i generi, che però non possono volare e cacciano i pesci nuotando.

Tra le razze di uccelli ittiofagi ritroviamo anche una sottospecie di uccelli pescatori molto abili: i trampolieri.  Tutti gli uccelli ittiofagi, talvolta anche i carnivori, utilizzano le loro lunghe gambe per muoversi lentamente in acqua e attendere con molta calma qualche pesce succulento da ingoiare tutt’intero.

Un becco a scarpa che caccia (Balaeniceps rex).

3.4 INTELLETTO

Molte volte si sente dire che gli uccelli sono animali poco intelligenti, tanto è vero che esiste il modo di dire << avere un cervello di gallina>>.

Questo non è del tutto vero perché ci sono uccelli che riescono a prosperare al meglio nel loro ambiente proprio grazie alla loro intelligenza . Uno di questi è il Corvo della Nuova Caledonia che riesce persino a modellare i piccoli rami in base alle proprie esigenze (per esempio logorare frutta o scavare la legna degli alberi per estrarre degli insetti).

Corvo della Nuova Caledonia (Corvus Moneduloides).

3.5 ACCOPPIAMENTO

Gli uccelli sono molti romantici e capita di vederli mentre cantano, danzano o nutrono la lorocompagna. Generalmente il maschio è il più colorato e sgargiante della coppia. Alcuni tipi di uccelli stabiliscono legami talmente forti con la compagna o con il compagno che restano insieme … finché morte non li separi.

Piccione (Columbia livia).

Giovanni Deperte

LA VITA E LE CARATTERISTICHE DEGLI UCCELLI

PARTE PRIMA

1. STORIA E CARATTERISTICHE GENERALI DEGLI UCCELLI

Gli uccelli sono il risultato di milioni di anni di evoluzione dei dinosauri sopravvissuti al cataclisma causato dal noto asteroide 66 milioni di anni fa.

Le caratteristiche che li accomunano sono le seguenti:

  • piume;
  • due zampe;
  • un becco;
  • due ali; 
  • ossa cave.

Il tempo ha plasmato i primi dinosauri aviani, come l’Archeopteryx, ‘’trasformandone’’ le mandibole in becchi e rendendo cave le loro ossa per rendere possibile il volo.

Gli uccelli, con un’evoluzione durata decine di migliaia di millenni, si sono adattati e perfezionati al punto da essere in grado di vivere in tutti e sette i continenti del nostro pianeta: li troviamo, infatti, nelle strade delle città d’occidente (basti pensare ai piccioni), ma anche in oriente e perfino in  Antartide (i pinguini).

Ci sono uccelli che volano e uccelli che non volano

2. DIETE

Una delle tante classificazioni degli uccelli è quella che tiene conto della loro alimentazione: 

In base a questa, infatti, vengono distinti in:

  • Onnivori; 
  • Rapaci (carnivori e frugivori); 
  • Frugivori; 
  • Insettivori; 
  • Ittiofagi.

3. CAPACITA’

3.1 VOLO

L’evoluzione ha dotato questi animali, come detto prima, del dono più inimmaginabile: volare.

Col tempo le prime goffe planate dei piccoli teropodi aviani diventarono veri e propri voli verso l’alto, che si sono conservati negli uccelli di oggi i quali utilizzano questa abilità per migrare, cercare cibo o cacciarlo.

3.2 CANTO 

Oltre che al volo, quando pensiamo agli uccelli, ci viene subito in mente il richiamo che emettono: alcuni cantano per segnalare un pericolo, altri per svelare la loro presenza, altri ancora per attrarre la compagna. 

E’ stata catalogata una grandissima varietà di versi: l’uccello lira è capace di memorizzare e riprodurre anche più di 200 rumori e suoni diversi.

Uccello lira (Menuramenura).

Segue

Giovanni Deperte

PILLOLE DI APICOLTURA

L’Apicoltura è una pratica che consiste nell’allevamento di api finalizzato alla produzione del miele. Quest’ultimo viene ricavato sfruttando i prodotti dell’arnia, intesa come “alveare”, popolata da un esteso gruppo di api.

LE DIVERSE TIPOLOGIE DI ARNIE

Le arnie in cui “risiedono” le api mellifere sono di vario tipo, infatti, distinguiamo :

–  le arnie “razionali”, che presentano una struttura a cassetto da cui si estraggono i favi mobili (raggruppamento di celle a base di cera d’api) dove l’apicoltore (indossando una tuta protettiva) ricovera le api, le quali successivamente secernono il miele;

– le arnie più primitive, prive di favi mobili, chiamate “bugno villico”.

LA GERARCHIA DELLE API NELLE ARNIE

L’intero gruppo dell’arnia è dovuto alla Regina che occupa tutta la sua vita a riprodursi con i fuchi (le api maschio) per produrre nuove uova. Da queste uova successivamente nasceranno diverse altre api, ovvero: diversi nuovi fuchi e diverse nuove operaie, sempre femmine.

Nel nido il tipo di ape che si da più da fare è l’operaia poichè si occupa dell’impollinazione dei fiori nei chilometri circostanti all’arnia e dell’ allevamento delle larve neonate.  

Grazie alle loro funzioni le api ci conferiscono una vita prosperosa, ricca di diversi tipi di piante permettendo così il ciclo vitale di diversi ecosistemi.

Giovanni Deperte e Gabriele Raffaele Lapadula

EVOLUZIONE IN AZIONE 5

5. DIVERSI CASI DI EVOLUZIONE: UCCELLI

Gli uccelli dei nostri giorni come i passeri, i piccioni, le ghiandaie, i polli e i tacchini discendono tutti da Dinosauri, per la precisione dai Teropodi Aviani, ovvero dinosauri con sembianze da uccello e, cosa importantissima, dotati di piume!
I dinosauri, quindi, non erano come quelli di Jurassic Park, che certo è un film stupendo ma sicuramente non affidabile dal punto di vista scientifico.
Il vero Velociraptor Mongoliensis era così e non così.

Ora, giustamente, vi stareste chiedendo: “Ma i dinosauri non si erano estinti?”
I dinosauri aviani non si sono mai estinti, o meglio non si è estinta la maggior parte di loro! I superstiti all’impatto dell’asteroide sono sopravvissuti fino ai giorni nostri e sono i progenitori delle colorate creature che popolano i nostri giardini e non solo.

Evoluzione ghiandaia azzurra (Senocita Crestata)

5.1 E’ GIUSTO DIRE “CERVELLO DI GALLINA”?

Il corvo della Nuova Caledonia (Corvus Moneduloides) ci dà una risposta ben chiara a questa domanda: “No”. Recenti studi affermano che questo volatile ha un numero di neuroni più denso rispetto agli altri uccelli. Come suggerisce il nome, questo corvide vive in Nuova Caledonia e numerose testimonianze di studiosi dell’argomento ci riferiscono la sua innata intelligenza: molti hanno affermato di aver visto questi animali intenti a catturare larve dai tronchi degli alberi, utilizzando bastoncini dalle specifiche caratteristiche, evidentemente atte a diversi scopi! Alcuni bastoncini erano, infatti, seghettati e adatti all’attaccamento con la larva predata, altri erano più sottili, ricurvi e appuntiti, utili, invece, al logoramento dei frutti.

In generale tutti i corvi hanno gradi di intelligenza superiori alla norma, tanto è vero che sono tra i pochi animali in gradi di organizzare veri e propri funerali.
Ecco i passaggi del rito:

  1. uno stormo osserva un cadavere;
  2. lo stormo si posa più vicino possibile al cadavere;
  3. lo stormo gracchia disperato come piangendo, finché qualcosa non li spaventa.
    Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto i miti sugli animali, in questo caso sui corvi, considerati “porta sfortuna” oppure “presagio di morte”, siano stupidi ed insensati.

5.2 RETTILIANI…? SUL SERIO?!
LE TEORIE PIU’ STRANE RIGUARDO L’EVOLUZIONE

E se i dinosauri non si fossero mai estinti? Vi siete mai fatti questa domanda? Io sì, molte volte: mi sono informato, ho letto qualche articolo e ho visto qualche video su Youtube e su Discovery Channel. Sono stato fortunato, lo ammetto, perché ho trovato una risposta alle mie domande, ma, certo, sono rimasto davvero sopreso quando ho visto le fotografie che vi mostro qui sotto.

Questa sorta di alieno/rettiliano sarebbe l’attuale Troodon evoluto.

Per chi non sa cos’è un Troodon, si tratta di un dinosauro teropode aviano molto simile al suo cugino più famoso, il Velociraptor Mongoliensis.
Il Troodon era, per quanto ne sappiamo, molto intelligente vista la grandezza del suo cervello in relazione al corpo e ai ritrovamenti fossili. Questi ultimi testimoniano la presenza di rametti in bocca all’animale, che, quasi certamente, li usava come utensili, proprio come fa il corvo della Nuova Caledonia di cui vi ho parlato nel paragrafo precedente.
La scultura umanoide dell’immagine è opera del paleontologo canadese Dale Russel, venuto a mancare 3 anni fa. Il suo modello è frutto di diverse convinzioni per niente affidabili. Russel pensava che l’Evoluzione fosse finalizzata a rendere più intelligente possibile l’organismo in questione, ovvero che quell’organismo si avvicinasse sempre di più a noi: la razza Umana. Quindi, concludendo, pensava che le diverse caratteristiche del Troodon potessero convertirsi in una sorta di corpicino bipede ed umanoide molto simile a un rettiliano, ovvero una sorta di uomo-rettile personaggio delle fantasie metropolitane.

Giovanni Deperte

P. S.: ESSENDO ORMAI GIUNTO ALLA FINE DEL MIO RACCONTO A PUNTATE, VORREI PRIMA DI TUTTO RINGRAZIARE CORDIALMENTE CHI LO LEGGERA’ E LO CONDIVIDERA’ SU ZINGARELLINEWS.IT.

SPERO CHE CON “EVOLUZIONE IN AZIONE” ABBIA IMPARATO NON SOLO COS’E’ L’EVOLUZIONE, MA ANCHE A VOLER BENE A CHI L’HA STUDIATA PER NOI, A ME CHE VE L’HO RACCONTATA, E SOPRATTUTTO A CHI L’HA VISSUTA.

GRAZIE A TUTTI!

EVOLUZIONE IN AZIONE 4

Oggi, grazie alle importanti scoperte di scienziati e studiosi, siamo tutti assolutamente certi che le specie del nostro pianeta hanno subito dei cambiamenti nel tempo.

Nel Seicento, circa 200 anni prima di Darwin, non si era ancora convinti di tutto ciò. Era l’epoca del Fissismo e del Creazionismo; queste due “paroline magiche” nascondevano un’esagerata credenza religiosa e poca applicazione mentale: in estrema sintesi, la cieca che Dio avesse creato tutte le forme di vita così come erano.                                                                         

Il più famoso tra i creazionisti fu Carlo Linneo, (Rashult 1707-Upsalla 1778), noto fissista svedese. Costui fu anche l’ideatore della nomenclatura binomia, ovvero l’usanza di porre nomi in latino alle piante e agli animali, formati da due parole che indichino il genere e la specie in questione, per esempio Vulpes Zadra (il fennec, una volpe desertica).

Giovanni Deperte

EVOLUZIONE IN AZIONE 3- LA STORIA DELL’EVOLUZIONISMO: le prime intuizioni.

3.1 De Lamark: il fondatore dell’Evoluzionismo

L’evoluzionismo è la scienza che motiva l’evoluzione.  Il primo a pensare che le forme di vita abbiano avuto dei cambiamenti durante la loro esistenza fu J. Baptiste de Lamark (Bazentin 1744- Parigi 1829) che sostenne la sua idea in base a tre idee guida:

1.la grande varietà di viventi adattatasi al proprio habitat;

2.l’ereditarietà dei criteri acquisiti che riguardava l’animale e la sua prole lasciandovi le proprie caratteristiche;

3.l’uso e il non uso degli organi, come per esempio il lungo collo della giraffa che gli serve per cibarsi delle fronde più alte.

3.2 Darwin: il naturalista esploratore

Diversi anni dopo de Lamark emerse un nuovo evoluzionista: Charles Darwin (Shrewsbury 1809-Downe 1882). Nel 1831 il giovane Charles si imbarcò, a soli 22 anni, sul Beagle (una navetta militare britannica) per una spedizione verso il Sud America. Del suo lungo viaggio gradì soprattutto la sosta nell’arcipelago delle Galàpagos. In questo suo tragitto fece delle considerazioni a mio avviso molto interessanti, annotò la somiglianza tra un fossile di gliptodonte (sottospecie di armadillo primitivo) e un armadillo odierno, la presenza delle magnifiche testuggini giganti delle isole circonstanti (Chindolos Niger), gradì soprattutto la fermata nell’arcipelago delle Galàpagos. In questo suo tragitto fece delle considerazioni a mio avviso molto interessanti, annotò: la somiglianza tra un fossile di gliptodonte (sottospecie di armadillo primitivo) e un armadillo odierno, la presenza delle magnifiche testuggini giganti delle isole circonstanti (Chindolos Niger),

 e la presenza di diversi tipi di fringuelli (appartenenti alla sottofamiglia degli Geospini), tutti molto simili tra loro ma con becchi diversi l’uno dall’altro.

Il primo, dal becco più grosso, si è adattato a frantumare noci e altri frutti dalla spessa copertura, mentre l’ultimo di questi fringuelli ha un becco più fragile ed appuntito adatto alla cattura degli insetti.

                          

La teoria evoluzionistica, che trascrisse anche nell’Origine delle Specie il saggio scientifico più tradotto della storia, prevedeva diversi punti principali:

  1. variabilità dei caratteri;                      
  2. eredità dei caratteri innati;
  3. adattamento all’ambiente;
  4. lotta per la sopravvivenza;
  5. selezione naturale e isolamento geografico.

Giovanni Deperte

L’Origine delle Specie di Charles Darwin (1859)

EVOLUZIONE IN AZIONE 2

CHE COS’E’ L’EVOLUZIONE?

EVOLUZIONE DELLA BALENOTTERA AZZURRA (BALAENOPTERA MUSCULUS)

Partiamo col dire che l’Evoluzione è l’insieme dei continui e lenti cambiamenti a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi, uomo compreso, nel succedersi delle generazioni, pertanto, ogni forma di vita è soggetta ad una lenta ma graduale trasformazione della propria specie.

Questo lungo processo va a braccetto con la Selezione Naturale e la Trasformazione genetica di un individuo e provoca, nel tempo, numerosi cambiamenti.

L’Evoluzione può rendere possibile il miglioramento di un corpo. Ad esempio, se tornassimo tra le età più antiche della vita del nostro pianeta, potremmo vedere solo batteri ed esseri unicellulari. Se qualche migliaia di milioni di anni più avanti ritornassimo nello stesso posto, troveremmo dinosauri, discendenti di altri organismi pluricellulari, di tutte le dimensioni, alcuni dei quali enormemente grandi. E se tornassimo ancora nello stesso posto svariati milioni di anni dopo l’estinzione dei dinosauri, facendo un bel giretto tra i laghi del nostro mondo, potremmo osservare una sottospecie di ratto (Indolhyus) delle dimensioni di un cane di taglia media intento a cacciare dei pesci in acqua. Avendo, però, caratteristiche naturali inadatte e che gli danno seri problemi ad abitare o a nuotare in acqua, vedremmo non ci riesce… Dato che l’organismo in questione ha dunque pochi modi di sopravvivere oltre a quello di pescare, entra in Azione l’Evoluzione: questa permette, con molto molto tempo, delle modifiche alle abilità e alla struttura fisica dell’animale, perfezionandolo!

Tornando sempre nello stesso luogo, ancora qualche migliaio di anni dopo, ci rendiamo conto che quell’animale somigliante ad un roditore si è evoluto prima in una sorta di ‘’lontra’’ e successivamente in una balenottera azzurra: le sue zampe si sono fuse in pinne, la coda si è adeguata per nuotare velocemente. L’Evoluzione ha consentito di sopravvivere, di procreare e di svilupparsi sempre più in stretta armonia con il proprio ambiente, rendendo così possibile a quel mammifero di potersi muovere e cacciare con nessuna difficoltà dentro all’acqua, evolvendosi addirittura, come già detto, in una balena! Ovviamente il nostro amichetto ha avuto molto fortuna perché si sa che la Natura è bella quanto spietata e fa sviluppare, o meglio in questo caso evolvere, il più adatto all’ambiente. Abbiamo appena assistito alla nascita dell’animale più grande del nostro pianeta partita da un roditore nel Plestocene circa 50 mila anni fa.

Ricapitolando tutto questo paragrafo in una sola frase affermo che l’evoluzione è la base della vita e della sopravvivenza di ogni organismo vivente, che viene continuamente provato dalle difficoltà della sua esistenza e migliorato continuamente.

Giovanni Deperte